Se anche i “cristiani” fanno lo stesso?
ANNO C – VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
1Sam 26,2.7-9.12-13. 22-23 | Sal 102 | 1 Cor 15,45-49 | Lc 6,27-38
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
Leggendo alcune pagine del Vangelo come quella di questa domenica, può capitare di chiedersi: di fronte a queste parole, io quale religione sto seguendo? Sono davvero cristiano o sarebbe più onesto ammettere che il mio credo semplicemente “somiglia” all’insegnamento di Cristo? Amare, fare del bene, benedire persino i nemici non è -ammettiamolo!- uno stile riscontrabile nella vita di tutti i giorni. Eppure la domanda di Gesù è così chiara: non ascoltare Lui e fare ciò che ci viene “naturale” quale merito ci attribuisce? “Anche i peccatori fanno lo stesso”. Nella prima lettura, Abisài crede di interpretare la volontà di Dio per suggerire l’assassinio di Saul, ma Davide cerca una volontà più profonda, che non si conceda come “santa” giustificazione a quell’istinto immediato: il futuro re di Israele percepisce un profondo legame tra il nemico-Saul e Dio, un’unzione che supera l’equilibrio superficiale dei fatti. Se provassimo a vedere la realtà con gli occhi “del cielo” e non “della terra”, può darsi che anche per noi il volto misericordioso di Dio inizi ad essere non più un concetto letterario e inarrivabile, ma un criterio esistenziale forte, vero, irrinunciabile. Dio Padre è “benevolo verso gli ingrati e i malvagi”, quindi la scelta è essere come Lui oppure proprio “ingrati e malvagi”.