Il buio dei finti veggenti
ANNO A – IV DOMENICA DI QUARESIMA
1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13 | Sal 22 | Ef 5,8-14 | Gv 9,1-41
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
In questi giorni di emergenza, la fatica diventa enorme se ci interroghiamo sul legame tra l’uomo e Dio, tra le nostre scelte e la Sua Volontà, tra le circostanze della realtà che viviamo ed il senso dell’intervento divino. La narrazione dell’uomo nato cieco è fondamentale in questo: i discepoli chiedono «Chi ha peccato?», per avere chiarezza sul male invincibile che vedono nel non-vedente; invece i farisei e i giudei chiedono «Chi ti ha guarito?», per denunciare l’agire di Gesù davanti a un bene inammissibile che si intestardiscono a non-vedere nel neo-vedente. Cos’è che dona ai ciechi la vista e invece acceca i presunti “veggenti”? La risposta è «le opere di Dio» che si manifestano -lo anticipa lo stesso Gesù- e che annientano la falsa perizia religiosa di chi si ostina a spacciare come ragionevole/giusto/inevitabile il falso legame tra il male e Dio. E il grimaldello del peccato è uno strumento perfetto per tentare di azzerare ogni contestazione e, alla fine, la Salvezza stessa. Chi dice di riconoscere qualcosa di Dio Padre nel tentativo di giustificare il male intorno a sé, è condannato da Gesù a rimanere vincolato al peggiore dei peccati: non avere riconosciuto Lui e Colui che lo ha mandato. Così è di chi osa affermare: «il coronavirus è una punizione divina»: dimostra di non conoscere niente di Dio Padre e del suo Amore.