Sabato 5 aprile, nel contesto della Visita pastorale, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato le suore “Figlie della Carità” presso il centro di Via Solari, a Sassari.
Nel corso dell’incontro, caratterizzato da un clima di fraternità e ascolto, l’Arcivescovo ha condiviso alcune riflessioni sul senso della vita consacrata, sul valore della preghiera e sull’urgenza di una rinnovata collaborazione nella Chiesa, in parte riportate di seguito:
«Ringrazio suor Andreana per questo momento di fraternità e anche per questa occasione di affidarci insieme al Signore nella comune missione. È questo, infatti, un aspetto molto bello: siamo tutti coinvolti in un’unica missione, quella di annunciare Gesù Risorto nel nostro tempo, in forme, modi e ambiti diversi. Ed è proprio questa diversità che manifesta la bellezza della Chiesa.Anche le stagioni della vita sono differenti: ciò che il Signore ci chiede da fanciulli non è lo stesso che ci chiede da giovani, adulti o anziani. Ma ogni stagione ha valore: siamo sempre membra del Corpo di Cristo, in ogni tempo, senza eccezioni.

Viviamo un tempo di grande cambiamento: una transizione epocale, come la definisce Papa Francesco – non semplicemente un’epoca di cambiamenti. Questo interpella tutti: il presbiterio diocesano, i religiosi e le religiose. L’età, le forze, il numero ridotto, il lavoro che si concentra su poche energie… tutto questo ci spinge a vivere in una prospettiva nuova, partecipativa e orante, come voi già fate. Siete una grande ricchezza per la Chiesa. La dimensione dell’offerta, della donazione, della preghiera è oggi più che mai necessaria. Di questo vi ringrazio profondamente: pregare è una missione, offrire è una missione. E ciascuno la vive secondo la propria condizione fisica, psicologica, spirituale e in base al tempo della vita.

Sono convinto che San Vincenzo de’ Paoli e i suoi figli e figlie abbiano benedetto la Sardegna. Avete seminato il Vangelo nella quotidianità e continuate a farlo. Un tempo si era forse più forti umanamente, oggi si sperimenta una maggiore fragilità. Ma è proprio questa debolezza che ci riporta alle parole di San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10), perché non prevale la nostra forza, ma quella di Dio.

Tutti noi, anche nella missione, desideriamo essere protagonisti – nel senso buono del termine – partecipando direttamente. Eppure,ci sono momenti in cui questa forza soggettiva deve lasciare spazio alla forza di Dio. Ciò avviene a volte per l’età, la malattia, la stanchezza. Ed è qui che la vita religiosa diventa presenza profetica: una testimonianza preziosa per la Chiesa universale, per la diocesi, per ciascuno di noi. Anch’io, come vescovo, sono consapevole di ricevere tanta grazia dalla vostra missione e dalla vostra preghiera. Sapete che nella cappellina dell’episcopio è presente l’immagine di San Vincenzo: vi è, dunque, anche una devozione personale.

Vi ringrazio per la vostra partecipazione alla vita diocesana, che si esprime in tanti ambiti: nella Caritas, nelle parrocchie, nelle scuole. Un tempo eravate più numerose, lo sappiamo, ma il vostro esserci oggi è ancora più significativo.

Stiamo ripensando il Seminario diocesano come campus di orientamento vocazionale, aperto a scelte di vita maschili e femminili. Sarebbe bello che nell’équipe vi fosse anche una religiosa. Questo aiuterebbe a far conoscere i carismi e la bellezza della vita consacrata.

Ritengo fondamentale oggi creare una nuova mentalità, sia tra i presbiteri che tra le religiose. Talvolta manca un’integrazione tra missione sacerdotale e missione religiosa. Invece dobbiamo imparare a crescere insieme, in una visione sinodale e integrata. È una delle proposizioni del Sinodo: una formazione condivisa tra tutte le vocazioni della Chiesa. Lo considero un segno profetico, da incoraggiare. Non si tratta di avere risposte immediate, ma di avviare un cammino di riflessione, di preghiera e di discernimento. Nel corso dell’anno potremo maturare questo pensiero: la presenza di una religiosa nel campus sarebbe un dono grande.
Molti servizi possono essere svolti da diverse figure, e sono tutti validi. Ma la profezia della vita religiosa richiama il primato di Dio e la gratuità assoluta. Non siamo angeli, ma proprio la vita comunitaria, la condivisione gratuita, rappresentano una sfida significativa per un mondo segnato dall’individualismo e dalla frammentazione relazionale.

La vita religiosa, con le sue nuove ministerialità, continua a essere attuale: è segno dello Spirito, espressione della spiritualità battesimale e della grazia ricevuta nel Battesimo. È anche un’anticipazione della vita eterna, un richiamo al primato di Dio, alla gioia e alla fraternità».
Prima che finisse la mattinata l’Arcivescovo ha visitato i malati.
