Questa mattina, domenica 1° dicembre, con la Celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Gian Franco nella Cattedrale di San Nicola, ha avuto inizio il ritiro di Avvento per i laici e l’incontro con gli Operatori pastorali in occasione della Visita pastorale dell’Arcivescovo nella città di Sassari. Tema della giornata: “Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo” (EvangeliiGaudium 111).
Di seguito si riporta l’omelia tenuta dall’Arcivescovo.
«All’inizio del nuovo Anno Liturgico con il Tempo di Avvento, l’evangelista Luca ci ricorda l’invito di Gesù ad assumere l’attitudine della veglia, di una veglia costante: “Vegliate in ogni momento pregando” (Lc 21,36). Non si tratta di una veglia esteriore, di un atto ascetico, stoico, ma indica il mettersi in relazione con Dio. La preghiera, infatti, è propria di chi volge il proprio sguardo, il proprio cuore a Dio. Siamo chiamati a vivere con questo stile il tempo che il Signore ci dona nella vita, nella storia. Siamo invitati a vivere con questo stile non in modo passivo. Infatti, la veglia, accompagnata dalla preghiera, è orientata a generare la forza per affrontare in modo consapevole, con impegno, ciò che sta per accadere. Quando nei testi biblici, attraverso il linguaggio apocalittico, si parla di ciò che sta per accadere, la prima traduzione, se ci fermassimo al linguaggio letterale, sarebbe quella di pensare al disastro, alle cose negative. Invece questo linguaggio, che si esprime attraverso un lessico eattraverso immagini che sembrano incutere timore e paura, intende indicare che il Regno di Dio si realizza attraverso un travaglio, un processo che ha bisogno di essere compreso, di essere interpretato, di essere letto. Siamo orientati all’incontro con il Figlio di Dio: il Tempo di Avvento ci introduce all’incontro della memoria storica dell’attività di Gesù, del Verbo di Dio che si è fatto carne, il Natale del Signore.
Il Tempo di Avvento ci educa a riconoscere e a scoprire che tutta la nostra vita è un itinerario all’incontro pasquale con Cristo, con il Signore Risorto che viene incontro a ciascuno noi. Questo è motivo di gioia, è motivo di fiducia, è motivo di speranza, perché l’approccio alla storia, alla vita, non è statico ma dinamico. Dio non si è occupato dell’umanità solo in un momento storico. Sarebbe stato un Dio giusto, ma non sarebbe stato un Dio buono, non sarebbe stato un Dio che si occupa di tutte le creature. C’è un momento storico preciso nel quale ha voluto rivelare sé stesso, ma Dio continua a rivelarsi a noi attraverso tanti segni, tanti modi, tante forme. Ci annuncia che tutta la nostra vita, la nostra esistenza è orientata all’incontro con Lui. Ecco dove si fonda la fiducia profonda del nostro cammino, la speranza della nostra esistenza. Dio desidera incontrarci anche oggi, nel nostro tempo, nella nostra storia. Dio desidera incontrare ciascuno di noi nel nostro tempo, nella nostra situazione geografica. Pensiamo alla grandezza dell’amore di Dio: dal luogo limitato della storia, il luogo dove avvenne l’incarnazione, da un piccolo luogo Dio ha voluto annunciare il suo grande amore. Forse ci sarebbe stato difficile comprendere un grande amore annunciato da un grande spazio. In un piccolo spazio, con gesti concreti, con una presenza concreta, Dio manifestata il suo amore per l’uomo. Questa è la chiave di lettura che il Signore ci dona anche per la Chiesa. La Chiesa non è mai arrivata, è sempre pellegrina, è sempre in cammino. Questo è anche il senso della Visita pastorale compiuta da un Pastore, segno sacramentale della presenza di Cristo nel suo popolo. Il Signore ci invita in questo momento ad essere una Chiesa vigilante, attenta a riconoscere i segni dei tempi, cioè le domande dell’umanità di oggi.
Domandiamoci: che cosa il Signore chiede oggi alla sua Chiesa? Come ci interpella per la sua missione? Il Vangelo proclamato ci dice che dobbiamo vegliare pregando. Il Signore ci pensa e ci ha pensati vigilanti, oranti e aperti ad un incontro. E allora ecco perché l’Apostolo, rivolgendosi alla comunità di Tessalonica, la invita a crescere, a sovrabbondare nell’amore di Cristo fra loro e verso tutti, a rendere saldi i loro cuori davanti a Dio Padre nostro e alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo (cf. Ts 3,12-13).

La nostra Città si sta preparando a vivere la Visita pastorale che, come dicevo prima, non è un adempimento burocratico. Come spesso sottolineo, la Visita pastorale non è un atto meramente burocratico, ma un’occasione per fermarsi in preghiera e riflettere sulla propria formazione, sulla nostra missione. In questa tappa della Visita pastorale diocesana siamo in Città. Quindi la Città è chiamata a fermarsi, a sostare in quest’ordine, in questa prospettiva. E oggi, in modo particolare, è bello che la Visita pastorale dedichi un tempo congruo alle Aggregazioni laicali, perché la vita cristiana la si vive dentro un contesto preciso, dentro un itinerario, dentro percorsi definiti. Ecco che dunque è bene chiederci come le nostre Aggregazioni laicali vivono il desiderio di riconoscere i segni dei tempi, come sono vigilanti nell’incontro con il Signore che oggi è presente e ci interpella, ci domanda di essere attenti a quei segni di travaglio del Regno di Dio. È un atto per il popolo di Dio, per tutto il popolo di Dio, in modo particolare per chi tra il popolo di Dio ha scelto di seguire alcune peculiarità, di vivere in modo più radicale la fede cristiana, per soffermarci e domandarci che cosa il Signore ci chiede in questo momentostorico. Questo è ciò che l’Apostolo ha chiesto ai Tessalonicesi in altri tempi: rendere saldi i cuori nella santità, nella vita battesimale, nella grazia del battesimo. Davanti a Dio, Padre nostro, vi può essere la tentazione di vacillare perché la tentazione può essere quella dello scoraggiamento, può essere quella di adagiarsi. Incoraggio le nostre aggregazioni a lavorare con entusiasmo e ad andare avanti. Ci sono strutture pastorali che hanno fatto il loro tempo e bisogna capire come convertirle e come generarne altre nuove.
Come noi abbiamo avuto la grazia di persone che ci hanno trasmesso il dono della speranza in Cristo, noi abbiamo questa responsabilità: trasmettere il dono della speranza in Cristo. Possa lo Spirito del Signore orientare i nostri passi verso un dinamismo di rinnovata vigilanza».
Dopo la Celebrazione eucaristica, nell’Auditorium Giovanni Paolo II, prof. Michele Corona, docente di Sacra Scrittura presso l’ISSR di Sassari, ha tenuto la Lectio Divina, cui ha fatto seguito la “Conversazione nello Spirito”.
Dopo il pranzo comunitario nel Seminario diocesano, nel pomeriggio, in occasione della Visita pastorale, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato in Cattedrale i laici impegnati nelle Parrocchie cittadine.