Incontro con le suore, gli ospiti e il personale della Casa delle Suore di Gesù Crocifisso “Cenacolo di Maria”

28 Marzo 2025 | News, primo piano, vescovo, Visita pastorale

Nella mattina di venerdì 28 marzo, in occasione della Visita pastorale, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato le suore, gli ospiti e il personale della Casa delle Suore di Gesù Crocifisso “Cenacolo di Maria”, di via Pietro Micca a Sassari.

L’Arcivescovo è stato accolto da Suor Agnese, Vicaria della Superiora Generale Madre Feliciana Moro, da suor Liliana, Superiora della Casa, e da signora Assunta che ha parlato a nome degli ospiti e della comunità.

Rivolgendosi alle suore, l’Arcivescovo ha detto:

 «Vi ringrazio per l’accoglienza personale, così familiare e gioiosa, che ricambio con affetto. Ogni volta che entro in una delle vostre case si respira sempre questo clima di gioia, fraternità e dolcezza: è una bellezza propria del Crocifisso, da cui scaturiscono la gioia e il dono dello Spirito Santo che effonde in noi. È davvero un dono.

Come è stato ricordato, il rapporto personale con la vostra congregazione è forte e duraturo, costruito nel tempo su diversi fronti, inclusa la causa per la beatificazione e canonizzazione di padre Salvatore Vico, per la quale ho avuto il piacere e l’onore di lavorare come postulatore.

 Questa visita si colloca all’interno della Visita pastorale, che non è solo un adempimento amministrativo o canonica, ma soprattutto un’opportunità per mettere in luce la bellezza della vita della Chiesa. Questo aspetto è importante, perché spesso il bene, che è tanto, rimane nascosto e silenzioso, mentre il male, anche quando è piccolo, fa molto rumore. Valorizzare queste opere buone significa riconoscere la presenza viva del Signore in mezzo a noi.Questo è uno dei compiti della Visita pastorale che svolgo con grande gioia.

 I ritmi del ministero non mi permettono di essere presente in modo abituale, perché in questi anni si sono intrecciati diversi percorsi: il cammino sinodale, la Visita pastorale, il cammino di conversione pastorale richiesto dal Santo Padre. Tutti elementi che richiedono tempo ed energie. Ma riconosco in questa realtà una delle esperienze più belle della nostra Chiesa e della nostra diocesi.

C’è poi un aspetto significativo: qui si vive una comunità intergenerazionale e anche interculturale, sia tra le ospiti sia nella comunità religiosa. È un segno della ricchezza della Chiesa, che non ha confini. In una delle prime lettere pastorali avevo parlato proprio di “abbattere i muri dell’isolamento”, e qui lo vediamo realizzato concretamente.

 Anche questa visita è interparrocchiale: sono presenti don Morittu, parroco del Buon Pastore, don Giovanni, don Antonio, don Alessandro. Manca solo il parroco del Cuore Immacolato, assente per motivi di salute. Questo incontro tra parrocchie è un segno di comunione, così come lo è la varietà delle provenienze nella vostra comunità religiosa: dall’Italia, dalla Sardegna – che ha una sua identità etnica forte – fino all’Africa. È una grande ricchezza. Si parla tanto di intercultura e dialogo interculturale, ma spesso sono proprio le comunità religiose i luoghi in cui questa cattolicità si vive ogni giorno, in modo feriale, con le fatiche e le gioie che comporta. Questo è un dono doppio, e un invito per tutta la Chiesa a non essere chiusa o autoreferenziale. La Chiesa è aperta. Voiavete anche un’esperienza missionaria in Brasile, con suor Stefania. Questo andare e tornare, questa circolarità, è qualcosa di prezioso. Alcune suore sono state anche a Roma, in altri poli di accoglienza, altre sono impegnate in opere locali: tutti luoghi dove si vive l’apertura all’altro.

 Vi ringrazio perché siete segno della profezia della vita religiosa, una profezia che continua a essere viva. Grazie ancora per l’accoglienza. Affidiamo al Signore, soprattutto nell’Eucaristia, le intenzioni di ciascuno di voi e la vita della vostra comunità, che celebra un centenario importante: un segno dell’attualità del carisma di padre Vico».

 Al termine dell’incontro, l’Arcivescovo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, durante la quale è stato amministrato il sacramento dell’Unzione degli infermi.

 Di seguito si riporta l’omelia dell’Arcivescovo:

 «Nella Prima Lettura di questa liturgia del venerdì della terza settimana di Quaresima, attraverso le parole del profeta Osea, ascoltiamo un invito da parte di Dio: “Torna, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato”. È un invito al ritorno. Dio riconosce la debolezza di Israele, che inciampa nella sua iniquità. Ma non lo abbandona: lo prende per mano e lo rialza.

Il peccato, in fondo, è questo: un inciampo lungo il cammino della sequela di Gesù. Ma il Signore prepara una via per il ritorno. E si presenta come colui che si prende cura del suo popolo, usando parole d’amore e immagini di tenerezza: “Io ti guarirò. Li amerò profondamente. Sarò come rugiada. Saranno alberi rigogliosi. In loro ci sarà bellezza e fragranza”. È la cura di un padre e di una madre verso i propri figli. La medicina che Dio usa è la misericordia, è l’amore.

 In questo cammino quaresimale verso la Pasqua, oggi celebriamo anche il sacramento dell’Unzione degli infermi, che è un sacramento di cura e di misericordia. L’olio benedetto non è il segno della morte o della fine: è il segno della vita, dell’amore di Dio, che con il farmaco della misericordia vuole farci rifiorire, risplendere della sua bellezza.

Ci sono stagioni della vita in cui abbiamo bisogno di questa rugiada: durante l’infanzia, la giovinezza, l’età adulta, l’anzianità; nei momenti di salute e di malattia; nei tempi in cui siamo forti spiritualmente e in quelli in cui ci sentiamo deboli.

 Dio dice che sarà come rugiada per Israele. Questa è un’immagine che la tradizione cristiana ha poi usato per indicare la grazia dello Spirito Santo. La rugiada dell’amore di Dio.

 Quando, nel Vangelo, uno degli scribi chiede a Gesù: qual è il primo dei comandamenti?, Gesù avrebbe potuto rispondere: “Ama Dio, ama il prossimo”. Invece dice: “Ascolta” (Mc 12,30). Ascolta anzitutto ciò che Dio vuole dirti, perché è Lui che ti mette in cammino, che ti dona la via. La sua Parola salva, ci corrobora, ci fa crescere, ci apre alla fede e alla speranza.

Anche questo è il senso della Visita pastorale. Non serve a sostituire i parroci o i laici, né a toccare tutte le dimensioni della vita comunitaria. Serve per annunciare che Dio continua a invitare, anche oggi, le nostre comunità a mettersi in un atteggiamento di ascolto rinnovato della sua Parola e del suo progetto d’amore.

 Il cuore della Visita pastorale non è dire cosa fare o dare istruzioni: è attivare un processo di discepolato, di sequela verso Gesù. Dall’ascolto nasce la fede, il cammino di fede. Quando non si ascolta – o si ascolta solo sé stessi – si inciampa, si va verso l’idolatria.

 Possiamo allora vivere la Visita pastorale come un’occasione per riscoprire l’ascolto, come inizio rinnovato di quell’incontro gioioso con Cristo, di cui parla il Papa nell’Evangelii Gaudium: un incontro che si rinnova continuamente e che sostiene il cammino di conversione pastorale, che è prima di tutto conversione personale.

Uniti nella preghiera comune, nella comunione e nell’affetto che ci lega, nella condivisione della stessa missione – in forme e contesti diversi, secondo la chiamata di Dio e della Chiesa – andiamo avanti insieme, con fiducia nel Signore».

A conclusione della mattinata, l’Arcivescovo ha partecipato al pranzo di fraternità, condiviso con le signore ospiti della casa, le suore, i presbiteri presenti e il personale: un momento semplice e ricco di umanità, segno di una comunità viva e accogliente.

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