Parlo, dunque sono
ANNO C – VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Sir 27,4-7 | Sal 91 | 1Cor 15,54-58 | Lc 6,39-45
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
La carta d’identità, il passaporto, il codice fiscale, la tessera sanitaria, il permesso di soggiorno, il certificato… Oppure il nickname, la password, il codice utente, il pin, l’impronta digitale… Mai come oggi identificarsi, dichiarare la propria identità è diventato un vero e proprio impegno tecnico e il mondo dei media (ma non solo!) è diventato un investigatore ansioso e pedante: “non sei un robot?”, “accetta i coockies”, “proteggi il computer”… Perché l’identità si può rubare e qualcun altro può diventare te: consenso al trattamento dei dati sensibili, normativa sulla tutela della privacy, non rispondere a questa mail, non far leggere a nessuno il codice, invieremo un sms di conferma… siamo preda di una schizofrenia in continuo conflitto tra “essere” mostrandoci o “essere” nascondendoci. Un altro ragazzo di colore, sotto la pensilina fuori da un negozio mi saluta: “Ciau amicu”. Forse vuole qualche spicciolo, ma l’impressione che ho -a pelle- è piuttosto che voglia scambiare qualche parola con me. Forse lui l’ha capito prima di me questa domenica: “Se non provo a parlare non so più nemmeno chi sono”. Il Vangelo di oggi si conclude con la frase “la bocca parla dalla pienezza del cuore”: è così che la Parola rivela che solo le nostre parole rivelano davvero chi siamo.