La prospettiva della fiducia, della speranza e della ricerca di un linguaggio positivo contraddistingue il messaggio dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Papa Francesco esorta affinché lo stile dell’annuncio sia portatore di positività: «Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso» (159). Coniugare gli opposti nelle situazioni concrete della vita è principalmente frutto di un cuore che affina la capacità di amare e sviluppa l’intelligenza del pensiero per leggere la realtà all’interno delle situazioni; con lo stile e l’atteggiamento dell’esploratore o dello speleologo che legge i segni della vita senza distruggere, osserva con stupore, studia per mostrare aspetti inediti, valuta per custodire e preservare dalla violenza delle intemperie. Uno stile ed un metodo che si applica in prospettiva costruttiva. La capacità di costruire nella Chiesa, insegna il beato Paolo VI, proviene dalla fede e dall’amore. La fede perché «Egli ha detto: “Io costruirò la mia Chiesa” (Mt 16,18). Egli è l’Artefice; Egli è l’operatore; in un certo senso, l’unico costruttore… Da Lui dipende l’opera che vogliamo vedere sorgere; è opera sua, è opera divina. Noi, chiamati nel cantiere dei divini disegni, noi siamo dei collaboratori» (Paolo VI, 14 luglio 1976). L’amore. È ancora Cristo che per primo amò la sua Chiesa (cfr. Ef 5,25). «Con quale forza potremo costruire? Risposta: con la forza dell’amore. Solo chi ama la Chiesa la può costruire. Cioè edificare, vivificare. L’amore assume l’espressione e la misura più alta: quella del sacrificio» (Paolo VI, 21 luglio 1976).
Il dono di sé rende concordi e attive le comunità (cfr. Gv 13,34). Il richiamo alla fede e all’amore, come pilastri del servizio pastorale, riportano al centro della riflessione ecclesiale le parole di Agostino da me scelte come motto episcopale: Dilectione amplectere Deum. Il tema del discernimento evangelico, oggetto del Quaderno Pastorale, è uno strumento proposto alla nostra Chiesa Turritana come linea guida per orientarci in un esercizio personale e comunitario. In quest’anno di incontro e di conoscenza, ritengo che il testo dell’Evangelii Gaudium possa essere la magna charta per orientare i nostri tempi di preghiera, di studio, di ascolto, di riflessione, di analisi e di formazione. studio, di ascolto, di riflessione, di analisi e di formazione. La struttura del Quaderno, essenziale nelle riflessioni e nelle citazioni, intende proporre una pista concreta a tutto il Popolo di Dio per riflettere sulla comune e primaria vocazione all’evangelizzazione; offre degli strumenti che propongo alla nostra Chiesa come mezzo per un discernimento evangelico che ci conduca nel terreno della nostra storia senza paure, ma con realismo, fiducia e speranza. L’esito più bello del discernimento che possa compiere come nuovo Pastore in diocesi, non dipenderà tanto dalla quantità di nomine e di avvicendamenti nei servizi pastorali. L’obiettivo principale dovrà essere per noi tutti: recuperare ed accrescere il fervore della «dolce e confortante gioia di evangelizzare».
Irradiati dalla gioia del Vangelo risorgono o nascono attitudini interiori per servire la gioia del V angelo, per superare scoraggiament i, impazienze, tristezze ed ansie. La cura dell’interiorità, tema cardine delle lectiones divinae, che propongo nei ritiri mensili del clero o in altri incontri pastorali, è la via per pronunciare un rinnovato “si” gioioso, generoso, libero, non calcolatore, per aiutarmi a servire ed amare la Chiesa anche mediante scelte e decisioni specifiche.
La storia delle origini del cristianesimo mostra la forza rinnovatrice ed unificante di una vita realmente fondata sul Vangelo, espressione dell’adesione a Gesù Cristo, il Vivente. L’annuncio del Vangelo è stato un processo differenziato e diversificato. Il risultato della piena dedizione di uomini e donne interiormente persuasi e nel contempo la misteriosa opera dello Spirito Santo che ha reso vitale e feconda la sinergia tra l’umano ed il divino dentro la storia. Anche oggi, troviamo nell’esperienza delle origini quanto l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium ci esorta a compiere: una conversazione nel quotidiano, gentile, cordiale ed affettuosa, espressione di una Chiesa missionaria: nelle diverse stagioni della vita, nei differenti spazi pubblici e privati. «Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù… spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada» (127). Prospettiva che rende inclusiva la pastorale organizzata, che libera da una missione intesa come conquista dell’altro, che raccorda carismi e ministeri senza condurre gli stati di vita nel mare tempestoso dei giochi di potere con l’impronta del pregiudizio clericale o di un laicismo sterile. La storia di Sassari e del suo territorio è inseparabile dalla storia culturale e socio-religiosa. Un centro noto a livello internazionale per le istituzioni presenti e per le personalità espresse in diversi campi della vita sociale ed ecclesiale. È significativo notare come l’autentica spiritualità spesso sia stata sorgente di cultura, di vita e di rinnovamento. La cultura «della comunione universale», sollecitata da Papa Francesco, è fonte di nuovo slancio per programmi e progetti che abbiano a cuore la formazione della persona umana in una prospettiva integrale. La cultura autentica libera il cuore dell’uomo dalla miseria, dalla grettezza d’animo. Creare le condizioni perché tutte le fasce sociali possano accedere alla realizzazione di potenzialità ed idealità è un bisogno forte ed urgente. Accompagnare le generazioni nelle stagioni della formazione è l’impegno che donerà i suoi frutti nel tempo. Abitare una società dove «tutti parlano con tutti» mostra la complessità dell’impegno formativo; d’altro canto, indica anche la sfida delle potenzialità inedite di un’interazione planetaria. L’impegno per un nuovo umanesimo potrà offrirci, alla luce della sapientia classica, gli slanci per una sapienza culturale sempre più fedele alla vocazione dell’uomo.
+Gian Franco Saba, Arcivescovo