Mercoledì 26 marzo, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella chiesa del Santissimo Sacramento, in occasione del XV Capitolo Generale delle Suore del Getsemani, nella giornata dell’elezione della Superiora generale.
Di seguito si riporta l’omelia dell’Arcivescovo:
«Riflettiamo alla luce della Parola proclamata, perché ci accompagni in questo momento di grazia del Signore.
Nella Prima Lettura (Dt 4,1.5-9) abbiamo ascoltato che Mosè accompagna il suo popolo, guidato dallo Spirito di Dio, verso la meta: la terra che il Signore ha preparato per questo popolo. È la terra che il Dio dei padri, fedele alle sue promesse, sta per donare a coloro che hanno intrapreso il cammino dell’esodo.
Ecco, Mosè ricorda al popolo che Dio cammina con loro e che la via principale di questo cammino è segnata dall’ascolto della Parola, da un ascolto che coinvolge totalmente la vita di chi è raggiunto dalla Parola di Dio. Questa Parola dona la vita, “perché viviate” (Dt 4,1): è la via della vita. Ci troviamo nel libro del Deuteronomio, che spesso presenta le due vie: la via della vita e la via della morte.
Questa tradizione sarà ripresa anche dal cristianesimo primitivo nel testo della Didaché, che esordisce proprio così: “Due sono le vie: una della vita e una della morte.” La via della vita è la via dell’amore: dell’amore di Dio, dell’amore di Cristo. Questo è proprio il nucleo essenziale – potremmo quasi dire kerigmatico – di questa breve catechesi delle origini cristiane: la via della vita consiste nella via dell’amore, perché l’amore genera vita. L’amore di Dio genera vita in noi, e l’amore tra noi genera vita attorno a noi.
Nel Vangelo che è stato proclamato (Mt 5,17-19), Gesù afferma che Egli non è venuto per cancellare questa prospettiva, ma per portarla a compimento. Egli non ha scelto la via della morte, ma la via della vita, cioè la via dell’amore. Il compimento di questa via è la sua donazione totale, piena, completa. La sua oblazione è donazione nel mistero della croce, dove si manifesta il suo immenso amore.
Illuminati da queste parole, lasciamoci guidare perché la Pasqua del Signore generi continuamente in noi la vita nuova. E perché la nostra esistenza possa essere plasmata – come dice Mosè – da questa sapienza, e che la nostra intelligenza sia illuminata e guidata dall’intelligenza dell’amore (cf. Dt 4,6).
Questa via, ci ricorda Mosè, è anche la via della testimonianza, dell’annuncio, della missione, affinché – vedendo tutto questo – tutti gli altri popoli possano dire: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente” (Dt 4,6)
Ecco, davvero il popolo santo di Dio – ci ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium – è un popolo missionario, un segno della presenza di Dio. Ciascuno di noi –dice il Papa – è una missione, è un segno missionario: cioè un segno della presenza di Dio.
Possa il Signore aprire i nostri sguardi e i nostri orizzonti, orientandoli sempre più verso un’opzione profonda per la via della vita, per essere – nel tempo dell’esodo storico in cui ci troviamo – voce mirabile della presenza del Dio della Pasqua, il Signore della vita, il cui grande messaggio è l’amore per l’umanità».