Giovedì 19 dicembre, nell’ambito della Visita pastorale nelle parrocchie di Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato i presbiteri e i diaconi che svolgono il ministero in Città. Il tema scelto per l’incontro, che si è svolto in arcivescovado nella Sala Mons. Isgrò, è stato: “Per una missione che rigenera la Speranza della Pasqua”.
L’incontro si è aperto con la preghiera del Cammino sinodale e della Visita pastorale, introdotta dal Vicario generale Mons. Marco Carta. Successivamente, sono intervenuti i Vicari foranei delle sottozone cittadine: don Massimiliano Salis, don Giovannino Conti e don Tonino Canu.
L’Arcivescovo, dopo la lettura di un passo degli Atti degli Apostoli(1,8.12-14; 2,1-13), ha tenuto la riflessione che riportiamo di seguito.
«Questa mattina desideriamo consegnarci questa icona biblica, affinché ci accompagni durante la Visita pastorale nelle parrocchie di Sassari. Sarebbe ingenuo e, al tempo stesso, irrispettoso nei vostri confronti, pretendere di affrontare oggi tutte le questioni emerse dalle varie relazioni. Il mio desiderio, tuttavia, è piuttosto di inquadrare questo percorso come parte di un cammino comunitario che interroga il “noi” ecclesiale: come ravvivare il dono della fede in Cristo e affrontare la missione. Questa icona non parla solo del “come”, ma anche del “chi”: un “chi” che non annulla l’umano, ma lo valorizza pienamente. I soggetti chiamati alla visione rimangono nella loro unicità, lo Spirito Santo, il vero protagonista della missione, attiva missioni e itinerari. Senza lo Spirito Santo, la missione dei primordi non esisterebbe e così non potrà esserci nessuna missione neppure oggi.
Per noi, il dono dello Spirito Santo non è il ritornello di una preghiera imparata a memoria ma il mistero del Dio vivente. Prima di questo dono, il gruppo dei discepoli appariva fragile: non ci viene presentato come un insieme di persone straordinarie o infallibili, ma come uomini segnati dalle loro debolezze. Questo quadro evoca anche il nostro cammino di fede; non è diverso dalla situazione di tanti nostri contemporanei ai quali vogliamo rivolgerci. La grazia è l’orizzonte fondamentale, perché la fragilità segna anche la nostra fede e la nostra missione.
I discepoli hanno spesso manifestato inquietudini, domande profonde. Sarebbe utile compiere una scrutatio personale – eanche comunitaria – per riflettere sulle inquietudini che accompagnano il cammino del discepolo, del discepolo missionario. Queste sono spesso più numerose delle certezze, così come le prove superano le conquiste e le domande prevalgono sulle risposte. Il cammino del discepolo è dunque un itinerario di ricerca, non di un orizzonte lontano, ma prossimo: Gesù, che per loro è stato a tratti come un estraneo.
Non è un caso che, nel racconto dei discepoli di Emmaus, proprio il nuovo compagno di viaggio venga inizialmente percepito come un estraneo. Questo passaggio dall’estraneità alla familiarità avviene grazie alla Parola del Risorto che scalda il cuore e apre gli occhi. Quando la presenza visibile di Gesù svanisce, resta la Parola del Dio vivente: un verbo coniugato al passato che agisce nel presente, una memoria viva che imprime la presenza dello Spirito Santo. «Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”» (Lc 24,32).
Nella Visita pastorale potremmo essere tentati di delineare solo alcuni aspetti. Guidati dallo Spirito Santo non dobbiamo dimenticare la debolezza della fede e della missione. Questa debolezza è una realtà del nostro tempo, che spesso accompagna la Chiesa nel suo operato, proprio come avvenne nelle prime comunità cristiane. La forza è di dio che si fa prossimo con l’umiltà dell’amore. La storia della salvezza non inizia con la forza, ma con la fragilità. Anche l’annuncio del Vangelo, se non vissuto autenticamente, può trasformarsi in una barriera difensiva che ostacola l’incontro con il Signore. Abbiamo bisogno di un incontro sempre nuovo con Lui. L’Eucaristia è sorgente di vita nuova.
L’Evangelii Gaudium ci richiama a questo: un incontro rinnovato con Cristo. Tutti i processi di riforma e rinnovamento della Chiesa, se non animati dalla grazia del Signore, rischiano di rimanere intrappolati nella debolezza umana. Gesù, però, non ci manda in missione con la debolezza, non ci lascia soli ma con la forza dello Spirito. Sta a noi scegliere: riconoscere la nostra fragilità, lasciarci sostenere dalla forza dello Spirito Santo, accogliere la confortante presenza del Risorto.
Nel gruppo dei discepoli vi era un pluralismo di condizioniumane. Il Signore, però, ha donato loro lo Spirito del Risorto, aprendo un cammino nuovo e generando una comunità rinnovata. La loro missione è culminata nel martirio, non come atto di devozione privata, ma come dono totale per l’edificazione della Chiesa e per l’Annuncio. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che lo Spirito Santo, con la forza del Vangelo, fa ringiovanire la Chiesa. La scelta di fermarsi alla presenza del Signore e ascoltare lo Spirito si pone come il cuore di questa visita pastorale».
Dopo la riflessione dell’Arcivescovo è seguito un momento di dialogo. L’incontro si è concluso con la condivisione del pranzo.