Domenica 26 maggio, l’Arcivescovo Gian Franco ha indirizzato un messaggio ai candidati di tutte le liste proposte per le prossime elezioni amministrative: «un messaggio di incoraggiamento, di vicinanza e di sostegno per l’impegno nella cura della casa comune». Attraverso la condivisione schietta di riflessioni già presenti nei testi del magistero pastorale diocesano, Mons. Saba intende esprimere «l’autentico desiderio di contribuire a sollecitare un processo di impegno per l’uomo e la realtà sociale. In questa prospettiva la presente lettera vuole essere un contributo per promuovere processi di umanizzazione della società a sostegno del vostro operato. Per scriverla ho attinto dalla tradizione cristiana che ha tramandato un prezioso patrimonio testuale che pone in relazione il rapporto tra cura dell’interiorità individuale, cura della vita pubblica e cura delle relazioni interpersonali. Mi riferisco in particolare alla Lettera ai Corinzi di Clemente Romano, un testo scritto verso la fine del I secolo, che possiamo definire un “elogio della buona comunità”».
Dal secondo capitolo della Lettera di San Clemente, il Vescovo trae le indicazioni per suggerire tre caratteristiche fondamentali all’esercizio del servizio nell’ambito politico: erano sinceri gli uni verso gli altri; erano semplici; non serbavano rancore (cf. San Clemente, Lettera ai Corinzi, II, 4). La crisi dell’odierna esperienza comunitaria si rivela così innanzitutto come crisi della persona: «Per partecipare con autenticità alla vita pubblica è di grande utilità tirarsi fuori dall’inautenticità e agire in modo trasparente e sincero, avendo a cuore il bene dell’altro. È una via concreta per perseguire il benessere comunitario attraverso una cura delle relazioni che nasce dall’autenticità. Infatti autenticità e servizio del bene comune sono fra loro interdipendenti […] Poi la semplicità. Anche questo atteggiamento nasce da una scelta personale, che prende vita nel cuore della persona. In altre parole, l’atteggiamento personale della viva ricerca di un ordine nei sentimenti interiori contribuisce a ricreare l’ordine sociale e a custodirlo nella pace e nella concordia. […] Infine il non serbare rancore ha a che fare con il perdono. Non serbare rancore è l’atteggiamento dell’uomo che sceglie di porre la dignità dell’altro al di sopra dei propri interessi e riesce a combattere il male che deriva dalle scelte sbagliate dell’altro, senza condannare il proprio fratello».
A partire dalla libertà interiore e verso la libertà sociale, trae la propria identità ed i suoi obiettivi un “nuovo umanesimo politico” che abbia come pilastri l’integrazione, ovvero la promozione «di una cultura dell’incontro e della solidarietà. La società infatti non consiste in un blocco monolitico di individui omologati, ma si distaglia in una diversità che costituisce una ricchezza imprescindibile»; il dialogo, «che costituisce lo stile e l’arte del vero incontro. La capacità di dialogare ha alla base il riconoscimento del valore dell’altro come persona»; la capacità di generare «una vita politica rinnovata fondata su un maggiore contatto con la realtà, che ha alla base la partecipazione attiva alla vita socio-politica».
A conclusione, il Vescovo Gian Franco fa un appello «perché tutta la comunità cristiana accompagni questo tempo di discernimento sociale con la preghiera, con la riflessione, con spirito di fede. Invito tutti i figli della Chiesa turritana a partecipare attivamente offrendo in questa fase un contributo costruttivo come sollecitato dal Magistero. Ribadisco il mio sostegno, il mio incoraggiamento e la mia vicinanza a tutti i candidati a favore dell’impegno nella cura della casa comune».