Celebrazione Eucaristica nella chiesa di Santa Maria di Pisa

6 Aprile 2025 | News, primo piano, vescovo, Visita pastorale

Nel pomeriggio di sabato 5 aprile, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella chiesa di Santa Maria di Pisa, in occasione della Visita pastorale.

Di seguito si riporta l’omelia tenuta dall’Arcivescovo:

«Nel mio cammino di presenza all’interno della nostra bella comunità di Santa Maria di Pisa, ho potuto vivere due tappe significative in questi anni. La prima, fino all’arrivo della pandemia da Covid, era caratterizzata da tanto movimento e partecipazione. Appena giunto a Sassari come pastore di questa amata Chiesa, ho potuto constatare il grande lavoro svolto dal parroco fondatore, don Gavino. Poi è arrivato il Covid, e con esso anche la malattia che ha accompagnato don Gavino nelle varie fasi della sua ospedalizzazione. Questo ci ha fatto toccare con mano tutta la nostra fragilità. Il Covid ha inciso in modo particolare sulla disgregazione delle relazioni. Poi è arrivato il caro don Nicola, prima per affiancare don Gavino e poi per assumerne pienamente il governo pastorale. Così è trascorso un tempo in cui le nostre comunità si sono un po’ svuotate. È emersa l’esigenza di riconquistare la fiducia, di superare la paura di uscire di casa. È stata una tappa faticosa.

Oggi, in questo contesto della Visita pastorale, vedo il volto di una parrocchia che rinasce. La presenza dei bambini e dei ragazzi, sia oggi che nei giorni scorsi, testimonia la dimensione rigenerativa della nostra comunità. Ed è motivo di grande gioia.

Sono qui per incoraggiare questo cammino: la via della rigenerazione, la via della rinascita. Perché la Chiesa è fatta di pietre vive. La Chiesa è giovane, come ci ricordò Papa Benedetto all’inizio del suo ministero. E Papa Francesco ci ricorda, continuamente, che la Chiesa ha bisogno del chiasso dei ragazzi e dei giovani per risvegliarsi. La Chiesa è giovane perché è lo Spirito Santo a renderla tale. E lo Spirito fa un rumore armonioso, un rumore che unisce. È questo che desidero vedere in questa tappa della Visita pastorale: una comunità che si rigenera e si mette in cammino.

In questi giorni abbiamo anche sperimentato la bellezza dell’incontro tra parrocchie vicine: Santa Maria di Pisa, Nostra Signora del Latte Dolce e Sant’Orsola. A volte può esserci la tentazione di sentirci distanti, di costruire pareti di isolamento. Ma i confini delle parrocchie hanno un’altra finalità: favorire una Chiesa di prossimità, una Chiesa di vicinanza.

È stato bello, ieri sera, durante la Via Crucis condivisa fra le tre comunità, camminare insieme per le strade del territorio. Ecco cos’è l’interparrocchialità. La parrocchia sinodale è proprio questo: qualcosa di molto semplice, ma profondo.

Se dovessi lasciare un messaggio, un programma, direi: proseguite la Visita pastorale. E questo non può farlo da solo il parroco, né i sacerdoti da soli. C’è bisogno della collaborazione di tutti: servono figure, ministerialità, servitori, animatori, educatori. Li abbiamo chiamati con un nome particolare: artigiani di comunità.

Ho visitato le realtà del territorio e ho incontrato tante persone belle. Dobbiamo liberarci da quel dito puntato che il Vangelo di Giovanni oggi ci invita a riconoscere. Qual è questo dito? È quello di chi giudica il prossimo, le situazioni, le culture, non con il cuore e la logica di Dio, ma con il metro umano. È la logica di chi si sente superiore. Ma Gesù ci dice che quel dito non va puntato verso nessuno. Va rivolto a terra. È un gesto misterioso, quello che l’evangelista ci racconta: Gesù scrive per terra. Avvia una nuova storia.

Lo fa per quella donna – la peccatrice, come la definivano scribi e farisei – che volevano punire perché adultera. Ma Gesù ci dice che non c’è nessuno che non sia nell’adulterio. Di quale adulterio parla? Di quello che tradisce l’alleanza con Dio.

Quante volte abbiamo tradito la fedeltà all’alleanza con il Signore? Tante. È una tentazione costante: l’infedeltà del nostro cuore. Chi di noi, dunque, può dire di non aver mai tradito l’alleanza? Nessuno. E allora questo ci fa respirare: ci apre alla celebrazione dell’Eucaristia, che è il luogo per eccellenza del mistero nuziale con Dio. Un Dio che accoglie tutti. Perché tutti siamo peccatori, mancanti, fragili.

La parrocchia è questo luogo meraviglioso dove tutti possono entrare. Questo “tutti” va annunciato. Perché oggi non tutti pensano che sia possibile entrare. Occorre uscire, ricomporre la famiglia.

A volte anche un parroco o un gruppo di fedeli possono sentirsi soli, come Gesù, con pochi intorno. Perché ci si allontana, non si condivide il pensiero di Gesù. Ma Gesù ha un pensiero buono: è lui il vero benpensante. I malpensanti sono quelli che non riescono a riconoscere la bontà del suo pensiero. Siamo chiamati all’incontro. A una Chiesa dell’incontro. A una Chiesa che esce.Ci sono tante formule, tanti modi che potete scegliere. Ma vi incoraggio in questa direzione: uscite. È facile dire “non ci sono, non vengono”, ma noi cosa facciamo per dire che c’è spazio per tutti?

Don Nicola, tu hai delle belle qualità umane per questo cammino: una grande capacità di relazione, di apertura – qualità che tutti ti riconoscono – e che a volte si esprimono anche in modo scherzoso, burlone. Se ben orientata, questa attitudine è davvero bella e fruttuosa. È stata anche una delle ragioni della tua scelta per questo contesto. E allora, oggi Gesù ci invita a non pronunciare parole di condanna definitiva, ma parole di misericordia, di inclusione, di accoglienza.

In sintesi, direi questo: stiamo continuando il cammino sinodale. Vi propongo di rendere queste tre parrocchie un vero cantiere sinodale. Ci sono linee guida e prospettive, ma potete usare la vostra creatività per creare cantieri sinodali anche fuori dalla chiesa, nei quartieri, nelle palazzine.

È lì che si trovano le speranze. La partecipazione è ciò che conta. Anche se si parte in pochi, non importa. L’importante è partire. Ci sono anche i cantieri sinodali dei bambini: sono bravissimi e capaci di promuovere un contagio di amicizia, di gioia.

Proseguendo nella celebrazione dell’Eucaristia, vi incoraggio a continuare su questa via. Vi ringrazio per ciò che state facendo, per l’accoglienza ricevuta. E prego perché il Signore renda sempre più fruttuosa questa bella realtà.

È vero ciò che diceva don Nicola all’inizio della Visita pastorale: a volte c’è la tendenza a identificare gli spazi, gli ambienti. Ma oggi Gesù ci insegna che non dobbiamo farlo. Dobbiamo guardare e ascoltare. La parola chiave è: discernimento. Questa è una situazione che riguarda tutti, non solo qualcuno. Ho visto che nelle case ci sono persone di grande fede. Donne e uomini che pregano: c’è la fede. E di questa fede bisogna parlare. La fede va riscoperta. Una fede bella è una fede contagiosa».

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