Questa mattina l’arcivescovo Gian Franco Saba ha partecipato alla cerimonia per la presentazione della prima RSA e nucleo hospice del nord-ovest della Sardegna a Sorso.

Dopo i saluti alle autorità presenti, l’arcivescovo ha detto: «Noi sappiamo che la persona umana pone tante domande: da quelle fisiche, dalla ricerca del farmaco per il dolore, ma anche dalla ricerca di altri farmaci per altri dolori e per altre domande. Credo che la mia presenza insieme a quella del parroco pone in rilievo la dimensione della cura spirituale, ciò mette in rilievo come la diocesi in questi anni si stia prodigando per riflettere e collaborare sul rapporto tra antropologia, scienza, vita e spiritualità. Proprio l’anno scorso, grazie allo strumento della Fondazione Accademia, Casa di Popoli, Culture e Religioni, abbiamo concluso un corso di alta formazione riconosciuto anche dall’Università di Sassari al fine di incentivare la presenza qualificata degli operatori, anche pastorali, accanto alla persona sofferente. Forse mai come in questo momento, di fronte a una svolta epocale, siamo chiamati ad unire le forze pur nel rispetto dei propri ambiti, dei livelli istituzionali. Da pochi anni siamo usciti dalla pandemia e Papa Francesco, in tale circostanza, disse a tutto il mondo che da una grande crisi o si viene fuori migliori e insieme o si viene fuori peggiori e divisi. Ecco il mio messaggio. Quest’oggi desidera essere l’invito per camminare insieme superando ogni forma di contrapposizione, in un’ottica di integrazione, in vista del bene della persona umana e, oltre che uniti, anche generativi. Questo è l’altro aspetto di cui il nostro territorio ha bisogno. Il territorio ha bisogno di guardare al futuro. Quando parlo del territorio, dal mio punto di vista, come potete immaginare, parlo della persona umana. Perciò non posso che assicurare la presenza fattiva e attiva della Diocesi di fronte e accanto alle grandi domande della persona umana. Desidero esprimere tutto il mio apprezzamento e rallegramento per un’opera che va a dare un segno di speranza. Oggi vi è bisogno di speranza perché c’è tanta disperazione in giro e talvolta questa viene espressa con l’aggressività. C’è anche chi, purtroppo, non ha la voce di potersi esprimere. Questa è una circostanza veramente positiva, perciò mi complimento, mi rallegro e ringrazio vivamente per questa opera, davanti alla quale la Chiesa diocesana non si pone come spettatrice ma come soggetto disponibile a una fattiva collaborazione per il bene della persona».