Domenica 5 maggio l’arcivescovo Gian Franco Saba, nella chiesa di San Lorenzo Martire a Banari, ha presieduto la celebrazione interparrocchiale per la chiusura della Visita pastorale nelle comunità di Siligo, Bessude e Banari. Presenti le autorità civili e militari dei tre comuni coinvolti e i sacerdoti don Salvatore Ruzzu, don Davide Onida e don Paolo Tirotto.
Alla Santa Messa hanno partecipato i gruppi parrocchiali, i rappresentanti dei comitati e delle associazioni, i ragazzi e le ragazze che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione.

Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
<<Oggi, in modo riunito, celebriamo la fine della Visita pastorale nelle comunità di Siligo, Banari e Bessude. Vi ringrazio per l’ospitalità e l’accoglienza che mi avete dimostrato in queste settimane. Con la chiusura della Visita pastorale non si interrompe il cammino che dobbiamo fare insieme. La Visita è una tappa del cammino pastorale per guardare al futuro. Nutro una grande gratitudine nei confronti delle parrocchie e di tutti coloro che ogni giorno si spendono per mandarle avanti. I ragazzi sono un segno di fiducia verso il futuro.
Voi, ragazzi, avete ricevuto il dono della Cresima, dello Spirito Santo. Con il sacramento della Confermazione vi siete impegnati a testimoniare Gesù. Oggi Gesù ce lo ricorda nel Vangelo, “vi ho scelti perché andiate a portare il frutto e il vostro frutto rimanga”. Gesù vi ha scelto per questo, per testimoniarlo. La testimonianza di voi giovani è una cosa bella perché potreste essere un bel segno di chi Gesù chiama ad annunciare il Suo Vangelo. Gesù ha iniziato a radunare un piccolo gruppo di discepoli per prepararli ad annunciare il Vangelo. Egli vi raduna. La visita pastorale è l’invito di Gesù tramite la parola del vescovo per impegnarvi nell’annuncio del Vangelo. Io ho molta fiducia nei giovani, voi siete il futuro.
L’impegno che vale per i ragazzi vale anche per gli adulti, per le nostre comunità. I piccoli centri non si piangano addosso; il piccolo centro è un grande luogo di missione, vi maturano persone che vogliono essere testimoni di Gesù. Gesù stesso è nato in un piccolo ambiente e la sua missione è iniziata con umiltà e semplicità. Le nostre comunità cristiane accolgano la sfida di ripartire dal piccolo gruppo, da chi matura questa vocazione, di annunciare il Vangelo. Questo farà rinascere le nostre comunità. Questo si basa intorno alla Parola di Dio. Ci ha scelti perché noi portiamo frutto.
La conversione pastorale lavora per la missione che il Signore ci ha dato: annunciare il Suo amore, come amici di Gesù. Gesù chiama amici i suoi discepoli. L’amicizia è un altro modo per dire che siamo discepoli di Cristo. Questo ci fa uscire dalla mancanza di fervore che talvolta caratterizza le nostre comunità. I Santi ci portano a Gesù: ricordiamolo quando celebriamo le feste alle quali le nostre comunità sono molto legate. Non venga mai meno l’elemento spirituale. Partiamo da ciò che di buono c’è per elevarlo. Papa Francesco ci ricorda nell’Evangelii Gaudium di riscoprire il rinnovato incontro con Gesù, la gioia di un rinnovato incontro con Gesù. Questa è la consegna alle nostre comunità. La preghiera è lo strumento che ci conduce a Gesù, un modo concreto di rapportarci a lui. Se prendiamo la via della missione Gesù non ci abbandonerà. Concludendo questa tappa della Visita pastorale è “speranza” la parola che vorrei sottolineare. Una speranza che opera nel dinamismo, nel dinamismo della cuore e della mente. Per mettersi in cammino con Gesù, entrare in una logica di missione. Papa Francesco ha un sogno: che ogni comunità si metta in uno stato permanente di missione. I nostri piccoli centri hanno bisogno di un risveglio missionario. Per fare questo Gesù manda insieme i suoi discepoli, non da soli, la solitudine non può essere la via dell’evangelizzazione. Occorre uscire dall’individualismo spirituale, ritroviamo questa amicizia pastorale. Il cammino sinodale è uno strumento per maturare una relazione d’amore con Gesù. Questa è la Chiesa. Uno degli obiettivi della Visita pastorale è il vescovo che raduna il gregge, che conferma nell’unità. Il cammino promuove l’unità, che vi amiate gli uni gli altri. Dentro la comunità e tra comunità nell’unica Chiesa, nel nostro caso quella Turritana. Questa missione vi consegno: camminare insieme. Non si rimanga fermi al “si è sempre fatto cosi”, in un pessimismo sterile. Guardiamo avanti con speranza, con un dinamismo nuovo. Questo discorso si può ampliare anche alle Autorità civili che regolano la vita in una comunità. Nel messaggio al territorio c’è una parte intera che ho voluto dedicare all’esigenza di formare nuove leadership, ovvero persone che si dedichino per promuovere l’apertura all’altro superando la logica del piccolo gruppo. Leadership che abbiano l’attitudine alla prossimità, che si prendano cura della comunità, e qui mi riferisco all’impegno dei laici. In una società smarrita dove si è perso il senso della vocazione questo è molto importante. In questa celebrazione affidiamo al Signore il cammino che stiamo condividendo insieme affinché susciti leadership capaci di reagire, questo è il programma da seguire. E ciò richiede un lavoro insieme, dei sacerdoti, dei laici, dell’intero corpo diocesano>>.

Al termine della celebrazione, prima di un momento conviviale condiviso con i fedeli, l’arcivescovo Gian Franco ha consegnato ai presenti copia del Messaggio alla Città e al territorio.