Tra il dire e il fare…

7 Marzo 2020 | 1300 battute

ANNO A – II DOMENICA DI QUARESIMA

Gn 12,1-4a | Sal 32 | 2Tm 1,8b-10 | Mt 17,1-9

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

Senza un’attenta riflessione, senza aver posto seriamente le nostre risorse migliori al servizio di ciò che sappiamo, in cui crediamo e che vogliamo trasmettere, ogni cosa rischia di diventare imprecisa, forse naïf e talvolta persino distorta. Il senso religioso non fa eccezione: se si riveste di inutili fantasticherie, se si accontenta di restare in superficie, se non si lascia almeno sfiorare l’anima oltre gli occhi e le labbra, resta un inutile esercizio: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Ciò che rende credibile una persona o una comunità credente è il modo con cui il cosa si accompagna al come davanti al perché della Fede. Non basta solo “sapere” e non è sufficiente il solo “fare”. Di più: anche quando questi due aspetti stessero insieme in apparente armonia, se privati della motivazione esatta, sarebbero solo due binari che -perfettamente allineati- non condurrebbero comunque al Dio di Gesù. «So e faccio tutto» direbbe l’aspirante discepolo, ma è sulle motivazioni che il suo percorso rischia di interrompersi. La Quaresima è il tempo in cui «lo so» della testa e «lo faccio» delle mani restano sospesi difronte al «perché?» del cuore, della Pasqua: sobrietà, preghiera, carità sono il continuo invito della liturgia verso il/la Fonte.

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