In più circostanze ed appuntamenti ecclesiali abbiamo sottolineato che viviamo un tempo di cambiamento. Un cambiamento che interpella le persone, nella fitta rete di mozioni interiori, di relazioni ecclesiali e sociali, «ad un impegno attivo e concreto nella promozione di un nuovo umanesimo» (Per ascoltare le presenze. Lasciarsi interpellare da chi abita nella porta accanto. Lettera Pastorale alla Città e al Territorio dell’Arcidiocesi di Sassari, 4; di seguito PAP). Questo tempo, con le sue provocazioni, richiede di attuare uno stile che si ispira all’agire stesso di Dio, uno stile di prossimità, che si traduce nell’accompagnamento. Più volte Papa Francesco è ritornato su questo stile: «Il nostro non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui. Noi umani siamo abili nel recidere legami e ponti. Lui invece no. Se il nostro cuore si raffredda, il suo rimane incandescente. Il nostro Dio ci accompagna sempre, anche se per sventura noi ci dimenticassimo di Lui. Sul crinale che divide l’incredulità dalla fede, decisiva è la scoperta di essere amati e accompagnati dal nostro Padre, di non essere mai lasciati soli da Lui» (Francesco,Udienza Generale, 26.IV.2017). Il cammino che abbiamo intrapreso è un sentiero del grande esodo dell’umanità accompagnata da Dio. All’origine delle nostre decisioni si pone l’ascolto della Parola di Dio. Il sostegno per affrontare il percorso trova le energie nel nutrimento del Pane Eucaristico. Così sperimentiamo la presenza del Risorto che ci invita a camminare, ad uscire, per affrontare l’invito alla conversione missionaria. Un cammino che si traduce in elaborazione di progetti, programmi, interventi, non come cuore del processo in atto, ma semplicemente come mezzi ricevuti, il cui fine è quello di fungere da ponte di nuove relazioni (cf. PAP, 4). La nostra speranza, infatti, è fondata in Cristo: «Non a caso tra i simboli cristiani della speranza, che a me piace tanto, c’è l’àncora. Essa esprime che la nostra speranza non è vaga; non va confusa con il sentimento mutevole di chi vuole migliorare le cose di questo mondo in maniera velleitaria, facendo leva solo sulla propria forza di volontà. La speranza cristiana, infatti, trova la sua radice non nell’attrattiva del futuro, ma nella sicurezza di ciò che Dio ci ha promesso e ha realizzato in Gesù Cristo. Se Lui ci ha garantito di non abbandonarci mai, se l’inizio di ogni vocazione è un «Seguimi», con cui Lui ci assicura di restare sempre davanti a noi, perché allora temere?» (Francesco, Udienza Generale, 26.IV.2017).
Conserviamo come sottofondo del triennio straordinario di formazione permanente (per laici e presbiteri) la tensione di un popolo che coltiva gli spazi dell’interiorità. I processi di riorganizzazione devono servire a favorire l’annuncio del Vangelo, l’incontro con la gente, la promozione di «spazi di dialogo e di presenza», che ho indicato essere primarie manifestazioni di concreta solidarietà (PAP, 8). La prospettiva dell’interiorità non perde tempo in discussioni relative sulla Chiesa dall’alto o sulla Chiesa dal basso. Parte piuttosto dalla Chiesa dell’interno (cf. K. Koch). È in questa prospettiva che sviluppiamo le attività affidate ai diversi operatori pastorali, chiamati «ad interrogarci, a mettere in atto la nostra creatività, ad assumere la psicologia interiore del lasciarci coinvolgere» (Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete. Lettera Pastorale ai Presbiteri e ai Diaconi dell’Arcidiocesi di Sassari, 17; di seguito SCVR). Continuiamo a lavorare nei vari settori sul percorso avviato l’anno scorso che ci chiama a divenire in modo sempre più autentico operatori pastorali «con spirito», aperti all’azione della Spirito Santo. La nostra identità sia sempre caratterizzata da quello spazio interiore che conferisce senso cristiano all’impegno e all’attività. Il nostro profilo sia marcato da un impegno che diviene competenza e dal servizio come stile della professionalità (cf. Il discernimento evangelico e la riforma della Chiesa – Rileggendo l’Evangelii Gaudium. Quaderno Pastorale 2017-2018, 29). I nostri percorsi di formazione ci aiutino a lavorare insieme animati dal fervore missionario di chi fa esperienza quotidiana dell’Amore di Gesù e della salvezza del Vangelo (cf. Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 24.XI.2013: AAS 105 (2013) 1019-1137, in particolare 259-265). Solo se aderenti alla prospettiva dell’interiorità i gruppi di lavoro, le équipe porranno in atto i principi della corresponsabilità e della collaborazione. Impegni mediante i quali si realizza la sfida di far risuonare la gioia dell’annuncio come Popolo di Dio.
Il presente strumento si pone al servizio del cambiamento sopra descritto, per contribuire a rinnovare uno stile di Chiesa, Popolo di Dio, che si lascia accompagnare e accompagna. Esso desidera favorire un’unità dell’agire, dal punto di vista del metodo di lavoro, che divenga espressione dell’unità ecclesiale e disponga le condizioni migliori per lasciar operare lo Spirito del Risorto.
+Gian Franco Saba, Arcivescovo.
Accompagnare il cambiamento e i cambiamenti per una Chiesa missionaria – Serie strumenti 2