Nella pomeriggio di martedì 18 Marzo, il gruppo dei pellegrini ha visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove, dopo aver varcato la Porta Santa, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica.
«Mentre viviamo l’esperienza del pellegrinaggio giubilare, il Signore ci dona la grazia di sostare in preghiera davanti alla Beata Vergine Maria, Salus Populi Romani, nella solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine. È certamente un’occasione significativa, perché ci invita, in questo pellegrinaggio, a risalire alle fonti della nostra fede, guardando ai nostri padri e alle nostre madri. Così possiamo lasciarci rassicurare dalla Parola del Signore, che è una parola di fiducia e di speranza, e che ci conferma che, anche nei momenti di oscurità, di buio, di incomprensione, il Signore porta a compimento il nostro cammino. Egli è presente.

Nella Prima Lettura ci viene ricordata la promessa di Dio, una promessa di fedeltà. Natan viene inviato a Davide per annunciargli che il Signore gli darà stabilità. Non saranno le sue forze, né la grandezza o la prosperità del suo regno a garantirgliela, ma sarà l’opera di Dio. Egli afferma infatti: “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio” (2Sam 7,14).
La storia della salvezza è il costante annuncio della presenza paterna di Dio nella vita dell’uomo e il progressivo disvelamento di una relazione profonda, esprimibile solo attraverso l’immagine della figliolanza. Essa esprime la nostra condizione di esseri generati, pensati, desiderati e voluti da Dio, portando i segni tangibili di questa realtà. La figliolanza è il primo grande dono di speranza che il Signore ci consegna questa sera: la speranza

In quest’ottica, Egli ha inviato il Figlio unigenito, affidandolo all’amorevole custodia di Maria e di Giuseppe. In Gesù, l’Amato, è racchiuso l’amore per ciascuno di noi. Per questo Abramo, come ricorda l’Apostolo Paolo, è sollecitato a sperare contro ogni speranza (Rm 4,18): perché Dio si è preso a cuore la creatura umana.
Talvolta siamo tentati di una fede che cerca risposte immediate, che vuole soluzioni rapide alle difficoltà della vita. Ma il Signore ci ricorda che la fede è un cammino, un itinerario. Ci invita a procedere, ad andare avanti.

Il pellegrinaggio che stiamo vivendo è simbolo dell’esperienza del credente, che Papa Francesco esprime spesso con l’invito a non essere “cristiani da salotto”, ovvero persone ripiegate su sé stesse, ma credenti desiderosi di uscire, di camminare verso gli altri.
La speranza, che il Signore suscita in ciascuno di noi attraverso la fede, diventa sorgente di missione, di un annuncio che si apre a tutti. La paternità promessa ad Abramo, che si estende a molti popoli (Rm 4,18), include anche la nostra vita: Dio ci ha pensato e amati da sempre. Questo ci dona fiducia, perché il suo amore è gratuito. Viviamo spesso in una cultura del tornaconto, del “do ut des”, in cui si riceve solo in cambio di qualcosa. Il Signore, invece, ci ricorda che Egli ci ha introdotti nel Suo mistero senza chiedere nulla in cambio. Accetta il nostro “sì” e attende il nostro “sì”.

Il pellegrinaggio, allora, ci apre a un’altra dimensione: il colloquio con Dio. La nostra vita si apre al dialogo con Lui, dentro la nostra storia, come è stato per Abramo, per Davide, per Giuseppe.
Giuseppe, davanti alla chiamata di Dio, durante la notte cerca una soluzione umana, una via ragionevole, una soluzione “proporzionale”. Spesso anche la nostra fede è “proporzionale”. Ma il Signore ci chiede non di proporzionare, bensì di donare tutto, di affidarsi completamente. Questa totalità la vediamo in Maria e in Giuseppe, in una fede che non è calcolo ma abbondanza di cuore, capace di accogliere Colui che è la speranza per ogni uomo.

Anche noi vogliamo chiedere questo al Signore: che ci renda capaci di accogliere la Sua parola, di lasciarci santamente “tormentare”, santamente “inquietare”, per aprirci a nuove prospettive di cammino, che certamente conducono al bene. Lo Spirito del Signore ci accompagnerà, come ha accompagnato Giuseppe e Maria, perché l’Angelo del Signore, il Suo Messaggero, non mancherà nella nostra vita.
Oggi si parla tanto di orientamento, ma spesso lo si riduce a una dimensione puramente secolarizzata, perdendo di vista il riferimento a Dio, che è il vero orientamento della nostra esistenza. Ci avvaliamo di molti strumenti e metodi umani, che sono certamente utili e da ricercare, ma il Giubileo ci invita a lasciarci guidare da Cristo, la nostra speranza.

Maria, Madre e Salvezza del Popolo dai molti volti, come ci ricorda Papa Francesco, ci aiuti a sperimentare la gioia della salvezza».
Al termine della celebrazione, il gruppo dei pellegrini turritani ha incontrato il Cardinale Rolandas Makrickas, Arciprete Coadiutore della Basilica di Santa Maria Maggiore.
