ANNO C – V DOMENICA DI QUARESIMA
Is 43,16-21 | Sal 125 | Fil 3,8-14 | Gv 8,1-11
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
La pietrosa aridità di una legge crudele è sbriciolata dalla forza vitale e limpida delle parole di Gesù; la “lapidaria” giustizia della Legge antica è spaccata dalla nuova giustizia che “sgorga” dalla Fede: in forza della mite dolcezza del Signore, il peso del peccato è “eroso” dall’opera paziente e costante dell’amore di Dio. Tutto questo però non è così semplice e assodato come vorremmo presumere: nel racconto evangelico vediamo il Signore sedersi, alzarsi, chinarsi, risollevarsi… forse teso, nervoso per il delicato insegnamento che sta per concretizzare nel Tempio, di fronte al popolo, agli scribi, ai farisei e all’adultera. Mentre misteriosamente si finge occupato a scrivere col dito per terra, nella polvere. Proviamo a immaginare -anche oggi- la reazione immediata che normalmente ha chi, essendo stato tradito, viene invitato a perdonare e dimenticare un adulterio! Che sia dimenticato ciò che ci “sta alle spalle” per protenderci verso ciò o Colui che ci sta “di fronte” è l’invincibile pretesa o irriducibile speranza di ogni “peccatore”. Vorremmo poter proclamare “Bravo Gesù”, ma noi saremo mai in grado di imitare la tua misericordia? Usciamo da chiesa disinnescati, “uno per uno”, meditando se non riguardi noi quella misteriosa scritta che Gesù tracciava col dito per terra (cf. Gb 13, 23-28).
Leggi le altre riflessioni domenicali sulla Parola di Dio