Visita pastorale: Celebrazione Eucaristica nel Centro diurno “Suor Giuseppina Nicoli”

19 Febbraio 2025 | News, primo piano, vescovo, Visita pastorale

Nella mattina di mercoledì 19 febbraio, dopo l’incontro con le suore Figlie della Carità, i volontari, gli operatori e gli ospiti del Centro diurno “Suor Giuseppina Nicoli”, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella cappella della stessa struttura. Durante la Celebrazione si è pregato affinché il Signore doni a papa Francesco la forza necessaria per affrontare questo momento delicato a causa delle sue condizioni di salute.

Di seguito, l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo:

«Nella Prima lettura continua il dialogo tra Dio e Noè, tra Dio e l’umanità. Emerge sempre più il mistero di un Dio che ama la sua creatura, nonostante essa attraversi l’esperienza del male e il distacco dal proprio Creatore. Oggi, nella figura di Noè, il Signore accoglie il profumo e la soave fragranza del sacrificio d’amore che Noè, in segno di ringraziamento, offre a Dio. E il Signore rivela la sua prospettiva: non maledirà più la terra a causa dell’uomo.

Qui troviamo una grande rivelazione: Dio non ragiona secondo la logica umana, non segue il cuore dell’uomo, ma si pone ben oltre, con una visione infinitamente più ampia. Egli comprende che il cuore dell’uomo può smarrirsi, e la sua risposta non è il castigo, ma il recupero.

Ieri abbiamo visto, nell’arca dell’Alleanza, il segno dell’amore divino: Noè, uomo giusto e fedele, salva ogni specie della creazione, e grazie alla sua azione l’amore di Dio si riversa su molti. Il progetto divino è dunque un progetto di misericordia, un recupero costante della creatura umana.

Ci troviamo in un luogo di carità, uno spazio in cui l’umanità passa segnata dalla sofferenza e dalle difficoltà. Il cuore dell’uomo è spesso ferito, e oggi, nelle nostre comunità parrocchiali e religiose, siamo chiamati ad affinare la nostra capacità di leggere e comprendere queste sofferenze del cuore dell’uomo.

Dobbiamo chiedere a Dio la grazia del discernimento, per essere una Chiesa capace di leggere la realtà umana con lo sguardo di Dio. Uno sguardo che non condanna, ma rigenera, che non distrugge, ma ricostruisce la persona.

Talvolta la creatura umana, ciascuno di noi, può raggiungere livelli di degrado e di abbrutimento che non rispecchiano il desiderio del progetto che Dio ha per ciascuno. Ma il suo progetto è sempre quello di recuperare ogni persona e ogni situazione.

Nel Vangelo di oggi, l’evangelista Marco ci presenta Gesù che, con i discepoli, incontra a Betsaida un cieco. Gli viene chiesto di toccarlo, e inizia così un dialogo silenzioso tra il Maestro e l’uomo. Gesù impone le mani, tocca i suoi occhi con la saliva, e poco a poco il cieco riacquista la vista. Il tocco di Cristo riabilita questa persona e l’esito di questa relazione con Cristo, di questo incontro con Cristo, è quella di arrivare a vedere chiaramente, ad essere risanato e a vedere anche a distanza.

A volte abbiamo bisogno anche noi di essere risanati: nella fede, nel corpo, socialmente. Sono tante le dimensioni nelle quali la creatura umana può smarrire la capacità di vedere o vedere in modo distorto. Solo il Signore può restituirci la luce. Egli è la luce, la luce del Risorto che noi annunciamo. L’evangelizzazione è annuncio del Cristo Risorto. E la missione della Chiesa, come ci ha ricordato il Concilio, è proprio quella di essere luce, essendo Cristo la luce delle genti, di far riflettere su di essa la luce di Cristo. Questo significa che anche le nostre strutture e i nostri mezzi umani devono risplendere della sua luce, non della nostra. Per quanto possiamo essere bravi, capaci e preparati, la nostra luce rimane blanda, mentre la luce di Cristo illumina tutto. La Chiesa deve riflettere questa luce e farla brillare sempre di più.

Siamo in Visita pastorale, e tutti noi ci sentiamo pellegrini, bisognosi che la sua luce risplenda su di noi. Anche nelle nostre istituzioni e strutture può esserci bisogno di cambiamento, affinché chi vi si avvicina possa percepire la presenza di Cristo. Chiediamo a Lui la grazia di essere docili e disponibili, desiderosi, proprio come il cieco di Betsaida, di saper vedere, di vedere bene, di vedere come solo il tocco di Cristo può fare.

Vogliamo ringraziare e rendere lode a Dio, perché questi luoghi sono un segno dell’incontro con la luce di Cristo. Sono spazi dove Cristo continua a toccare i poveri, i sofferenti e gli ammalati attraverso il mistero della Chiesa e il servizio generoso di chi si mette a disposizione dei fratelli e delle sorelle. Questa è una missione nella quale noi trasmettiamo anche il tocco di Dio. Questo è significativo: non c’è solo la trasmissione del nostro afflato umano, che è certo una cosa importante, ma vi è un travaso spirituale, un travaso dell’amore di Dio che passa attraverso la nostra presenza, il nostro essere accanto a queste situazioni».

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