Domenica 26 maggio, nella cattedrale di San Nicola si è svolto il Pontificale presieduto dall’arcivescovo Gian Franco nell’ottantunesimo anniversario della Festa del Voto e della seconda giornata diocesana di preghiera per la pace.

Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
«Cari fratelli e sorelle, la solennità della Santissima Trinità costituisce la cornice che quest’anno illumina la solenne Festa del Voto alla Madonna delle Grazie. Di questa solennità desidero sottolineare, alla luce della liturgia odierna, il grande dono e il mistero della compagnia di Dio come presenza costante di amore verso la sua creatura, verso la persona umana di ogni lingua, popolo e nazione, destinataria della buona novella. La stessa Festa del Voto esprime la fede di una comunità che con memoria riconoscente nella materna intercessione di Maria ha trovato il segno tangibile della presenza di Dio in un’ora assegnata dalla prova di Dio che l’ha accompagnata, sostenuta, custodita. Dio veramente accompagna, sostiene, custodisce. A noi dona ancora questo mistero di amore: Maria, come nostra madre.

L’evangelista Matteo, ricordandoci l’incontro degli Undici discepoli con il Risorto in Galilea, esprime la reazione degli Undici: quando lo videro “si prostrarono”, ma “dubitarono”. In queste parole troviamo l’epilogo in Galilea di tutto un lungo percorso nel quale l’evangelista delinea il prologo, l’inizio della nuova comunità credente. Il Signore Risorto, infatti, dà inizio a un nuovo cammino. La risurrezione di Cristo non è la fine, ma è l’inizio. L’avvio di un cammino nuovo.

Cogliamo così una sintesi e un inizio nuovo, vale a dire quelle ragioni per cui tutto è stato tramandato dall’evangelista, tramandato in modo vivo, che il Signore è veramente risorto. Il Signore Risorto è presente tutti i giorni sino alla fine del mondo.
Il Risorto è presente e cammina con noi nelle strade della vita, verso la Gerusalemme celeste. Illumina e nutre il nostro cammino con la sua Parola e con l’Eucaristia. Gesù, come ha donato la vita per noi, così continua a rimanere con noi. Il mistero della presenza di Dio avvolge l’umanità e la Trinità, che ci ha accolti nel suo grembo, ci accompagna con l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ogni nostra convocazione non a caso inizia con il segno della croce che richiama il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e si conclude in modo analogo.

L’evangelista Matteo, in un racconto precedente, nel quale narra il cammino di Gesù da Gerico verso Gerusalemme, descrive un’altra esperienza di incontro con la creatura umana, con due ciechi, seduti lungo la strada, che con un grido forte gli domandano: “Signore, che i nostri occhi si aprano”. Matteo conclude il suo Vangelo con il testo odierno nel quale i discepoli lo vedono con i loro occhi che sono stati aperti. Il Signore apre gli occhi ed essi si prostrano. Questa espressione, questo gesto, mostra l’atto di adorazione, di riconoscimento del Risorto come il Signore, come il Kyrios, come il Figlio di Dio. Ma essi esprimono anche tutta la loro umanità. Dubitavano.
L’evangelista sintetizza bene il mistero del nostro pellegrinaggio terreno, del discepolo di ogni tempo. Cristo lo raggiunge, si mostra a lui in un incontro. Tuttavia l’umanità nella sua fragilità vacilla, esprime il suo dubbio e il Signore non manda via questi discepoli che vacillano, ma li accompagna; essi saranno capaci di compiere opere per le quali in questo momento forse si rendono conto di non essere in grado.

Umanità e mistero si incontrano e così, nella celebrazione della Festa del Voto, l’umanità, la fragilità umana, il bisogno di protezione, di custodia, di intercessione, di salvezza, si incontrano con la grazia di Dio, attraverso la preghiera di mediazione di Maria che i nostri predecessori hanno elevato al cielo.
Qual è il mistero dell’incontro tra l’umanità e Cristo Risorto? Il Crocifisso è veramente risorto. Colui che ha patito, colui che ha sofferto, colui che ha donato la vita è veramente risorto, è vivo, è il Vivente. Su questo fondamento si apre una luce nuova nella storia dell’umanità. È la luce di una vita che guarda ad una speranza certa, ad una speranza che non muta, ad una speranza che illumina l’avvenire.

Egli è il Signore del tempo e della storia, al quale è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra, come egli stesso dice ai suoi discepoli, incoraggiandoli a riporre in lui la vera fiducia, a trovare in lui forza. Egli ha il vero potere, di fronte a tante espressioni di potere che ledono la dignità umana. Questo mistero di potere ridimensiona ogni forma di potere umano che diventa prevaricazione sull’altro.

La Festa del Voto è una festa che mostra quindi la grazia della fede, il dono della fede. Certamente crediamo che Maria abbia preservato la città di Sassari dal male dei bombardamenti, tuttavia, vi è una grazia permanente che Maria continua ad offrirci: la consolazione della fede. Di una madre che ancora oggi è segno vivo di una relazione con i suoi figli e con Dio, che sostiene la nostra preghiera e talvolta ci precede ancora prima che noi ricorriamo a lei nel piccolo Santuario delle Grazie, attraendoci a Lei come madre tenera e premurosa che prosegue nel tempo e nella storia. Che genera sempre nuovo frutto, il frutto della fede, il dono della fede, la fede che sostiene e accompagna i nostri passi. Nella premura di Maria troviamo la premura di Dio, perché il Signore Gesù a Lei ci ha affidati. La presenza viva del suo Figlio risorto ci sostiene e ci accompagna.
I nostri padri gridarono con Maria il dono della salvezza per i singoli e per una comunità intera. Cosa fa Dio davanti a questa invocazione, a questa richiesta? Compie nel tempo quanto nel Vangelo oggi abbiamo ascoltato: Gesù si avvicinò.

Gesù aveva indicato un luogo di incontro ai suoi discepoli. Egli rimane fedele e li incontra in Galilea, la Galilea delle Genti, laddove sembrerebbe non esserci fede, laddove non sembrerebbero esserci meriti. Gesù si avvicinò loro, si avvicinò ai due ciechi che abbiamo ricordato. Perché si avvicina? Il Salvatore benefica, non passa oltre; si ferma e il suo fermarsi è perché raggiunga i benefici. Egli è colpito dalle richieste, dal grido e chiama a sé, così un autore cristiano delle origini commenta queste pagine. Dio non è indifferente. In un’epoca, in una cultura nella quale forse abbiamo smarrito Dio, c’è un supermercato di divinità, di idolatria. Siamo chiamati a scoprire un rinnovato incontro con Dio. I protagonisti del primo Voto alla Vergine delle Grazie certamente pregarono con fede, ma è anche intuibile con quanta paura, con quanta incertezza, con quanti dubbi.
Non siamo davanti a situazioni che indulgono al miracolismo, ma colgono la piena umanità di una comunità che comunque sa trovare nella preghiera, nel rifugio in Dio, forza per riprendere il cammino. Queste energie vogliamo chiedere anche noi al Signore in questo tempo di cammino sinodale e di conversione pastorale, verso il quale ci siamo tutti indirizzati fedeli all’invito di Papa Francesco. In questo tempo di rinnovamento e di rinnovato annuncio della parola del Vangelo.
Nella prima lettura, Mosè invitava il popolo eletto a sostare per rendersi consapevole della presenza di Dio nella sua vita, dicendo: “Interroga i tempi antichi che furono prima di te”. Sappi dunque oggi e medita nel tuo cuore. Questa è la dinamica del discepolo. Il discepolo è invitato a rileggere sempre in profondità la sua storia. Anche noi rileggiamo la nostra storia di fede, la nostra esistenza alla luce di Dio.

Dio lo riscopriamo sempre presente come custode di Israele, come custode del suo popolo. Perciò, che cosa caratterizza in modo particolare questa relazione di Dio? Il suo essere rivolto verso di noi, il suo non essere isolato in una realtà lontana. Dio e la creatura umana sono in relazione. Ogni creatura è chiamata di venire dimora della Trinità. Maria lo è stata in modo speciale, in modo particolare, come Madre del Verbo di Dio.
Ma ciascuno di noi, ci ricorda il Vangelo, lo è, nel mistero del Battesimo. Ed ecco allora, tra quell’appuntamento dato agli Undici e l’appuntamento della fine dei tempi, quale è la missione affidata agli Apostoli e ai discepoli di tutti i tempi? “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: non si tratta di una semplice formula liturgica, quanto l’opera del battesimo in ciascuno di noi, nel neofita.

Lo Spirito Santo, che è Dio insieme col Padre e col Figlio, ci rinnova nel Battesimo e dal nostro stato di imperfezione ci riporta alla primitiva bellezza e ci riempie della sua grazia e ci rende partecipi della gloria divina di figli ed eredi di Dio Padre, ci rende conformi all’immagine del Figlio suo, ci rende suoi fratelli ed eredi destinati ad essere un giorno glorificati e vivere con Lui. Ecco, diveniamo parte di quella famiglia della Trinità, del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, nella quale non siamo stranieri, ma siamo divenuti familiari di Dio e concittadini dei Santi.

Il Signore voglia farci scoprire questo dono, questa grazia di essere incorporati, introdotti nel mistero della vita di Dio affinché possiamo affrontare le sfide del nostro tempo generando una cultura di che ne sia viva e profonda espressione.

In un tempo di profondi cambiamenti, Maria si presenta come segno e modello di una cultura ospitale. Ha ospitato il mistero infinito di Dio, ciò che era sconosciuto. Maria si è fidata di Dio. Ha ospitato i discepoli del suo figlio. Pensiamo come la fede e quanto la fede abbia dovuto lavorare nel cuore e nella mente di questa donna.

Ma questo oggi diventa per noi un sostegno affinché maturiamo la consapevolezza, come ci ricorda nella Laudato Si’ il Santo Padre, che siamo una sola famiglia umana e per questo occorre anche promuovere delle leadership sia nella Chiesa che nella società civile, coerenti con questa prospettiva che orienti al bene e al bello le scelte individuali e sociali. Leadership che promuovano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per rigenerare. Questo ci tramandano i padri che fecero questo Voto. Non lo fecero con superficialità di cuore, non lo fecero con superficialità di intelligenza e neppure con superficialità di fede. Lo fecero con un’austera e profonda determinazione.

Con un senso di responsabilità personale e collettiva, il Signore susciti anche in noi il profondo desiderio di contribuire al bene comune di tutti».

Al termine del Pontificale si è svolta la tradizionale processione che ha attraversato le strade del centro della città. Grande è stata l’emozione lungo il percorso, in particolare nei momenti di preghiera di fronte alle strutture ospedaliere della Città. Poco prima delle 21 c’è stato l’arrivo in piazza San Pietro in Silki e lo scioglimento del Voto.