Ieri, mercoledì 12 Giugno, nella Parrocchia di Cristo Risorto, a Porto Torres, si è tenuta l’inaugurazione del “Verbo Dipinto”, un’opera
d’arte pittorica che rappresenta una connessione tra arte, liturgia e catechesi. L’evento ha visto la
partecipazione dell’Arcivescovo Gian Franco, delle autorità locali e di numerosi fedeli.

Il parroco don Michele Murgia ha aperto l’incontro spiegando l’origine e lo sviluppo dell’opera e
sottolineando come l’arte sacra non sia solo decorazione, ma un mezzo potente per narrare il Vangelo e
risvegliare la curiosità verso la fede. L’opera, realizzata dall’artista Jacopo Scassellati, partendo dall’idea del parroco di rappresentare non solo la via crucis, ma tutta la vita di Cristo, rappresenta una “via Christi” racchiudendo episodi evangelici che si sviluppano dalla predicazione di Giovanni Battista fino al sepolcro vuoto.

L’Arcivescovo, dopo aver ringraziato don Michele e l’artista Jacopo Scassellati per il loro impegno, ha sottolineato come il “Verbo Dipinto” rappresenti un «passo in avanti nel completare quella che è la dimensione liturgica della struttura. Questa connessione tra arte, liturgia, arte e bellezza è finalizzata a celebrare e narrare la bellezza di Dio, non solo come un passato ma come un presente, come un oggi».

Ha poi riflettuto sulla storia della Chiesa, ricordando che «oggi si compie un ulteriore passo in avanti nel dare un volto sempre più consono alle sue funzioni all’edificio della chiesa parrocchiale”. L’Arcivescovo ha
evidenziato l’importanza di celebrare la vita di Cristo, affermando: «mi piace vedere l’assemblea avvolta dalla vita di Dio, dalla vita di Cristo, la vita di Cristo che avvolge il popolo di Dio».

Un altro tema centrale dell’intervento dell’Arcivescovo ha riguardato l’importanza della catechesi attraverso l’arte. Dopo aver ringraziato suor Carmela Tornatore e l’Ufficio diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi, ha espresso il desiderio di vedere ulteriori espressioni artistiche che possano essere «davvero una via della bellezza da seguire per l’evangelizzazione», auspicando che si possa «elaborare un
festival della bellezza cristiana».

L’Arcivescovo ha concluso il suo intervento incoraggiando la comunità a continuare su questa strada, sottolineando l’importanza di mettere insieme passato e presente. Ha ribadito che le parrocchie sono chiamate ad essere “prossimi”, non solo attraverso il parroco, ma coinvolgendo tutta la comunità, per essere «rigenerative dall’interno».

L’inaugurazione del “Verbo Dipinto” nella chiesa parrocchiale di Cristo Risorto rappresenta dunque un significativo passo in avanti nella celebrazione della fede attraverso l’arte, con un forte invito alla comunità a collaborare per il completamento della chiesa e a valorizzare la catechesi come via di bellezza e di evangelizzazione.

Jacopo Scassellati ha condiviso la sua esperienza nella creazione dell’opera, rivelando il lavoro intenso e la passione che ha guidato ogni pennellata. «L’opera – ha detto l’artista – si presenta come un “linguaggio di luci e di ombre,” dove la frammentazione esalta la bellezza e la luce trionfa sul buio. È mio desiderio che l’opera inviti alla riflessione e alla preghiera, contribuendo a rendere viva la narrazione del Vangelo».

Infine è intervenuto il Sindaco di Porto Torres, il quale ha ringraziato la comunità per la realizzazione del progetto, sottolineando l’importanza del lavoro collettivo per raggiungere obiettivi comuni. Ha riconosciuto il valore dell’arte nel rendere accessibile e comprensibile il messaggio cristiano, auspicando un futuro di collaborazioni per migliorare ulteriormente la parrocchia.

Successivamente l’arcivescovo ha presieduto la Celebrazione eucaristica e nell’omelia ha detto:

«Questa sera il Signore Gesù ci invita a porre lo sguardo sulla storia della salvezza, la storia di un popolo in cammino – il popolo di Israele – chiamato da Dio per essere nel mondo il segno dell’elezione, di un’elezione che progressivamente si è compreso essere rivolta verso tutti, verso l’umanità. E Gesù è nato dentro questa storia. Dio ha scelto di rivelare sé stesso, di manifestare sé stesso, di entrare in dialogo con noi dentro una storia concreta, la storia di un popolo che è il segno, il simbolo delle storie di tutta l’umanità.

“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). Sono significativi questo atteggiamento e questa parola di Gesù perché mostrano come egli sia una tappa significativa della storia della salvezza, una tappa rilevante, e anche come noi siamo chiamati a prenderne consapevolezza. Ecco, noi quando celebriamo il mistero della risurrezione possiamo rischiare di pensarla in modo solo razionale e cercare di immaginare come è avvenuta la risurrezione.
Chissà quante volte ci pensiamo: chissà come è avvenuta, chissà come avverrà la nostra risurrezione.

Ma il Signore ci riporta dentro la vita, dentro la storia, per dirci e insegnarci che la storia di dialogo tra Dio e l’umanità è qualcosa che non esclude la dimensione esistenziale e materiale della vita, ma anzi in essa si incarna, in essa si sviluppa. Ecco, questa consapevolezza ci riporta dentro una storia reale, una storia documentata, documentabile, che è stata la storia di Israele. La storia di coloro che noi chiamiamo oggi, a
volte, con l’espressione i nostri fratelli maggiori. Dentro questa storia il Signore Gesù è divenuto carne, il Verbo di Dio si è fatto carne per mostrare a noi in Gesù di Nazareth, il volto di Dio.

Ecco perché Gesù dice: “Io sono venuto per dare pieno compimento”. A che cosa? Alle promesse di Dio.

Quali erano le promesse di Dio? L’alleanza tra Dio e l’umanità; il mistero di Dio che ci ha pensati, che ci ha creati, che ci ha amati sin dall’eternità e che la nostra vita è avvolta dalla luce dell’amore di Dio. Perciò
anche quella che sarà la risurrezione non sarà altro che il compimento della luce piena dell’amore. Nella risurrezione vi sarà l’apice dell’amore del Signore per ogni creatura.

E la risurrezione non sarà un atto massivo, in cui si risorgerà non in modo soggettivo, come se le nostre individualità si appiattissero, ma ogni persona, nella sua peculiarità, nella sua specificità, nel mistero dell’azione di Dio, la vivrà nella sua peculiarità, nella sua specificità, nel mistero dell’azione di Dio, riceverà il dono di questo momento culminante della nostra vita, la chiamata alla vita eterna.

Qual è la vocazione dell’uomo, della creatura umana? La chiamata di Dio a camminare nella storia per l’eternità, per la vita eterna, per il giorno senza tramonto, per quel giorno luminoso che non avrà mai fine.
Ecco la vocazione dell’uomo, della persona umana, della creatura umana.
L’evangelista Matteo, che visse la dialettica del rapporto tra la predicazione di Gesù e la tradizione israelitica, ci dice che tutto ciò che di buono e di bello Dio aveva trasmesso al popolo di Israele non è eliminato ma portato a compimento da Gesù.

E se il Signore è all’origine della nostra vita ed è anche la meta, il culmine della nostra esistenza, l’itinerario della nostra esistenza non può che essere segnato da questo anelito: l’anelito di conoscere e incontrare Dio.

Oggi noi incontriamo Dio nel mistero, nei segni sacramentali. Dio ci può parlare anche attraverso un’opera d’arte. Pensiamo a San Francesco davanti al crocifisso: il Signore gli parla all’inizio del suo cammino. E così è avvenuto nella storia di tanti santi che sono stati elevati alla gloria degli altari, ma anche di tante persone.
Anche noi possiamo avere intuizioni spirituali davanti ad un’opera d’arte.

La Parola, il “Verbo dipinto”, presente in questa chiesa parrocchiale, ci riporta alla Parola scritta e alla Parola dipinta, alla Parola raffigurata. Attraverso quest’opera il Signore ci parla.

Ecco allora la grande passione per la quale noi possiamo certamente spenderci nell’esistenza, tra l’origine e la meta finale: conoscere Cristo. E ci possono accompagnare le parole del versetto alleluiatico che abbiamo ascoltato pocanzi: “Insegnami, mio Dio, i tuoi sentieri, guidami nella tua fedeltà e istruiscimi” (Sal 24
(25),4b.5a).

Il mio augurio è che il “Verbo dipinto” sia un itinerario nel quale chiediamo al Signore che ci insegni i suoi sentieri, che ci guidi, ci faccia sperimentare il suo amore, ci istruisca, ci accompagni, ci orienti. Questo camminare è la vita della Chiesa. La vita del credente è un cammino nel quale il Signore ci parla in tanti
modi attraverso tanti linguaggi.

Preghiamo perché questa raffigurazione pittorica possa ispirare pensieri di luce, pensieri di risurrezione, pensieri evangelici; perché possa essere generatrice di vita nuova nelle nostre comunità parrocchiali e nelle nostre comunità personali. L’arte eleva, ma non è solo l’estetica che eleva. Dietro la bellezza generata,

prodotta, vi è una bellezza spirituale che parla, che si manifesta. Ecco, possa ciascuno di noi, ciascuno che è viandante nel contemplare queste opere, trovare luce di risurrezione, la luce di Dio nella propria vita. Il Signore infonda la luce perché possiamo camminare alla sua Luce».