Da circa un mese si assiste ad un effetto parallelo a quello del Covid-19: il contagio della solidarietà. Alle numerosissime richieste di aiuto che stanno pervenendo ai contatti della Caritas diocesana e delle parrocchie, corrispondono tantissime iniziative di solidarietà di singoli, associazioni, gruppi spontanei che in vario modo partecipano alle diverse azioni caritatevoli messe in atto dalla Chiesa turritana. Tra queste la distribuzione dei pacchi viveri, incrementata del 60% circa, è quella che più di altre fa toccare con mano la condizione di disagio sociale che il coronavirus sta portando con sé. I telefoni messi a disposizione della Caritas diocesana per ascoltare i bisogni in questa situazione di emergenza non smettono di squillare. Dall’altro capo voci di uomini e donne che, a volte con grande imbarazzo, chiedono aiuto. Sono persone che di punto in bianco si trovano nell’impossibilità di comprarsi da mangiare. Sono famiglie che sopravvivono con lavori giornalieri o di ambulantato o comunque con un reddito minimo legato ad un’attività lavorativa precaria. «Abbiamo fame» detto in un italiano imperfetto, è il modo con cui spesso viene chiesto da mangiare assieme a una bombola necessaria anche per riscaldare case umide e malsane. Uno scenario che prepotentemente sta emergendo in questi giorni in cui si stanno evidenziando tutte quelle povertà e disuguaglianze per lo più conosciute finora nei racconti dei dossier sociali.
In queste settimane di frenetico impegno nel sostenere chi si trova in difficoltà è stato necessario potenziare il Centro Servizi della Caritas diocesana, in altri due punti cittadini, negli spazi messi a disposizione dalle Parrocchie di Cristo Redentore e di San Giuseppe, per poter distribuire in modo più efficace e immediato i circa 300 pacchi settimanali che fino a oggi è stato necessario preparare. A questi si è aggiunto il capannone AGEA, in cui sono dislocate le derrate alimentari provenienti dall’Unione Europea, trasformato in centro di raccolta e smistamento degli alimenti donati soprattutto attraverso l’iniziativa “Spesa sospesa”, patrocinata dal Comune di Sassari e gestita in collaborazione con la Protezione Civile. Si rimane sbigottiti osservando l’enorme quantità di alimenti donati e la disponibilità di tanti che consegnano a domicilio il pacco contenente scorte sufficienti per almeno una settimana (con pasta, riso, biscotti, scatolette di tonno, passate di pomodoro, zucchero, caffè, detersivi, prodotti per neonati, ecc..), segno concreto di come la solidarietà sia un sentimento sempre forte e oggi più che mai contagioso, che mostra il volto bello di una comunità capace di ascoltare e curare le proprie fragilità, proiettando una luce di speranza per il prossimo futuro.