Al fine di evitare spiacevoli equivoci, che rischiano di alterare il senso più genuino ed autentico dell’esistenza nella Chiesa di antichi Ordini cavallereschi e altre Associazioni confraternali equiparabili agli stessi, si ritiene necessario precisare quanto segue.

Ognuna di queste benemerite istituzioni, pur nel rispetto delle specificità e peculiarità di ciascuna e delle normative contenute nei propri statuti e regolamenti, deve mantenere un autentico spirito ecclesiale nella dimensione universale e particolare. Nessuna di esse, né tantomeno nessuno dei propri sodali, può considerarsi autonomo e prescindere dalla necessaria dipendenza dalle competenti Autorità ecclesiastiche nel contesto particolare in cui vivono e operano. Devono pertanto inserirsi fattivamente all’interno degli specifici percorsi pastorali diocesani, operando nello stesso contesto in spirito comunionale e fraterno. Il medesimo inserimento all’interno dei sodalizi di cui sopra, in specifico riferimento ai chierici, non deve minimamente contrastare con gli obblighi derivanti dal proprio stato, né in nessun modo limitare il diligente compimento degli impegni pastorali assunti.

Si raccomanda altresì che, pur nella legittima distinzione significata anche da insegne o da abiti propri, legittimamente approvati, si ricerchi sempre l’unità, nella comunione con il Vescovo e il Presbiterio diocesano. Mai tali segni distintivi siano ostentati o esageratamente enfatizzati, rischiando così di passare da legittime distinzioni a pericolose divisioni, incompatibili con l’indole comunionale della Chiesa.

Si precisa tra l’altro che le insegne e gli abiti propri, legittimamente approvati, che esprimono un segno di servizio, potranno essere utilizzati esclusivamente in particolari circostanze, secondo la disciplina propria di ciascuna Istituzione.

Si profitta dell’occasione, facendo seguito a spiacevoli segnalazioni pervenute al nostro indirizzo, di sapore ironico e persino sarcastico, che Monsignor Arcivescovo non ha di recente postulato alla Santa Sede alcun titolo prelatizio da conferire a presbiteri diocesani, né ha conferito, come da Sua facoltà, quelli annessi ai privilegi concessi dalla Santa Sede al Capitolo Turritano. Non ci sono pertanto nuovi monsignori, né nuovi canonici. Si raccomanda, piuttosto, la partecipazione attiva e generosa al cammino di conversione pastorale, promosso dal Santo Padre Francesco ed avviato in Diocesi con ferma volontà dall’Arcivescovo Gian Franco.

Sassari, 29 giugno 2021

Mons. Antonio Tamponi
Vicario Generale