Raccontare la Faradda è un’impresa complicata, perché tutti i suoi protagonisti e la Città intera partecipano come in una polifonia alla partitura corale: ogni contributo si innesta e completa le azioni e i pensieri degli altri, dando forma a quella che veramente è una festa “grande”… non solo per i numeri che la descrivono o per il prestigioso passato, ma perché non c’è aspetto della convivenza civile e religiosa che non si riversi in essa e da essa non riesca a trarre un nuovo slancio. La voce dei Gremi racconta le emozioni, i desideri, le preoccupazioni ed il coraggio che nelle preghiere, nelle tradizioni e nell’impegno traducono una consapevolezza onesta e seria: i Gremi sono per la Città, il Voto è per la Città e la Città è per la sua Signora.
La «Donna vestita di sole» è il primo pensiero da cui l’Arcivescovo ha tratto la propria riflessione, offerta ai fedeli Sassaresi in occasione della Discesa dei Candelieri: «un’immagine che mostra il candore, la luce e la bellezza dell’umanità gloriosa… che invita a riscoprire l’abito bianco ricevuto nel battesimo». Questo invito non è un semplice accostamento simbolico: «È proprio dei battezzati non estraniarsi dalla vita terrena, ma viverla dall’interno, profondamente dediti a distruggere i segni della morte e collaborare perché già nel cammino terreno si sviluppino i segni della risurrezione». L’appello di Mons. Saba per «un impegno attivo e concreto nella promozione di un nuovo umanesimo» è accolto dalla sensibilità civica e credente dei gremianti: il valore della famiglia, la solidarietà sociale, la collaborazione, l’amicizia, il senso di appartenenza, il desiderio di libertà dentro situazioni di vita al limite, l’apertura degli orizzonti verso un futuro ricco di speranze… sono i sentimenti che emozionano profondamente e motivano tutti i partecipanti a rinnovare il Voto alla Vergine «per superare la peste dell’indifferenza verso Dio e verso il vicino. Talvolta assistiamo ad un’anti-cultura delle solitudini –osserva il Vescovo Gian Franco- in dissonanza con lo spirito della fede e lo spirito corporativo; è una certa crisi di interiorità che rallenta e ostacola i processi evangelici e di conversione personale, ecclesiale e sociale».
Sassari vive vigile di fronte a questo rischio e lo riconosce, durante la Faradda, nelle tante emergenze che attraversano ad esempio il percorso del Centro storico. Ne sono consapevoli le autorità civili, i singoli fedeli ed i loro pastori, che si uniscono unanimi all’Arcivescovo: «risvegliamo la Città alla vita nuova in Cristo».La consegna del Candeliere d’Oro e d’Argento dimostra di non dimenticare gli emigrati sassaresi; la stessa cerimonia della Discesa dei Candelieri prevede che i primi ceri monumentali a partire in processione siano gli ultimi a fare il loro ingresso nella chiesa di Santa Maria in Betlem. Queste attenzioni danno forma all’insegnamento evangelico che nessuno resti indietro, dimenticato, ignorato o escluso: «Non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo –ricorda anche Papa Francesco-, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione» (Evangelii Gaudium, 266). E sembra che anche il Santo Padre, continuamente citato nella Lettera del nostro Vescovo, conosca e parli di questa grande festa di Sassari, per «scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Evangelii Gaudium, 87). E la Faradda si muove infatti a passo di danza, «uno stile di cammino che richiede un’attenzione all’armonia tra le parti. È un ritmo che sprona a tradurlo in stile di vita per la comunità cristiana… e affinché questi segni di luce –esorta il Vescovo Gian Franco- giungano a Maria per offrirsi come voto e richiesta di intercessione è necessario che insieme le persone portino questi pesi».
Il peso dei ceri votivi è notevole, lo sanno bene i portatori dei Candelieri ed i cittadini di Sassari: lo sforzo fisico è importante, l’attenzione all’armonia dell’insieme è fondamentale, cambiare –anche se temporaneamente- l’assetto della Città è obbligatorio, per permettere che tutti partecipino alla festa in sicurezza e con lo spirito giusto. Tutte le sfide, da quelle organizzative e pratiche a quelle più immateriali e spirituali, raggiungono la loro pienezza solo quando i Candelieri, uno dopo l’altro, si inchinano di fronte alla Madre di Dio: quello è il momento, nella notte del 15 agosto, in cui tutti possono ammirare “visivamente” con quale stile si può «imparare ad abitare con Maria la Città e ascoltare le presenze, per lasciarsi interpellare da chi abita nella porta accanto».
Con il rito della svestizione, il 22 agosto nell’ottava dell’Assunzione e nella Festa di Maria Regina, Sassari ha l’opportunità di investire nella quotidianità tutta la ricchezza che la Faradda rappresenta in termini di impegno religioso, civile, sociale e culturale. Il tradizionale augurio «a zent’anni» inizia da subito, da oggi.
Leggi la lettera dell’Arcivescovo alla Città, in occasione della Discesa dei Candelieri
Per il materiale messo a nostra disposizione, ringraziamo il sito www.sardegnadies.it ed il Direttore Luca Foddai