Siamo vivi… da morire!
ANNO C – XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
2Mac 7,1-2.9-14 | Sal 16 | 2Ts 2,16-3,5 | Lc 20,27-38
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
Non si può far chiarezza nello spirito se si continua a confondere ciò che Dio chiede e ciò con cui le regole umane tentano di tradurre la “volontà divina”. Nelle pagine della liturgia di oggi la morte detta regole per sette volte e le impone al cospetto dell’autorità di Antioco IV il pazzo e dell’esasperazione sarcastica dei sadducei. Non ci sono vie d’uscita che conducono a Dio se si entra nel circolo vizioso di una “carne”, sia essa umana o animale, che non sia quella di Gesù. Mangiare o non mangiare, sposarsi o non sposarsi? Tutto è futile per quelli che sono ritenuti ≪degni della vita futura e della risurrezione dai morti≫. Non è un mistero che le regole alimentari dell’Antico Testamento siano funzionali al mantenimento di un’accettabile condizione igienico-sanitaria per un popolo che impara ad uscire dal nomadismo e guadagnare una terra stabile, una promessa in cui vivere. E infatti è la vita l’unica preoccupazione del ≪Dio dei viventi≫. Allo stesso modo non bisogna aver studiato istituti giuridici antichi per capire che il matrimonio di una vedova comporta problemi di carattere ereditario. Ma i discepoli di Gesù non hanno tempo per queste cose: la morte è una questione che riguarda chi trae da essa l’opportunità e il senso del proprio esistere. Invece ecco: “vita ai risorti e risurrezione ai vivi!”.