Visita pastorale: il vescovo Gian Franco Saba accolto a Bessude
Lunedì 22 aprile, l’arcivescovo Gian Franco Saba è stato accolto a Bessude per l’inizio della Visita pastorale nel piccolo centro del Meilogu. Ad attendere l’arrivo del vescovo, sul sagrato della chiesa di San Martino Vescovo, erano presenti don Paolo Tirotto e il sindaco Roberto Marras, che ha voluto salutare e ringraziare il vescovo prima dell’inizio della Santa Messa. La celebrazione, presieduta da mons. Saba, è stata concelebrata da don Paolo Tirotto, don Davide Onida e don Mario Tanca. Presenti i gruppi parrocchiali, le associazioni e il gruppo dei ragazzi del catechismo. Il coro parrocchiale ha animato la celebrazione.
Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
«Gesù nel Vangelo invita le pecore a seguirlo; questo è il programma che Egli porta avanti per ciascuno di noi. Ora, questo si esprime con la Visita pastorale, che desidera esprimere il segno della presenza di Gesù con i pastori della Chiesa che si prendono cura delle sue pecore.
Il primo compito della cura è chiamare le pecore; Gesù chiama, il buon pastore è colui che chiama. Chiamare è un’azione di Dio. Nell’Antico Testamento, Dio chiama e conduce Israele come suo popolo, chiama la persona umana all’esistenza nella Genesi, così la creatura umana comprende che Dio l’ha chiamata alla vita.
Gesù, nella sua missione, rende manifesta quest’opera perché possa essere compresa da tutti. Dio ci chiama. Essere chiamati non è ciò che riguarda solo l’udito, ma anche il cuore. Un suono che passa attraverso l’orecchio del cuore per toccarne le corde. È importante, ogni tanto, fermarsi, sostare per ascoltare la Parola di Dio e comprendere chi siamo davanti a Dio. Pensiamo a Dio che si è preso cura di noi. Il Signore ci chiama per essere ciò che noi siamo; individualmente, siamo tutti chiamati e amati dal Signore.
Gesù chiama le sue pecore una per una. Questo mistero di amore nella Chiesa viene vissuto con una chiamata particolare: il battesimo. Essere una comunità di battezzati, questo è una parrocchia. La grandezza di una parrocchia è essere una comunità di battezzati; la Chiesa è il popolo di Dio in cammino. La Visita pastorale vuole riaccendere in modo forte questo aspetto.
Visitando le comunità chiedo al Signore di accendere la fede, che renda le parrocchie ricche di un sussulto di fede. Il primo compito è prendersi cura della fede, suscitarla, coltivarla e promuoverla. Annunciare che il Signore ci ha convocati come suo popolo. Il gregge non rappresenta un’immagine di passività; nel gregge vi sono differenziazioni. Così è il popolo di Dio, nella pluralità camminiamo accompagnati dal Signore risorto. Stiamo vivendo nel tempo sinodale l’esperienza, appunto, del sinodo. Le piccole realtà hanno bisogno di essere coinvolte a pieno nel cammino sinodale. Ecco l’altro aspetto della Visita pastorale: radunare. Occorre farlo per uscire dalle nostre chiusure; il buon pastore porta fuori le sue pecore e le conduce fuori dalla non conoscenza della sua voce.
Ascoltiamo la Parola di Dio, non solo nell’Eucarestia; troviamo modi e forme per farlo verso tutti. Sappiamo individuare nel nostro territorio occasioni per risvegliare la grazia della fede. Una comunità non è vecchia o giovane in base all’età; la giovinezza dipende dalla dedizione alla causa del Vangelo. Questo è l’apostolato di tutti, anche del fedele laico. Occorre impegnarci ancora. Ce lo ricorda anche Papa Francesco: bisogna diventare una Chiesa in uscita. Talvolta l’orecchio dell’uomo perde l’abitudine di ascoltare la voce di Dio, si cade in una sorta di estraneità dovuta alle tante distrazioni. Il Papa lo ha ricordato anche ieri: servono ascolto e preghiera, così matura la fede.
Andiamo avanti con fiducia, vengo per incoraggiare e invitare a non camminare da soli, a partecipare al cammino sinodale della Chiesa diocesana, ad uscire da ogni forma di isolamento. La pecora da sola rimane smarrita; la pecora nel gregge non si smarrisce. Il Papa ci invita a non essere isole, stiamo camminando su questa via con gioia e fatica, ma è una fatica che vale la pena compiere. Scopriremo il senso di riscoprirci gregge del Signore per ascoltare la sua voce. Riattivare questo fuoco è importante. Il Signore ci conceda di seguirlo, di diventare ancora discepoli. La visita pastorale ci incoraggia ad essere veri discepoli di Gesù, ciascuno nel proprio ambito. Si diventa discepoli familiarizzando con la Sua voce. Possa il Signore farci conoscere una nuova stagione di discepoli missionari. Risvegliamo nelle nostre comunità l’attitudine ad essere discepoli missionari in ogni situazione».
Al termine della celebrazione, l’arcivescovo ha incontrato la popolazione di Bessude e ha lasciato loro un monito:
«È bello essere qui oggi, per continuare questo viaggio che è iniziato la scorsa domenica a Siligo e proseguirà poi anche a Banari. Grazie per la vostra presenza. Teniamo uno sguardo unito per queste comunità che camminano insieme. La Visita pastorale è il momento nel quale insieme professiamo la nostra fede in Cristo Risorto.
Invito le parrocchie a trasformare la comunità in cantieri sinodali, veri luoghi di presenza e ascolto. Il parroco, in questo, deve essere aiutato dai fedeli, dai laici battezzati. Occorre rigenerare e promuovere alcune ministerialità nelle nostre comunità: artigiani di comunità, animatori di gruppi, responsabili degli oratori ma anche i discepoli missionari. Riscopriamo anche i ministeri dell’ospitalità, della cura della persona, dell’educazione e della formazione perché nelle chiese frammentate è fondamentale ripartire da questi pilastri. Facciamolo tutti insieme perché nessuno si salva da solo. Occorre che le parrocchie non siano castelli chiusi in sé stessi, isolati, ma che collaborino in piena cooperazione tra loro. Tanti centri sono colpiti dallo spopolamento, vedere qui una platea giovane, di giovani che partecipano e si coinvolgono è un segnale di speranza. Il vescovo incontra coloro che come artigiani siano impegnati a lavorare per la comunità>>.