ANNO C – IV DOMENICA DI QUARESIMA

Gs 5,9.10-12 | Sal 33 | 2Cor 5,17-21 | Lc 15,1-3.11-32

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

Il senso di un racconto si comprende quando siamo in grado di comporne l’inizio e la conclusione in un confronto ragionato. Dalla sintesi dei “cambiamenti” che avvengono nei brevi testi della prima e della seconda lettura di oggi possiamo dedurre che la novità dell’esistere “in Cristo” è data dalla consapevolezza matura che ognuno di noi ha a disposizione un’innumerevole serie di occasioni in cui poter dimostrare di saper esercitare la propria libertà per “benedire”, “magnificare” e ri-orientare a Dio tutto di sé. Ma “tra il dire e il fare…” tutti non possiamo che riconoscere e ammettere l’esperienza della nostra inadeguatezza. Saremmo autorizzati a cedere alla frustrazione se non ci venisse incontro la parabola del “Padre misericordioso”, in cui nessuno dei due figli dimostra di meritare la generosità del padre: per difetto o per eccesso entrambi sono incapaci di godere del suo amore “sproporzionato”. Non sappiamo se, durante la festa per il ritorno del più giovane, i due fratelli siano stati in grado di superare se stessi, di “cambiare” in meglio il loro rapporto reciproco e quello con il padre: San Luca non ci racconta il “lieto fine” che vorremmo sentire. È l’ironia dei racconti parabolici: il finale dobbiamo aggiungerlo noi con la nostra vita, se abbiamo capito chi è quel “Padre” che ci ama e chi siamo noi.

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