Giovedì 21 novembre l’arcivescovo Gian Franco, a Sassari, nella chiesa di Santa Caterina, ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella ricorrenza della “Virgo Fidelis”, patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Di seguito si riporta l’omelia tenuta dall’Arcivescovo:

«Nella celebrazione di oggi allarghiamo il nostro sguardo verso colei che ha sperimentato nella sua esistenza il dono della fedeltà e il servizio della fedeltà. La fedeltà, infatti, ancora prima di essere una virtù morale, è un dono, una grazia, ma anche un servizio. È un dono perché viene da Dio, da colui che veramente è fedele. La tradizione presenta Dio come colui che è fedele alla grazia. La creatura umana può venir meno nella fedeltà verso il suo Dio, ma Dio non abbandona il suo popolo. Dio si prende cura del suo popolo. Perciò la fedeltà di Dio possiamo tradurla con l’espressione: “la cura costante di Dio verso l’umanità”. Non è un valore astratto, che non trova un orizzonte di relazione, un orizzonte di riferimento. Esso è un servizio di amore. Dio, infatti, porta a compimento e mostra questo grande mistero nell’Incarnazione del Verbo di Dio che si è fatto carne. Gesù è venuto per curvarsi sull’umanità soffrente. Forse non può esserci un modo più bello per esprimere che Dio è lieta notizia, è lieta novella, è Vangelo. Ecco perché il Vangelo nella liturgia è una persona: è Cristo Gesù. È la lieta novella di Dio rivolta alla creatura umana, è Dio che non abbandona il suo popolo.

 In una cultura nella quale la dimensione della cura talvolta è oscurata dal profitto, dall’egoismo, da una visione della vita autoreferenziale, questa dimensione ci porta invece a vedere l’orientamento di Dio, che è un orientamento di servizio. Questo è il fatto che l’Apostolo Paolo sottolinea per dire che veniva pensato come stoltezza per i pagani credere che Dio si possa curvare sull’umanità. Stoltezza per i pagani e scandalo per i giudei (cf. 1Cor 1,23): per essi era qualcosa di non concepibile. Invece Dio è proprio questo: è cura, è un servizio di amore. Nel Salmo responsoriale abbiamo infatti pregato dicendo: “Il Signore si è ricordato della sua misericordia”.

Questo grande mistero Maria lo canta nel Magnificat quando, dopo l’annunciazione, eleva un inno di lode a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore” (Lc 1,46). 

Maria canta la grandezza di Dio perché Egli ha guardato l’umiltà della sua serva. Maria canta la fedeltà di Dio, ancora prima di essere Ella fedele verso Dio.Nell’aderire alla proposta, Maria scopre che Dio è fedele.

Chi è Dio? È una domanda che noi oggi ci poniamo. Credo che questa domanda si presenti in molti modi e in molte forme nel cuore della creatura umana. Dio è misericordia, è amore, è colui che si prende cura. Dio esprime e manifesta il suo amore nel servizio di cura verso la sua creatura. Questo mistero che noi esprimiamo per immagini riguarda la vocazione umana. La creatura umana, creata e amata da Dio, è chiamata a vivere in società in un atteggiamento di servizio degli uni verso gli altri, superando ogni forma di chiusura, di egoismo, di autoreferenzialità, di individualismo che esclude le diverse forme di manifestazione della persona.

Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, a chi gli dice: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti”, Gesùrisponde: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,47-50). È vero fratello di Gesù chi lo segue, chi ne percorre insieme la via. La strada di Gesù è stata quella di andare incontro all’umanità ferita, all’umanità soffrente. Maria è Virgo Fidelis proprio perché si è messa a disposizione, tutta la sua vita è stata messa a disposizione perché il progetto di Dio si potesse realizzare. Dio avrebbe potuto agire senza la cooperazione delle persone, ma Egli ha chiamato, ha scelto la via della cooperazione, della collaborazione.

Questi valori spirituali evidentemente evangelici hanno anche una particolare incidenza nella vita sociale, e anche nell’opera che l’Arma dei Carabinieri, e altre forze dell’ordine, svolgono. Questi valori fanno sì che la vita umana sia oggetto di cura e di premura in tutte le sue forme di vita. Il Signore chiede a ciascuno di noi di saperci curvare verso tutto ciò che ha perso quella dignità originaria. Questo è stato il servizio di Maria: prendersi cura di un bambino. La fede di Maria è unita alla sua fedeltà. Talvolta per essere persone che si prendono cura non basta semplicemente avere un senso di altruismo, è necessaria anche una dimensione più alta, spirituale. Una dimensione che ci aiuti a leggere oltre le apparenze, una dimensione più elevata della creatura umana. La creatura umana ha un valore che va al di là di tutto ciò che noi possiamo rilevare e analizzare, attraverso i nostri strumenti di valutazione. Perciò il servizio svolto dai Carabinieri è un servizio di dedizione agli altri, è un servizio di elevazione. Senza la cura dell’interiorità non è possibile elevare la vita umana. Maria è il senso tangibile, visibile, di Colei che ha un cuore rivolto verso Dio. La sua beatitudine, come ci ricorda la Parola che è stata proclamata, consiste nella dimensione dell’ascolto della Parola di Dio. E l’ascolto della Parola di Dio ci pone in comunicazione con Dio. Mentre noi nella nostra vita dedichiamo del tempo all’ascolto della Parola di Dio, questa Parola ci aiuta anche ad ascoltare le tante parole di coloro che noi incontriamo, «segno della carne sofferente di Cristo», come afferma il Santo Padre Francesco in molti suoi discorsi. La vocazione della persona umana nella sequela di Maria è quella di essere persone generatrici e rigeneratrici di vita, non persone che si adagiano di fronte ai segni di morte, di oscurità, di belligeranza.

La via della fedeltà di Dio è quella di soccorre Israele. Maria canta questa fedeltà nel Magnificat: “Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre” (Lc 1,54-55). In questo ricordo vi è un’apertura universale: la liberazione è avvenuta sì dentro una cultura specifica, ma essa si apre al mondo; per Abramo e per la sua discendenza per sempre, per tutta l’umanità. E quindi, sostenuti dal pensiero che Dio ama tutti, serve tutti, si prende cura di tutti, simo invitati a seguirlo in questa via e in questo impegno, potendo riconoscere nella via della fedeltà non solo una virtù di natura spirituale, ma anche un’etica, uno stile di vita che plasma il nostro modo di essere».