Nel pomeriggio di lunedì 29 aprile, nella chiesa di San Martino Vescovo a Bessude, si è svolto l’incontro interparrocchiale con gli Operatori pastorali e con i Responsabili degli Uffici di Curia e Uffici diocesani in occasione della Visita pastorale.

In apertura l’arcivescovo Gian Franco Saba ha detto ai presenti:

<<Oggi le comunità di Bessude, Banari e Siligo incontrano i vicari, coloro che sono impegnati nel coordinamento delle attività pastorali a livello diocesano. Questo è un momento che si ripete in Visita pastorale, nel quale credo sentiamo e viviamo un’esperienza nel tessuto dove vi sono delle trame e degli orditi che si incontrano per formare quel tessuto che è la nostra Chiesa diocesana.

Questo incontro rientra nell’esperienza di condividere l’insieme l’appartenenza a un’unica famiglia, a un’unica casa. Possiamo dire che le parrocchie sono come le singole stanze di un’unica casa che è la Chiesa diocesana.

In questa grande casa, che è la Chiesa Turritana, qual è uno dei primi impegni? Conoscersi. Chiediamoci quanto ci conosciamo ecclesialmente. Come figli di questa Chiesa, come popolo di Dio di questa Chiesa Turritana in cammino, quanto ci conosciamo?

La via che il Signore in questo momento sembra indicarci è possibile attuarla se anzitutto si parte da una conoscenza, da un incontro, da una condivisione. Questo incontro, all’insegna della conoscenza e della condivisione, deve farci sentire parte gli uni degli altri, non sconnessi ma in connessione.

Ecco, come ho già detto in questi giorni, perché con i fedeli presenti già ci siamo incontrati, abbiamo già condiviso tante cose in questi giorni, lo ripeto: un tempo la parrocchia era autosufficiente per sé stessa. La prima ragione è quella legata alla natalità; la popolazione era maggiore numericamente. Oggi dobbiamo domandarci come essere parrocchia, come fare parrocchia oggi, cioè come fare Chiesa oggi.

L’impegno nel quale noi stiamo profondendo le energie va in quest’ottica, in questa direzione, in questa prospettiva. Questo significa anzitutto ritornare all’esperienza narrata negli Atti degli Apostoli, dove si legge dei primi nuclei delle comunità.

Con la preghiera perseverante i discepoli fanno spazio nel proprio cuore, nel proprio intimo, nella propria esperienza, a quella comunione che manifesta la logica del dono. Allora, la parrocchia che cresce nella logica del dono è diversa da una parrocchia che cresce nella logica dell’autopreservazione, oppure del dono non condiviso.

Forse fino a non molto tempo fa bastava condividere dentro la sola parrocchia e andava bene. Oggi non più. Oggi ci viene richiesto di allargare, di creare un movimento di condivisione. Il dono è quello della fede, è quello del Vangelo; il dono è quello dell’Eucaristia, dell’incontro con Cristo. Quindi questo è il dono che noi abbiamo ricevuto; se noi mettiamo al centro il dono che abbiamo ricevuto, il problema non sono gli elementi che custodiscono il dono, quelli possono cambiare. Occorre condividere questo dono e questo processo implica un cambiamento di mentalità, un impegno, uno sforzo. Il primo è quello del camminare insieme, quindi anche un modo di percepire la Chiesa particolare, la Chiesa diocesana. Spesso si ha l’idea che esista un centro in diocesi dove si comanda e una parrocchia dove si recepisce e si esegue: questo modello è crollato, non si regge più.

Occorre purificarlo un po’ da certe sovrastrstrutture che, probabilmente, non erano neanche molto evangeliche. Ritorniamo quindi a quell’esperienza del perché sono nate le parrocchie. Le parrocchie sono nate per far sì che si celebri la risurrezione di Cristo, perché il messaggio del Vangelo arrivi a tutti. Questa energia espansiva noi dobbiamo recuperarla, e farla andare in espansione. Questa è la logica. E allora questo dinamismo significa anche sbloccare gli animi che, come nella Pentecoste, erano sigillati dalla paura, avevano delle resistenze, come ci ricorda l’autore degli Atti degli Apostoli.

E che cosa provoca il cambiamento? Lo Spirito Santo è la forza divina che cambia, che entra nelle situazioni, le trasforma, cambia i cuori, cambia la mente, cambia le vicende. Lo Spirito Santo sblocca gli animi sigillati dalla paura e apre verso slanci, slanci di dono, slanci di apertura.

Vi lascio questo messaggio: procediamo nella logica della condivisione e del camminare insieme, del riscoprire il camminare insieme>>.