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490?

ANNO A – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Sir 27,33-28,9 | Sal 102 | Rm 14,7-9 | Mt 18,21-35

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

«Quante volte?». Nella domanda di Pietro troviamo una delle attitudini più naturali dell’uomo: definire e controllare la realtà attraverso i numeri e le misure. Ciò che misuriamo può essere descritto senza confusione e gestito, replicato e trasmesso con precisione. La misura è anche la caratteristica morale di chi si impegna a vivere secondo virtù: l’equilibrio tra i pensieri, le parole e le azioni è l’obiettivo di molte discipline ascetiche. Anche la storia del Cristianesimo vanta questo tipo di ricerca e l’elenco delle virtù cardinali è la prova di questa attenzione alla crescita interiore. Il Padre che Gesù conosce e racconta ci apre però al concetto di «senza misura»: le caratteristiche che il Signore presenta e trasmette di Dio non sono gestibili come la sfera delle realtà che tanto più hanno misura tanto più sono buone. Dio non offre il proprio amore con il contagocce o il perdono sulla valutazione di meriti e non dona lo Spirito a pezzi e frammenti (cf. Gv 3). Pietro si muove su un terreno di pratiche e regole, ma la fede che il Maestro chiede di accogliere ha un altro linguaggio. «Settanta volte sette» è l’espressione ironica che suscita stupore nel discepolo e imprime nella memoria il concetto che seguire il Padre significa non assecondare i limiti umani per superarli «senza misura».

Leggi le altre riflessioni domenicali sulla Parola di Dio

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