Sabato 3 dicembre l’Arcivescovo Gian Franco ha partecipato al Congresso Provinciale delle Acli presso la sala convegno dell’Hotel Grazia Deledda di Sassari. Tema centrale dell’incontro, la partecipazione delle persone alla vita associativa ed il sostegno al terzo settore. Dopo i consueti saluti, monsignor Saba è intervenuto facendo luce sull’importanza della cura della persona e sul fatto che “l’isolamento egoistico” non solo non porta benessere, ma è anche il contrario del mistero della Chiesa. Ha continuato prendendo spunto dal suo messaggio alla città e al territorio “Oltre l’indifferenza”, evidenziando l’importanza della partecipazione del creare reti umane che concorrano allo sviluppo umano ed economico del territorio.
Sollecitato dal presidente delle Acli provinciali, Salvatore Sanna, riguardo al rapporto tra Diocesi e territorio, l’Arcivescovo ha voluto mettere l’accento sull’importanza della costituzione del Centro pastorale diocesano e della Fondazione “Accademia. Casa di Popoli, Culture e Religioni” e di realtà come il centro di alta formazione di San Giorgio e il “Posto Affianco” come luoghi di «partecipazione e di coinvolgimento della persona». Ha sottolineato le criticità relative proprio alla partecipazione, in particolare nelle aggregazioni laicali che sono un’importante realtà di incontro che permettono lo sviluppo umano ed il capitale sociale del territorio.
Prendendo spunto dal video proiettato all’inizio del convegno, per il quale le Acli hanno collaborato con alcune realtà dell’Anglona per la realizzazione di eventi che avessero come oggetto la valorizzazione di riti sacri e folkloristici, ha ricordato che il folklore non deve essere uno spot che “commercializza” le tradizioni del territorio ma deve essere strumento per ritornare al valore della presenza di Cristo in mezzo alla gente. Insomma, il suo intervento ha messo alla luce quanto lui ha scritto nella lettera alla Città e al Territorio dal titolo “Oltre l’indifferenza”, cioè l’importanza di «ascoltare le voci del popolo» per superare il muro dell’indifferenza e lasciarsi interpellare dall’altro; di rafforzare le reti sociali e interpersonali in una cultura della perdita dei legami e di promuovere dinamiche e strutture di partecipazione sociale per una rinnovata «cultura dell’incontro».