Venerdì Santo – Passione del Signore

19 Aprile 2025 | News, primo piano, vescovo

Nel pomeriggio di ieri, Venerdì Santo, l’Arcivescovo Gian Franco, nella Cattedrale di San Nicola, a Sassari, ha presieduto la celebrazione della Passione del Signore. Durante la Liturgia della Parola è stato proclamato il racconto della Passione secondo Giovanni; la Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l’adorazione della Santa Croce, e si è conclusa con la Santa Comunione.

Di seguito si riporta l’omelia tenuta dall’Arcivescovo:

«La liturgia della Passione del Signore ci invita oggi a compiere alcuni gesti, esteriori e interiori, per metterci alla scuola di Gesù. Il primo gesto a cui siamo invitati è quello dello sguardo: volgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto. Non si tratta di una semplice vista esteriore, ma di uno sguardo contemplativo, attraverso il quale possiamo intravedere, nel mistero del Cristo crocifisso e morto, la totalità dell’amore di Dio. Uno sguardo che ci permette di cogliere l’immensità del mistero di un Dio che ha raggiunto l’umanità fino al patibolo della croce, fino a ogni forma di patibolo umano.

Perché Cristo ha scelto di arrivare fino al patibolo della croce?

Per compiere un atto di liberazione, un gesto continuo di amore verso la creatura umana, per restituirle il dono della vita nuova. È morto affinché in noi possa morire l’uomo vecchio e rinascere l’uomo nuovo. E ha trasformato il patibolo in un luogo sponsale, cioè in uno spazio di relazioni rinnovate, innanzitutto di riconciliazione tra Dio e l’umanità. Con quel gesto, ha voluto dire al mondo che Dio non è in opposizione all’uomo, ma è un mistero d’amore che avvolge e abbraccia l’uomo, raggiungendolo in ogni situazione. Ha attraversato il patibolo, lo ha vissuto, lo ha trasformato in un talamo. Solo Dio poteva compiere un gesto così profondo, così grande e così capace di trasformare. Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo trasformare i patiboli della vita in amore, ma ciò che Cristo ha compiuto è un atto radicale, puro dono di grazia.

È un atto con cui Dio desidera mostrare il suo amore per noi e, nello stesso tempo, ricordarci che siamo chiamati alla comunione con Lui. Quel luogo di tenebra e sofferenza diventa anche lo specchio dei patiboli della storia: oggi più che mai reali e presenti. Luoghi che attendono un annuncio concreto dell’amore e della misericordia di Dio. Luoghi dove si attende la luce di una vita nuova in Cristo, dove c’è sete di speranza. La croce è divenuta il segno di questa speranza, ed è quella speranza che oggi una parte così vasta dell’umanità aspetta, concretamente e realmente.

Ma ci sono anche altre forme di sofferenza, meno visibili: quelle psicologiche, spirituali, esistenziali. Anche lì si attende l’annuncio dell’amore di Dio. Per questo, il gesto che oggi compiamo – volgere lo sguardo a Cristo crocifisso – diventa anche una missione.

È un atto che fortifica la nostra fede. Come ci ricorda l’Evangelista, siamo chiamati a compiere questo sguardo perché la nostra vita si apra alla fede. A volte pensiamo che sia la fede ad aprire all’amore; altre volte è l’amore che apre alla fede. Qui, invece, è l’amore di Dio che sostiene la nostra fede e ci dice che vale la pena credere in Lui. Vale la pena professare la nostra fede in un amore così grande, così assoluto.

Tra poco compiremo un gesto significativo: il bacio del Crocifisso. Anche questo gesto, come quello dello sguardo, non è solo esteriore. È un modo per dire il nostro “Amen” al Signore. Quando riceviamo l’Eucaristia e ci viene detto: “Il Corpo di Cristo”, rispondiamo: “Amen”. Non è solo una parola: è un incontro d’amore tra noi e Cristo.

Allo stesso modo, attraverso il gesto del bacio al crocifisso, vogliamo esprimere e comprendere sempre più che il mistero dell’Eucaristia che celebriamo non è solo un segno, non è un simbolo che rimanda ad altro, ma è una presenza viva. E tra i gesti capaci di esprimere questa presenza viva, il bacio è uno dei più eloquenti: attraverso di esso, due persone entrano in relazione, comunicano.

E allora, proseguendo questa liturgia della Passione, chiediamo al Signore che questa celebrazione ci introduca in una comunicazione d’amore con Lui e con il mondo intero».

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