Lunedì 9 settembre l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella ricorrenza dell’Ottavo Centenario delle Stimmate di San Francesco d’Assisi nella Parrocchia di San Francesco d’Assisi a Ittiri. Nella celebrazione, alla presenza dei familiari, è stato ricordato il signor Piero Meloni a un mese dalla sua scomparsa.
Di seguito si riporta l’omelia dell’Arcivescovo:
«Nella lettura che abbiamo ascoltato, Paolo, rivolgendosi ai Corinti, dice: “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1Cor 5,7). Questo è l’annuncio del messaggio cristiano nella Pasqua come fonte di rigenerazione della vita di ogni individuo. Nel Battesimo veniamo immersi nel mistero pasquale di Cristo. Veniamo battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non per compiere un atto esteriore, ma la partecipazione alla vita di Dio. La nostra vita di battezzati è una vita che ci rende partecipi della vita di Dio. E questo nuovo fermento che il Signore risorto ci ha lasciato è lo Spirito Santo: è la grazia dello Spirito Santo.
Questo è il lievito buono perché ci induce a vivere secondo lo Spirito e non secondo logiche contrarie alla logica di Dio. Credo che questa sia stata l’esperienza di Francesco, il cui cammino esistenziale è stato progressivamente un cammino nel quale il lievito dello Spirito Santo lo ha portato sino alla vetta più alta, le stimmate, ovvero la partecipazione al mistero di Cristo crocifisso.
Nell’antica tradizione della Chiesa si parla della croce come talamo, come trono e come altare. Ecco, nel momento in cui Francesco ha ricevuto le stimmate, la sua vita ha partecipato in un modo particolare, in un modo peculiare, alla grazia del talamo, del trono e dell’altare, che è un dono per tutti i battezzati. Qual è il talamo? Il talamo è l’unione nuziale con Cristo. L’immagine della sponsalità, nel linguaggio mistico e teologico, è utilizzata per esprimere la relazione più profonda tra la creatura umana e Dio. Quindi Francesco è entrato in una relazione molto profonda con Cristo, con Dio. Il trono è la sede del potere. E qual è stato il potere che viene fuori dalla croce? Il potere dell’umiltà, il potere del servizio. Cristo ha esercitato il suo potere servendo i suoi fratelli. Anche Francesco, nel poco tempo che gli rimarrà dopo l’esperienza delle stimmate continuerà la sua vita con il vivo desiderio di servire i suoi fratelli. E chiederà ai suoi fratelli di mettersi al servizio di tutti i fratelli.
Ricordiamo il bel testo del Santo Padre – l’enciclica “Fratelli tutti” – che si ispira a questo grande “magistero”. Quindi il talamo, il trono come servizio, e l’altare rappresentano l’offerta di sé stessi, la donazione di sé stessi, la vita come dono, la vita che è donata. E ciascuno di noi nel Battesimo vive questo mistero a seconda della propria vocazione, la sponsalità, cioè l’unione con Cristo, la dimensione del servizio, il potere del servizio e quello della donazione agli altri a seconda della propria vocazione.
Il nostro fratello Piero Meloni, che oggi ricordiamo nel trigesimo della sua morte, ha vissuto la sua vocazione nel matrimonio: come sposo, come papà. Ciascuno vive nella propria esistenza la vocazione. Questo è un grande mistero perché ci fa scoprire che la nostra vita, nella pluralità delle esperienze e delle espressioni, è una vita che è risposta alla vocazione di Dio.
Mi fa piacere che qui a Ittiri il Terzo Ordine Francescano mantenga viva la vocazione del carisma francescano, che tanto può insegnare ad una società, ad una cultura dove lo spirito di servizio, lo spirito di relazione e di donazione agli altri non è sempre al primo posto.
Non sempre l’orizzonte di Dio fa parte della nostra vita quotidiana. E quindi veramente anche noi siamo chiamati ad essere questo nuovi azzimi, questo nuovo fermento, questo nuovo lievito che fa fermentare una buona pasta.
Mi fa piacere, peraltro, che la parrocchia di San Francesco viva attivamente anche l’esperienza del Cammino Sinodale, partecipando al Cammino pastorale diocesano come un cammino di rinnovamento e di rigenerazione.
San Francesco accompagni i nostri passi. Il Signore dia conforto alla famiglia del signor Piero.
Ringraziamo il Signore per il dono della sua vita, della sua presenza. Ciascuno di noi è richiamato dalla vocazione peculiare di Francesco a camminare verso questo incontro sempre più profondo con Dio, che non è distante dalla nostra vita ma vicino alla nostra esistenza. San Francesco ha sentito sempre più progressivamente la presenza di Cristo nella sua esistenza. Quel crocifisso che tiene tra le mani non è un elemento ornamentale, ma fa parte della sua esperienza di vita, fa parte del suo cammino. Francesco ha scelto Cristo e Cristo ha scelto lui».
Prima della conclusione della celebrazione l’arcivescovo Gian Franco ha impartito la benedizione ai presenti con la Reliquia di San Francesco.