PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Ml 3,1-4 | Sal 23 | Eb 2,14-18 | Lc 2,22-40
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
I Magi non erano tre, a leggere bene erano «alcuni». Di Simeone sappiamo che «era giusto e pio… aspettava la consolazione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui». Perché allora ce lo immaginiamo vecchio? Della profetessa Anna l’evangelista specifica addirittura l’età (84 anni), ma non lo fa per Simeone. Come per l’adorazione dei Magi, anche nella Presentazione di Gesù al tempio la tradizione popolare ha deformato un po’ la realtà dei versetti: attribuendo enfasi alla predizione «non avrebbe visto la morte prima che…», nell’immaginario collettivo il Cantico di Simeone è diventato una sorta di congedo funebre: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace…». Ma davvero quella «pace» è l’eterno riposo? Possibile che l’annuncio di una salvezza luminosa, preparata e offerta «a tutti i popoli» insieme a una «gloria» senza precedenti abbiano generato nel cuore di un uomo «giusto e pio» il pensiero della morte? NO, andare in pace dopo aver riconosciuto l’Atteso, il Salvatore, non può significare una dimissione dalla vita, ma piuttosto rappresenta l’addio solenne a tutte quelle congetture religiose che in Gesù troveranno la propria «caduta», per far risorgere Israele e la fede di Israele dentro un’identità nuova, un rapporto nuovo con Dio. Ecco la «contraddizione» di un rito di purificazione ormai inutile!