La giornata del Giovedì Santo segna l’inizio del Triduo Pasquale, nel quale si fa memoriale della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Ad aprire il Triduo Sacro è la Santa Messa Crismale, celebrazione eucaristica presieduta al mattino, come ogni anno, nella diocesi di Sassari, dall’arcivescovo Gian Franco Saba nella cattedrale di San Nicola. Partecipano tutti i sacerdoti e i diaconi della Diocesi, a testimonianza dell’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Pastore, oltre a un gran numero di fedeli. Durante la celebrazionevengono consacrati gli oli santi: quello del Crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi. La benedizione degli oli e la consacrazione, prima dei cambiamenti introdotti con la riforma del 1955, erano previste fuori della Messa. A partire da quella data sono state poi integrate proprio nella celebrazione eucaristica che si svolge nella mattina del Giovedì Santo. Per i sacerdoti questa è sempre una giornata particolare in cui rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione.
La celebrazione in Cattedrale
L’Arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Santa Messa Crismale, giovedì 28 marzo, nella cattedrale di San Nicola alla presenza di tutti i sacerdotie i diaconi della diocesi. La mattinata si è aperta con la recita dell’Ora media nella cappella del Seminario Arcivescovile di Sassari dalla quale, in corteo, tutti i sacerdoti hanno poi raggiunto la cattedrale di San Nicola. Hanno partecipato alla celebrazione anche tante ragazze e ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Confermazione.
Il messaggio dell’arcivescovo
La liturgia della Messa Crismale, con la ricca simbologia dell’olio, conduce la nostra mente a risalire dal mondo visibile a quello invisibile. L’olio è il simbolo che in questa Eucaristia permea l’azione liturgica nella quale viene consacrato il crisma benedetto, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi.
Nell’antichità l’olio di oliva era utilizzato a scopo alimentare, cosmetico, terapeutico, purificatore e atletico. Le numerose proprietà dell’olio hanno eletto questo elemento naturale per esprimere nel linguaggio della fede significati e doni più profondi. L’abbondanza dell’olio è segno di ricchezza e di gioia, mediante il quale la creatura umana viene impregnata dei doni salvifici che emanano da Cristo per la potenza dello Spirito. L’olio diventa il simbolo, il veicolo dello Spirito di Dio, che pervade colui che è stato scelto dal Signore per corroborarlo con la forza necessaria per portare a termine la missione e il compito che gli è stato affidato.
Nella Vangelo proclamato (Lc 4,16-21) Gesù applica a sé la profezia di Isaia (Is 61,1): «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione». Pietro, nel discorso pronunciato presso Cornelio, lo ribadisce: «Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth» (At 10,38). Cristo è l’Unto del Padre. Nei testi neotestamentari ricordiamo due unzioni dello Spirito su Gesù di Nazareth: l’incarnazione nel grembo di Maria e il battesimo nel Giordano. La natura umana del Verbo fu santificata con uno Spirito destinato a tutti gli uomini.
Cristo, dice san Cirillo d’Alessandria, «non ricevette lo Spirito per lui, ma piuttosto per noi”. L’effusione dello Spirito su Gesù fa del Figlio Unigenito del Padre il Figlio primogenito, affinché tutti potessimo partecipare alla pienezza della sua unzione ed essere salvati». San Ireneo scrive: «in lui discese lo Spirito di Dio, lo Spirito di colui che per mezzo dei profeti aveva promesso di consacrarlo affinché noi, partecipando dell’abbondanza di quella consacrazione, fossimo salvati». È un mistero di partecipazione, di relazione.
IL POPOLO DI DIO, POPOLO DI CONSACRATI NELLO SPIRITO: dal che “cosa è la Chiesa” a “chi è la Chiesa” (Hans Ursvon Balthasar)
Nelle catechesi mistagogiche i Padri, grandi interpreti di questi misteri, insegnavano ai catecumeni e ai credentigli effetti e i benefici delle sante unzioni con l’olio dei Catecumeni e del Crisma: «Battezzati nel Cristo e di Lui rivestiti siete divenuti conformi al figlio di Dio… ormai divenuti partecipi di Cristo, siete naturalmente chiamati Cristi… ricevendo il sigillo dello Spirito Santo… tutto si è compiuto in voi figuratamente, poiché siete le immagini di Cristo», scrive Cirillo III.
L’olio è stato preparato per essere costituito segno sacramentale dei misteri della Nuova Alleanza. L’anamnesi che precede la consacrazione del Crisma, fa memoria dell’opera del Padre, rievocando le azioni divine riguardanti l’olio: la creazione degli alberi, tra cui c’è l’olivo, «perché dall’olio fluente venisse a noi il dono del Crisma»; l’evento del diluvio (figura del battesimo), con l’episodio della colomba che porta il ramo di olivo. La tradizione ne fa interpretazione battesimale, congiungendo i due elementi: dell’acque che distrugge i peccati e dell’olio che profuma e allieta il volto dell’uomo, come segno di amicizia, di protezione e di onore. L’unzione sacerdotale di Aronne, e poi ancora l’unzione di Gesù nel suo battesimo, operata dallo Spirito Santo, che inaugura il suo ministero pubblico. Il crisma diviene così «segno sacramentale di vita perfetta per i tuoi figli rinnovati nel lavacro spirituale del battesimo».
Durante il rito del Battesimo viene usato l’olio chiamato appunto olio dei catecumeni. Nel rito che noi conosciamo questo segno non è più così evidente. Dal punto di vista pastorale, dovremmo riscoprire il senso spirituale e pedagogico del catecumenato. Anticamente i catecumeni venivano unti sul petto e tra le scapole perché potessero resistere all’attacco del nemico. Viene usato l’olio perché non permette una presa salda: infatti, lo usavano e lo usano ancora i lottatori per sfuggire alla presa dell’avversario. Il periodo di preparazione al battesimo veniva infatti indicato palestra, tempo di allenamento. I sarcofagi paleocristiani riportano il simbolo dello strigile, una sorta di solco ondulato per far capire che il defunto era cristiano, cioè un AthletaChristi. Lo strigile era infatti uno strumento di metallo con manico e lama ricurva, usato dai lottatori o dagli atleti, per rimuovere la mistura di olio e polvere con cui si spalmavano il corpo nelle palestre prima del combattimento. Pertanto, come i lottatori si cospargevano il corpo con l’olio per sfuggire alla presa dell’avversario, così il cristiano veniva “cosparso” di olio per sfuggire alla presa del male. Satana come un corteggiatore si aggrappa alla nostra fragilità e comincia un vero e proprio “corteggiamento” per generare la caduta dell’atleta. La vita cristiana è segnata dall’impegno, dalla consapevolezza che la fede implica cura, dedizione.
«Vi ungo con l’olio, segno di salvezza: vi fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore». I Padri della Chiesa,interpreti del Nuovo Testamento, comprendono i riti dell’iniziazione più in termini di unità che di separazione. Nei sacramenti dell’iniziazione cristiana veniamo inseriti in una relazione vitale in Dio, resi partecipi di una vita che poi va coltivata, nutrita, accompagnata.
Saluto e ringrazio con affetto i ragazzi e le ragazze, qui presenti, che si preparano per ricevere il sacramento della Confermazione. Siete tanti, accompagnati dai genitori, dai catechisti e dai parroci. Dopo la Cresima tenete ben presente che inizia un tempo di impegno che possiamo sintetizzare con queste tre parole: coltivare, nutrire, accompagnare.
Vi è un altro grande mistero significato nel sacro Crisma: il sacramento dell’Ordine. Cristo forma un popolo sacerdotale profetico regale e scegli tra essi alcuni perché con la grazia del ministero ordinato siano segno della diakonia di Cristo.
«Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il tuo Figlio unigenito mediatore della nuova ed eterna alleanza, e con disegno mirabile hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa… Nel suo amore per i fratelli sceglie alcuni che mediante l’imposizione delle mani, rende partecipi del suo ministero di salvezza…» (Prefazio della Messa Crismale).
In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge a evangelizzare. Il popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile «in credendo». Questo significa che, quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Lo Spirito lo guida nella verità e lo conduce alla salvezza (cfr. LG 12; EG 119).
Nel Cammino sinodale papa Francesco più volte ci ha indicato la profonda connessione tra i diversi doni a servizio della missione tra pastori e gregge. Non vi è contrapposizione nella missione di annunciare il Vangelo.
I pastori […] – sollecita papa Francesco – non temano di porsi all’ascolto del Gregge loro affidato: la consultazione del Popolo di Dio non comporta l’assunzione all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati sul principio di maggioranza, perché alla base della partecipazione a ogni processo sinodale vi è la passione condivisa per la comune missione di evangelizzazione e non la rappresentanza di interessi in conflitto. […] È nel legame fecondo tra il sensus fidei del Popolo di Dio e la funzione di magistero dei Pastori che si realizza il consenso unanime di tutta la Chiesa nella medesima fede (Documento preparatorioSinodo 2023, n. 14).
Nell’esercizio concreto del nostro ministero vi è un rischio, che può ricorrere anche per gli altri sacramenti: il rischio per noi pastori è quello di fermarci all’aspetto rituale e canonico dell’ordinazione, alla sua validità e liceità, e non prestare attenzione alla «res sacramenti», all’effetto spirituale, alla grazia propria del sacramento: il frutto dell’unzione nella vita del sacerdote. L’unzione sacramentale ci abilita a compiere certe azioni in nome di Cristo e della Chiesa, come governare, predicare, istruire; ci consente di compiere determinate funzioni, di fare certe cose: Questo non basta per farle con spirito, così come l’essere nella successione apostolica, non necessariamente assicura il successo apostolico!
Il Concilio Vaticano II, nella Presbyterorum Ordinis, afferma: «I presbiteri, in virtù della sacra ordinazione e della missione che ricevono dai vescovi, sono promossi al servizio di Cristo maestro, sacerdote e re; essi partecipano al suo ministero, per il quale la Chiesa qui in terra è incessantemente edificata in popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo» (PO 1).
Il riferimento della nostra vita è Cristo nel mistero della Chiesa aperta a tutti: «Il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti dell’iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, capo della Chiesa» (PO 2).
Nella nostra missione si esprime il mistero del propternos homines et propter nostram salutem: «È Dio stesso che ci fortifica [conferma], insieme a voi in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor 1,21). L’Apostolo qui pone in evidenza sia il dono dello Spirito accordato a tutti i credenti sia la consacrazione al ministero apostolico. Qui il “noi” è posto in relazione a “voi”, per indicare un dono speciale dello Spirito che fa dell’apostolo il messaggero fedele della fedeltà di Dio nel Cristo. L’apostolo porta il “sì” di Cristo. Il ministero si compie in relazione all’azione trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito.
In una società funzionalista e in un processo di conversione pastorale riscopriamo l’importanza dell’unzione dello Spirito perché in essa è racchiuso il segreto dell’efficacia del ministero presbiterale. I sacerdoti sono essenzialmente dei consacrati, cioè degli unti. «Nostro Signore Gesù – si legge nella Presbyterorum ordinis – “che il Padre santificò e inviò nel mondo” (Gv 10,36), ha reso partecipe tutto il suo corpo mistico di quella unzione dello Spirito che egli ha ricevuto» (PO 2). Lo stesso decreto conciliare si premura però di mettere subito in luce la specificità dell’unzione conferita dal sacramento dell’Ordine. Per esso, dice, «i sacerdoti, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo Capo» (ibidem).
La “reviviscenza” del sacramento avviene come con un flacone di profumo: noi possiamo tenerlo chiuso o in tasca, se non lo apriamo il profumo non si effonde, è come se non ci fosse. Anche a noi può capitare di essere come dentro una teca. Sant’Agostino interpreta il testo della prima lettera di Giovanni: «Voi avete ricevuto l’unzione…» (1Gv 2,27), nel senso di un’unzione continua, grazie alla quale lo Spirito Santo, maestro interiore, ci permette di vivere il dinamismo della Grazia, di comprendere dentro ciò che ascoltiamo all’esterno. A lui risale l’espressione «unzione spirituale», spiritalis unctio, accolta nell’inno Veni creator. L’unzione, in questa accezione, appare più un atto che uno stato.
IMPARIAMO L’ARTE DI COSTRUIRE LA CHIESA (San Paolo VI)
San Paolo VI, dopo il Concilio Vaticano II, esortava ad apprendere l’arte di costruire la Chiesa, invito a noi rivolto da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium.
«Per costruire la Chiesa è necessaria questa coscienza apostolica, coscienza missionaria… Costruire anzi ricostruire… non già a riguardo di quanto può essere contingente e caduco nella vita storica della Chiesa, ma piuttosto a riguardo dei suoi elementi costitutivi, derivati e voluti da Cristo… e se non si proietta lo sguardo, non tanto al passato, quanto al futuro, al piano integrativo che ancora e sempre rimane da compiere. Appare chiaro come questa istituzione dev’essere continuamente sotto la pressione interiore di un’urgenza di dilatazione, di diffusione, di amore…. Ecco il cristiano si fa missionario nel senso specifico. E per costruire la Chiesa bisogna faticare, bisogna soffrire (“Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”, Gv 16,20). Basta l’operosità esteriore? L’attivismo procedente dalle sole forze umane non raggiunge, anche nella sfera temporale, non raggiunge in modo felice i suoi pieni e veramente umani risultati. No, è venuto Lui, Gesù il Cristo a dire: “Io costruirò la mia Chiesa” (Mt 16,18). Cristo alimenta la nostra azione causale: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5)».
I pelagiani ritenevano che l’uomo non deve chiedere niente a Dio, perché non ne ha bisogno. C’è sempre questo dibattito nella costruzione della Chiesa il rapporto tra virtù attive e virtù passive con la tentazione di dissociare. Sant’Agostino insegna che la vera grazia di Cristo che è scientia e caritas dilectionis al medesimo tempo. Sotto lo Spirito compiamo il bene «cumdilectione». La necessità e l’utilità della preghiera è intesa come coefficiente indispensabile dell’azione apostolica, la fiducia nella nostra umile, inadeguata attività. A un vitalismo obbligatorio, non senza la «supervisione dell’apparato tecnoeconomico del mercato globale», come annota Giuliano Zanchi, occorre ribadire «un’etica della grazia contro un’etica della prestazione».
Tutto il Popolo di Dio partecipa a questa missione ed attende che noi lo convochiamo: è tempo di costruire costruttori: «Svegliate, genitori, la coscienza dei piccoli, alla ricerca di ciò che è Primo nella nostra vita, e date subito il segreto per interpretarla e per farla felice» (San Paolo VI, Udienza Generale, 15 settembre 1976). È tempo «di costruire i costruttori, gli apostoli della città di Dio» (ibidem). Costruire la Chiesa è disegno di Cristo, ma programma nostro».
Alla fine della Messa Crismale l’arcivescovo Gian Franco ha rivolto il suo pensiero ai numerosi cresimandi presenti, ponendo l’accento sul sacramento della confermazione. Quest’ultimo, che sarà loro conferito nei prossimi mesi, rappresenta l’ultima tappa del percorso di iniziazione cristiana, segnando così un punto di svolta significativo nel loro cammino spirituale. L’arcivescovo ha sottolineato l’importanza di questo sacramento come completamento dell’iniziazione, invitando i fedeli a riflettere sul suo profondo significato