“Dobbiamo fare della nostra vita un canto d’Amore per Dio”, con questa frase, tratta dagli scritti di Madre Maria Paola Muzzeddu, l’Arcivescovo Gian Franco ha invitato alla riflessione i fedeli riuniti sabato 12 agosto, presso la Cappella della Casa Madre della Compagnia delle Figlie di Mater Purissima, in occasione del 52° anniversario della Nascita al Cielo della Venerabile Fondatrice. Ripercorrere l’esperienza umana e spirituale di Madre Paola attraverso la categoria dell’amore può rivelarsi tutt’altro che scontato. La lettura degli scritti infatti, come sottolineato dall’Arcivescovo, è un continuo rimando all’Amore di Dio che la Venerabile ha sperimentato e incarnato giorno dopo giorno, con umana gradualità, e proprio perché “abitata” dalla Sua presenza è stata capace di ridonarlo ai fratelli in tutta la sua pienezza; è proprio in questa voce, colta “nel sussurro di una brezza leggera”, in quel pianissimo che sfiora l’anima, che Madre Paola ha fatto della sua vita un canto d’Amore, riflesso purissimo del Canto del Magnificat, una lode perenne al Signore, attraverso l’immagine mariana della Mater Purissima, attorno alla quale ruota tutto il Carisma dell’Opera: “Un giorno l’ho sentita passare come un vento: ‘Invocami, Mater Purissima’”.

Parlare di una figura di santità mistica, ha ribadito Saba, non deve portare però a inquadrarla in modo disincarnato o decontestualizzato; l’ascolto attento della sua vocazione, anche mediante le esperienze mistiche che l’hanno caratterizzata, ha permesso alla Venerabile di vivere la quotidianità in modo trasfigurato, santificando il lavoro nella carità: “Sento Gesù vicino, presente nella mia vita, mentre lavoro”, la carità, declinata nel ventaglio di ogni vocazione differente, che diventa luogo d’incontro con Dio, luogo fecondo per “vederlo”. In questo emerge la genuinità della Fondatrice, la non esaltazione della persona, l’umiltà conservata nonostante i fenomeni particolari, ma un ascolto attento che diventa fatto concreto, “fiat” d’amore ripetuto ogni istante della giornata, “opus” instancabile di grazia ed edificazione del Regno; la sua mano protesa verso le anime, già in vita, continua a rivolgersi a noi dal Cielo, facendo della Venerabilità una prova provata, corollario e garanzia, che testimonia quanto Madre Paola ancora oggi risponda copiosamente dal Paradiso, animando la speranza di poterla presto vedere elevata agli onori degli altari con la Beatificazione. Rileggere dunque la vita di Madre Paola nella prospettiva dell’amore ha permesso di scoprire la radice che ha animato ogni sua azione, ogni fondazione, ogni bene elargito alle anime: l’Amore dello Sposo e per lo Sposo, che l’ha cristificata “fino alla fine”…”Paola, ti ho associata alla Redenzione”, offrendo al mondo l’autentico Volto di Dio, perché tutti a loro volta lo possano vedere, anche nelle umane prove. Infine monsignor Saba ha richiamato una frase significativa della Fondatrice, poche settimane prima della morte, ripetuta senza sosta alle sue Figlie durante le ultime sofferenze della sua fedele offerta vittimale: “Voglio che si sappia che sono morta d’Amore”. L’Amore ricevuto, ascoltato e accolto, diventa testimonianza viva e vivificante; per questo l’Arcivescovo ha concluso la sua omelia responsabilizzando l’assemblea convenuta, formata da devoti, parenti di Madre Paola e dalle Figlie di Mater Purissima delle diverse Case, invitando a far conoscere sempre più la Missionaria di Purezza e il Carisma, perché tutti sappiano che Madre Paola, animata da un cuore puro che le ha permesso di vedere il Volto di Dio già da questa vita e ora contemplato in pienezza in Paradiso, è realmente morta d’Amore.

Marco Placentino

Vice-Postulatore