La felice ricorrenza dell’LXXX Anniversario della Festa del Voto alla Beata Vergine delle Grazie in concomitanza con la celebrazione della Giornata diocesana di preghiera per la Pace, è l’occasione per unirmi spiritualmente all’Arcidiocesi di Sassari, che desidera elevare la lode a Colei che nell’ora della prova non ha mancato di rivolgere lo sguardo amorevole e premuroso verso i suoi figli. Il mio deferente pensiero va alle Autorità, come pure saluto con affetto i sacerdoti, le religiose ed i religiosi, gli appartenenti ai movimenti laicali, e quanti prendono parte a tale evento assai significativo per l’intera Chiesa locale.

Gli avvenimenti bellici che hanno tristemente segnato la Storia del XX secolo sono stati motivo di enorme sofferenza per l’umanità. La tradizione mariana ci riporta alla memoria la devozione del popolo cattolico che, nei momenti difficili della vita, non ha esitato ad affidarsi alla Vergine Maria quale “Avvocata” presso Gesù.

È stato così anche per Voi, care figlie e cari figli della Chiesa particolare di Sassari che da sempre nutrite un legame inscindibile con la Madre Celeste, affettuosamente invocata come Vergine delle Grazie. Difatti, la Festa del Voto trae origine negli anni in cui si addensarono le nubi oscure della seconda guerra mondiale a cui purtroppo si dovette assistere inermi di fronte a tanto spargimento di sangue e morte.

Proprio nel 1943 l’allora Arcivescovo di Sassari, Mons. Arcangelo Mazzotti, insieme al clero e ai fedeli affidò la Città alla protezione della Madonna delle Grazie, venerata da secoli nel Santuario di San Pietro in Silki, custodito dai Frati Minori. Il Popolo e le Autorità accolsero l’invito manifestato con preghiere incessanti, forme di penitenza e di carità e la vostra Città fu preservata dalle incursioni aeree.

Facendo grata memoria alla benevolenza accordata, come Chiesa turritana avete inteso ricordare quell’atto di consacrazione riflettendo sul tema «E vi fu grande gioia in quella città» (At 8,8). Maria Madre piena di grazia rigenera una città accogliente per promuovere «nuove sintesi culturali» (EG, n. 210), favorendo pure un rinnovamento spirituale inserito nel percorso sinodale da Voi intrapreso.

Nel solco di tale processo di conversione pastorale, esorto a non desistere dall’ascoltare la voce dello Spirito Santo che spinge ad avviare con fiducia una nuova stagione della Comunità ecclesiale, capace di mostrare la luce della fede e della speranza, di far gustare il profumo dell’accoglienza, il balsamo della misericordia, la gioia di un paziente percorso di relazioni interpersonali rigenerate dall’incontro con l’amore di Dio. Oggi più che mai il mondo ha bisogno di credenti che siano promotori di un umanesimo dell’incontro, artefici di una città ospitale, di una agorà che ritorni ad essere luogo centrale di apertura al dialogo e alla promozione della pace e dell’amicizia sociale.

Ho appreso con piacere che nell’itinerario sinodale avete scelto di prendervi cura delle radici della fede che vi è stata trasmessa. La memoria del passato pone tuttavia interrogativi fondamentali: quale collettività vogliamo costruire? Abbiamo ricevuto tanto dalle mani di chi ci ha preceduto: cosa vogliamo lasciare in eredità ai posteri?

I nostri padri ci hanno trasmesso una passione, un anelito, un fuoco che tocca a noi ravvivare; non si tratta di custodire delle ceneri, ma di alimentare il fuoco che essi hanno acceso con la loro testimonianza fedele. La tradizione quindi è la fede viva degli avi, «è l’origine della fede: o cresce o si spegne» (Udienza con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 24 novembre 2022). Per favore, non cedete alla tentazione di rimanere ancorati ad una nostalgica pietà popolare fatta solo di riti esteriori o ad uno sterile tradizionalismo che è piuttosto l’espressione della fede morta dei vivi. Come ho avuto modo di ricordare, la tradizione fa crescere la Chiesa dal basso verso l’alto, similmente alle radici con l’albero; ma al presente c’è un grande pericolo, quello di tornare indietro, «l’indietrismo, che porta a pensare secondo la logica: si è sempre fatto così» (ibidem). Siamo noi i rami che devono fiorire e immettere semi nuovi nella Storia.

Uno degli antichi titoli con cui i cristiani hanno invocato la Vergine Maria è appunto “Mediatrice di tutte le grazie”. Affidate a Lei le vostre aspirazioni e i propositi di bene custoditi nell’intimo; sia Lei a contagiarvi la gioia di seguire Cristo e di servirlo con stile umile e docile nella Chiesa; chiedete a Lei di dissipare il grigiore della paura e della stanchezza, la tiepidezza spirituale che fa rallentare il passo verso la meta, le turbolenze della vita; sia Lei, Madre premurosa, a scuotere il cuore di ciascuno, a donare impulso alla Chiesa per un’audace uscita fuori da sé stessa.

È molto significativo che la Festa del Voto sia celebrata in concomitanza con la Giornata diocesana di preghiera per la Pace. Anche in questo tempo segnato dal dramma della guerra invochiamo l’aiuto della Vergine, la “discepola” della pace, e assieme a Lei, rivivendo l’esperienza fortificante della Pentecoste, attendiamo lo Spirito di unità e di pace, di gioia e di amore.

Con tali sentimenti, imparto la mia Benedizione, chiedendo a tutti di pregare per me.