ANNO A – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Ez 18,25-28 | Sal 24 | Fil 2,1-11 | Mt 21,28-32
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
Ritorna la vigna a sfondo di un’ulteriore richiesta di riflessione sul percorso iniziato nelle scorse domeniche: quali ragionamenti possono avvicinarci alla logica che muove Dio verso l’uomo? Con quale proporzione questa relazione dei figli con il Padre può aprire spazi di benedizione nell’esistenza umana? Nel Padre Nostro siamo soliti ripetere «sia fatta la tua volontà», che però non è la conferma di una rassegnazione con cui impersonalmente ci si consegna al corso immutabile di eventi più grandi di noi. È piuttosto l’espressione di un’identificazione profonda di se stessi con ciò che Gesù ha vissuto e insegnato e che la Chiesa custodisce e trasmette da secoli: è l’accogliere e rendere attivo ciò che la Parola ha fatto riecheggiare in noi. Il dramma del Getzemani è l’esempio più chiaro di questa immissione di tutta la realtà personale del Signore dentro l’evento che ha inaugurato la nostra redenzione: «Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Anche nelle risposte e nelle azioni dei due figli citati nella parabola di questa domenica si ripete un «tuttavia» che esprime le tante incoerenze con cui la quotidianità si confronta. Ed è stupefacente fermarsi a riflettere sul fatto che persino le nostre contraddizioni possano essere il veicolo attraverso cui realizzare la volontà di Dio.