Nella mattina di Domenica 7 luglio, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica con l’amministrazione del sacramento della Confermazione nella chiesa di Maria Ausiliatrice, nella borgata di La Landrigga.
Nell’omelia l’arcivescovo, rivolgendosi ai cresimandi, ha detto:


«Oggi desidererei invitare tutti i ragazzi e le ragazze che stanno per ricevere il sacramento della Confermazione ad analizzare insieme il Vangelo che è stato proclamato. L’evangelista Marco ci ricorda che Gesù entra ad insegnare nella sinagoga, che per la tradizione ebraica è il luogo dell’ascolto della Parola di Dio. Ecco, cari ragazzi e ragazze che state per essere cresimati, è importante ascoltare la Parola di Dio. Noi la ascoltiamo nella Messa domenicale. Questo è un punto importante a vostro favore nella preparazione ed è anche una lode ai vostri genitori che mettono tra le priorità la partecipazione alla Messa.


Gesù entra nella Sinagoga e cosa fa? Si mette ad insegnare, cioè a spiegare la Parola di Dio. Ad un certo punto, quando lo sentono parlare, chi lo ascolta rimane meravigliato. Erano abituati a vederlo come un cittadino normale, e quindi si chiedono come mai parli in quel modo. Si meravigliano di fronte a tanta sapienza, una sapienza che loro non hanno.


Noi oggi ci troviamo di fronte alla stessa situazione: riconoscere che Gesù è un uomo, una creatura umana, figlio di Maria e di Giuseppe, ma ha una sapienza che non è di questo mondo. Perché questo? Perché è il Figlio di Dio. Ecco, noi siamo chiamati a riconoscere che Gesù, il Figlio di Dio, ha scelto di diventare creatura umana.
Gesù è sempre presente. Come abbiamo ascoltato nella Parola di Dio, Egli continua a parlarci, ad insegnare. È presente nella nostra vita ma non basta. Occorre che tutti noi siamo disposti ad aprire il cuore a Gesù; occorre coltivare la nostra fede. Oggi è uno di quei giorni in cui riscopriamo come Gesù ci aiuta a coltivare la nostra fede.
Lo Spirito Santo ci è donato per conoscere Gesù, per ascoltare Gesù, per riconoscere Gesù nella nostra vita, per prepararci a dialogare con lui, per accompagnarci nell’interno della nostra vita. È un bel dono, è un dono prezioso. Non possiamo dimenticare questo dono. Ogni giorno, e più volte al giorno, noi dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché ci guidi nella nostra fede.
Secondo voi, noi che ci professiamo cristiani siamo diversi da quelli che ascoltavano Gesù e lo disprezzavano? No, perché a volte anche a noi capita di disprezzarlo, di non considerarlo, ad esempio quando non ascoltiamo la sua Parola, se non partecipiamo all’Eucarestia.
Gesù ci ha detto che è presente in modo particolare nelle persone più povere. E se noi non consideriamo, non aiutiamo e non ci immedesimiamo in quelle persone, ignoriamo Gesù.

Camminiamo sulla via della conversione pastorale, continuiamo a perseguire la strada di comunità che camminano insieme. Al centro della nostra vita c’è Gesù, c’è Dio. Questo è fondamentale. Questa è una scoperta personale. Se noi scopriamo una cosa bella la dobbiamo comunicare. Nella Chiesa occorre collaborare, si collabora, come ci chiede Papa Francesco. Lo Spirito Santo ci aiuti in questo bel cammino».

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, l’arcivescovo ha detto:
«Desidero rinnovare la mia gratitudine a don Tonino Spanu per il servizio generoso e presente nelle comunità di Caniga e La Landrigga. Desidero ringraziare le catechiste per il servizio di preparazione, i cantori e quanti in vario modo si adoperano per la cura della chiesa, della comunità.
Questo è lo spirito di sinodalità di cui parlavamo prima: la partecipazione al cammino della Chiesa.

La circostanza delle Cresime, considerate le ultime vicende che hanno segnato la borgata di Caniga con il brutto episodio della rapina, ecco, è un’occasione per me per esprimere anzitutto la vicinanza, la solidarietà alla comunità, che recentemente ha vissuto un momento drammatico, un momento tragico, un momento non bello. Certamente è anche un’occasione per porre in rilievo come certi costumi, certi stili di vita, certi comportamenti non solo non sono cristiani, ma non sono neanche civili, non sono umani.


Ecco, ogni volta che c’è il male, che si manifesta nelle sue forme anche più brutali, noi cristiani siamo comunque chiamati a chiederci come possiamo partecipare al bene e come possiamo compiere il bene. Facciamolo ogni giorno cercando di fare del nostro meglio, anche nelle piccole cose, nei piccoli gesti, alimentando una cultura della pace, della serena convivenza, del rispetto e della legalità. E anche con il guadagno che è frutto dell’ingegno, del lavoro, della dedizione. Questo desidero sottolinearlo in modo forte perché non avevo avuto ancora occasione di farlo in modo diretto verso la comunità e con il parroco che presta quotidianamente il suo servizio ministeriale».

Crediti fotografie: Studio Fotogragico “Fotoreporter F.lli Pavarini – Viale Trento 26 (SS)”