Visita pastorale nella Parrocchia del Sacro Cuore, a Sassari

17 Marzo 2025 | News, primo piano, vescovo, Visita pastorale

Nella mattina di domenica 16 marzo, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica in occasione della Visita pastorale nella Parrocchia del Sacro Cuore, a Sassari. Alla celebrazione hanno partecipato i bambini e i ragazzi della parrocchia e i loro genitori.

Nella prima parte dell’omelia, intrattenendo un dialogo con i bambini e i ragazzi, l’Arcivescovo ha detto:

«Oggi viviamo un bell’appuntamento: la Visita pastorale, un incontro speciale con il Vescovo che viene ad annunciare il Vangelo, a parlarvi di Gesù.

Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù è con i suoi discepoli e li porta sul monte Tabor per pregare, un luogo di pace e silenzio, essenziale per ascoltare la voce del Padre, che dice: “Ascoltatelo”. Anche noi dobbiamo creare ambienti adatti per metterci in ascolto di Gesù, nella nostra parrocchia e in famiglia.

Gesù accompagna i suoi discepoli, non li lascia soli. Anche noi, per crescere nella fede, abbiamo bisogno di una comunità che si prenda cura di noi, che ci accompagni. La Visita pastorale esprime proprio questa cura da parte del Vescovo, dei presbiteri e dei collaboratori nei confronti della comunità cristiana.

La parrocchia può essere paragonata al monte Tabor, dove Gesù ci invita e ci raduna per farsi conoscere. Ma non basta essere chiamati: serve anche la nostra risposta. Pietro, Giacomo e Giovanni hanno accettato l’invito e sono saliti con Lui. Anche noi siamo invitati ogni domenica all’Eucaristia, il nostro “Taborsettimanale”, dove Gesù ci parla e ci dona la sua presenza.

A volte può capitare di sentirsi stanchi e non aver voglia di partecipare, ma con un piccolo sforzo possiamo vincere la pigrizia e scoprire la gioia dell’incontro con Lui. Tutte le cose belle richiedono sacrificio, e Gesù ci aiuta ad affrontarlo.

Voi avete poi l’appuntamento del catechismo, un altro momento in cui siete convocati. A volte può mancare la voglia di partecipare, ma è importante esserci. Vedo che fate parte anche del coro parrocchiale: cantare è bello, perché attraverso il canto preghiamo e aiutiamo gli altri a pregare. Anche questo è un modo per dialogare con Gesù».

Dopo aver concluso la parte dialogata con i bambini e i ragazzi, l’arcivescovo Gian Franco si è rivolto agli adulti presenti:

«Penso che, anche per noi adulti, il dialogo con i bambini abbia reso chiaro che cos’è la Visita pastorale. Soprattutto in un momento in cui siamo chiamati ad accogliere un invito importante del Papa: un rinnovato incontro con Cristo.

L’incontro con Cristo, infatti, non avviene una volta per sempre. È un’esperienza da coltivare, come tutte le relazioni. Proprio come accade nelle relazioni umane e interpersonali: se non vengono curate, con il tempo si affievoliscono, perdono calore, smarriscono quella dimensione di amore che si comunica.

Ecco, siamo qui nella Basilica del Sacro Cuore, che ci ricorda che Gesù desidera comunicare il suo amore e mantenere con noi una relazione viva. Egli ci chiama, ci convoca, ci invita alla comunione, Proprio come avvenne nella Trasfigurazione, oggi ci fa conoscere che percorrerà la via della croce per associarci alla gioia eterna, per introdurci nel mistero del suo amore pieno. Egli ha affrontato la via della croce proprio perché è suo desiderio comunicare all’umanità il suo amore.

La Visita pastorale a una parrocchia, che stiamo vivendo in forma interparrocchiale, ci invita a riflettere sulla vocazione e sul compito della parrocchia oggi. Lo abbiamo spiegato poco fa anche ai bambini: la parrocchia è anzitutto un luogo in cui diventare discepoli e missionari. Nella parrocchia siamo chiamati a coltivare il nostro incontro con Cristo e a rafforzare i legami tra di noi.

Il Sacro Cuore ci ricorda che questo non è facile. Anche nel Vangelo di oggi lo abbiamo visto: sul monte, di fronte ai discepoli che volevano rimanere lì, Gesù dice che occorre scendere. Pietro non comprende in quel momento il senso di quelle parole, perché il cammino non è ancora compiuto. Dal monte Tabor si dovrà giungere a un altro monte, quello della crocifissione a Gerusalemme.

Pietro dice: “Maestro, è bello per noi stare qui”. L’evangelista aggiunge: “Non sapeva quello che diceva”. Solo dopo, Pietro e gli altri discepoli, scendendo, camminando con Gesù,sperimenteranno tutto l’amore di Gesù.

Ma in quel momento, sul Tabor, il loro cuore non era ancora pronto a comprendere tutto. Così accade anche a noi nella fede: non è un automatismo. Non ci svegliamo ogni giorno con la piena comprensione del mistero. La vita ci pone davanti a vicende, episodi, situazioni che ci fanno vacillare, ci fanno dubitare. Spesso il cuore non ci induce spontaneamente al bene; nella nostra fragilità umana possiamo anche compiere scelte sbagliate. Ecco perché il Papa, nel suo documento dedicato alla devozione e al culto al Sacro Cuore, ci ricorda che le nostre comunità potranno davvero a unire le diverse intelligenze e volontà solo a partire dal cuore, da un cuore purificato. La Visita pastorale, vissuta in forma sinodale, ha proprio questo obiettivo: confermare, congregare, convocare nell’unità le nostre comunità.

L’unità è frutto di un cuore purificato. Camminare insieme non significa semplicemente muoversi nella stessa direzione, ma farlo con il cuore rinnovato, reso simile a quello di Gesù. E cosa ci insegna il cuore di Cristo? Ci insegna l’uscita, l’incontro, il dono.

Pensiamo a quanto sia importante questo nella vita della parrocchia. La parrocchia è il luogo in cui il popolo di Dio si raduna: convocare la comunità, vivere la gioia dell’incontro, è il primo passo. Proprio come fecero i discepoli con Gesù, sia nei momenti in cui la fede è forte, sia in quelli in cui la fede è debole. Sempre però attorno a Gesù, sempre con Lui, nei momenti di entusiasmo e in quelli di prova.

La parrocchia, però, non è solo incontro: è anche dono. Nell’Eucaristia, Cristo si dona a noi, e noi siamo chiamati a essere dono gli uni per gli altri. La fede che abbiamo ricevuto non è un bene privato o egoistico. Guardiamo le braccia del Sacro Cuore che ci sovrastano: sono braccia aperte, tese all’abbraccio, all’accoglienza.

Ecco l’altra dimensione della parrocchia: una comunità che si fa dono, che va incontro agli altri. Il dono non si ripiega su sé stesso, non si chiude in una contrazione egoistica, ma si dilata verso l’esterno. Per questo possiamo sintetizzare la missione della parrocchia in tre parole: incontro, dono, uscita.

Solo così potremo davvero diventare una famiglia, una comunità che cammina insieme, senza giudicare, senza sparlare, senza costruire trame di menzogna o orchestrare il male contro gli altri, ma essendo strumenti di bene gli uni per gli altri.

Il Papa, nella Dilexit Nos, ci mette in guardia da una devozione al Sacro Cuore ridotta a sentimentalismo superficiale o pietismo sterile. Esiste una “pietà melensa”, che in realtà non fa il bene. La vera pietà è invece un amore autentico, un amore che trasforma.

Questa devozione aiuta a superare le rigidità, e questo è un aspetto su cui vale la pena soffermarsi. So che don Antonio vi ha preparati con la preghiera e con la lettura della Dilexit Nos, e che questa Basilica è per voi un santuario della misericordia di Dio. Non un luogo di rigidità, ma un luogo di bontà e di accoglienza.

La missione che Gesù affida ai discepoli si riassume nelle parole del Padre sul monte Tabor: “Ascoltatelo”. Ma ascoltare non significa solo sentire: significa seguire, mettere in pratica, fare ciò che Gesù chiede di fare. Significa seguirlo quando Lui si fa dono per tutti. 

Papa Francesco ci ricorda che il nostro cuore, unito a quello di Cristo, è capace di un “miracolo sociale”: creare comunione e relazioni autentiche.

Viviamo in un tempo complesso, in un contesto sociale difficile, in cui è necessario promuovere questo miracolo dell’amore. Ogni giorno assistiamo al grande rischio della guerra: la vediamo in televisione, ci sembra lontana, ma poi ci accorgiamo che esistono anche le “piccole guerre” tra di noi. Il Papa, nell’EvangeliiGaudium, parla di queste guerre quotidiane: le tensioni, le invidie, le parole taglienti che feriscono, gli ostacoli messi sul cammino degli altri per turbare, per impedire il bene.

Ecco allora la nostra preghiera in questa Visita pastorale, che vede coinvolte tre comunità parrocchiali: chiediamo di essere seminatori di questo miracolo sociale che il Papa ci invita a promuovere nel nostro tempo».

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