Verso l’alto e verso l’altro
ANNO A – ASCENSIONE DEL SIGNORE
At 1,1-11 | Sal 46 | Ef 1,17-23 | Mt 28,16-20
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
In questa Solennità, la Liturgia accosta l’inizio degli Atti alla conclusione del Vangelo di Matteo, per raccontarci due movimenti che descrivono l’aspetto operativo della Pasqua: non solo verso l’alto, ma anche verso l’altro. In tutte le religioni il luogo di dio è il cielo e l’Ascensione anche per noi è l’episodio che rimarca la divinità di Cristo, cioè la sua appartenenza ad un livello di realtà che è proprio di Dio. Nelle ultime parole che precedono la salita di Gesù al Padre troviamo una missione affidata ed una promessa compiuta: ascendere non significa abbandonare il luogo della vita degli uomini, perché proprio il Risorto ribadisce «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Come possiamo però dedicarci all’ascesi dello spirito lasciandoci coinvolgere dalle realtà umane? Più il Cristo sale, più gli orizzonti della Chiesa diventano ampi: verso «cominciando da Gerusalemme» «…fino ai confini della terra». Tanto più si va verso l’alto, tanto più è intensa la missione verso l’altro. Nell’Ascensione, noi somigliamo a bambini che attendono di essere trasportati sulle spalle: strette le braccia e le gambe intorno al capo e al busto saldo del Padre, spingiamo lo sguardo verso orizzonti impossibili da ammirare dal basso. Non possiamo volare, ma non possiamo nemmeno rimanere a terra.