Visita pastorale: a Thiesi l’incontro con le associazioni laicali parrocchiali

22 Ottobre 2024 | primo piano, Visita pastorale

Nel pomeriggio di lunedì 21 ottobre, in occasione della Visita pastorale, a Thiesi, nella Sala Aligi Sassu, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato le associazioni laicali parrocchiali della comunità thiesina.

Di seguito riportiamo l’intervento dell’Arcivescovo:

«Grazie a tutti per aver accolto l’invito a presenziare a questo appuntamento della Visita pastorale, dedicato alla dimensione sociale della comunità che è molto importante. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ci invita a promuovere l’amicizia sociale e il dialogo sociale. Si tratta di valori che, sicuramente in una società che era più lenta nei ritmi, erano più naturali, ma nel passaggio ai ritmi di vita sociale anche l’amicizia sociale ha le sue fatiche, soprattutto nelle nuove generazioni.

L’associazionismo svolge un ruolo educativo molto importante che parte proprio dalla base, educa alle relazioni, educa al prendersi cura dell’altro, educa a vivere bene il tempo della gioia, dello svago, il tempo libero. Educa alla cura della propria storia, attraverso il canto, le tradizioni culinarie, le tradizioni artistiche, i beni culturali, insomma educa a tutto ciò che di bello c’è in una comunità.

Credo che questo sia importante e ci potremmo domandare perché il Papa nell’Evangelii Gaudium – la Gioia del Vangelo – un testo che è dedicato al valore dell’evangelizzazione e alla riscoperta della gioia del Vangelo, è così preoccupato di parlare dell’amicizia sociale e del dialogo sociale. Lo fa perché fondamentalmente la vita della Chiesa è vita di comunità. La parola Chiesa vuol dire convocazione, essere convocati. La Chiesa è infatti una comunità. Inuna società di solitudini di vario genere, quindi non solo di solitudine, ma di solitudini, ecco che c’è qualcosa che ci si può dire tra Chiesa e società, tra vita ecclesiale e vita sociale, che si incontrano anche l’una con l’altra.

In una società nella quale siamo chiamati a promuovere una cultura ospitale, già il sentire parlare d’associazionismo e ospitalità, non solo per un centro come Thiesi, ma anche per altri centri e con altri centri, è una grande ricchezza: ci educa ad un senso di appartenenza più allargato. Vi è un senso di appartenenza che guarda verso l’altro. Questi sono valori cristiani, sono valori ecclesiali.

È bello che la parrocchia dialoghi, si incontri con questi mondi e ci si chieda anche nei reciproci cammini, nei rispettivi cammini, quale può essere la presenza, l’apporto dell’uno o dell’altro. Sicuramente questo già avviene, ma farlo in modo approfondito è una cosa buona. La Visita pastorale è sempre una buona occasione per incoraggiare, proprio per promuovere queste opportunità, in una comunità che cammina insieme.

Papa Francesco ci ricorda che per affrontare questa crisi del mondo di oggi bisogna costruire delle leadership aperte agli altri, capaci di creare connessioni. Siamo un po’ genitori dell’unica famiglia umana e tutti ci dovremmo chiedere come lasceremo, a chi verrà dopo di noi, la realtà nella quale operiamo. Le associazioni su questo svolgono un grande servizio. Questa è una cosa molto buona, una cosa molto lodevole, che poi va a beneficio di tutti, della famiglia, del piccolo nucleo, andando oltre il proprio nucleo o il proprio recinto, come dice il Papa.

Qui oggi sono intervenuti i responsabili. È emerso il bisogno di costruire leadership che indichino strade, per rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future. Includere tutti sembra qualcosa di naturale ma non sempre lo è. Nella nostra isola è stato nel tempo anche un fattore culturale, quando uno veniva da un altro posto si diceva “forestiero”. È un’espressione, un modo di dire, che esprime una visione, perché la Sardegna ha coltivato molto la struttura delle città-stato, del castello, in alcuni luoghi, in modo particolare, questo è stato molto forte. Coltivare la cultura dell’incontro è molto importante. Questa è una cultura battesimale. Il battesimo ci introduce in un’unica famiglia. E già la nascita naturale ci introduce in un’unica famiglia umana, ma il battesimo in modo particolare.

Ora non posso che ringraziare per tutte queste buone opere, buone prassi, per questi segni di speranza molto importanti, per questa passione, per questa cura. E anche incoraggiare perché in ogni associazione ci si prenda cura di una visione unitaria della persona umana.

Il messaggio che desidero lasciare è questo: andiamo avanti uniti, come diocesi, trovando la forza per continuare e cercando di trasmettere anche l’entusiasmo. Credo che ognuno dei presenti faccia parte delle varie associazioni perché in origine ha trovato una motivazione forte per entrare in quel contesto e quella motivazione forte resiste anche con il passare del tempo, con le difficoltà che si affrontano. Questa è anche un’occasione per motivare saldamente nel nostro cuore, nell’animo di ciascuno di noi, quelle motivazioni forti che ci spingono a metterci al servizio degli altri, al servizio della nostra comunità».

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