Nel pomeriggio di oggi, venerdì 22 marzo, l’arcivescovo Gian Franco Saba ha presieduto la celebrazione eucaristica per la chiusura del settenario dell’Addolorata nella Chiesa di Sant’Antonio Abate. Presenti le arciconfraternite della città e le autorità civili e militari di Sassari.

Il messaggio del vescovo nell’omelia

<< La Vergine Maria Addolorata ci aiuta a contemplare la sua partecipazione alla vita di Gesù, il figlio che lei aveva donato all’umanità. Un figlio speciale, particolare, che fu generato in lei per opera dello Spirito Santo, il verbo di Dio fatto carne e perciò ricordiamo in Maria certamente la madre terrena di Gesù ma anche colei che è stata scelta dal creatore per essere l’Arca della nuova alleanza, l’Arca di una nuova relazione con Dio.
Nel Vangelo, dalla croce, la sede dove viene posto il sugello della nuova alleanza di amore tra Dio e l’umanità, ecco che Gesù nel vedere sua madre e Giovanni dice “donna, ecco tuo figlio” e, rivolgendosi a Giovanni “ecco tua madre”, in quel luogo sublime di incontro tra Dio e l’umanità che consegna alla casa di ogni discepolo Maria.


Ecco la grandezza di Maria, la bellezza di Maria.Partecipa alla divinità del figlio in modo tutto speciale. Maria è stata scelta per essere uno strumento, un segno, l’Arca di questa alleanza ma nella sua umanità vi partecipa sino in fondo come ogni mamma. Ed è la mamma che va ai piedi della croce piena di dolore, piena di sofferenza, piena di domande, perché Maria, come ci ricorda Sant’Agostino, ha generato il figlio due volte: una volta fisicamente e costantemente nella fede.Perciò noi guardiamo a Maria questa sera chiedendole che, mentre ci introduce nella Settimana Santa, aiuti ciascuno di noi a maturare uno sguardo di fede verso Gesù, verso i misteri della nostra salvezza.

Maria è la donna della fede per eccellenza: è colei che ha vissuto anche la fatica della fede, le domande della fede, le sofferenze della fede. Una fede non solo teorica, astratta, ma è quella di Maria è stata una fede concreta, è stata la fede di una mamma. L’amore di una mamma non è teorico, non è astratto, non è impalpabile, è un amore concreto, è un amore tangibile. Ecco allora che Gesù ha voluto donare una madre così tenera, una madre così amabile, alla casa del discepolo amato, segno e simbolo della prima comunità credente attorno al Signore Gesù. Perciò noi questa sera ricorriamo a lei per chiederle di stare in nostra compagnia, di camminare accanto a noi per darci un orizzonte di fede, per aprire i nostri occhi a una lettura di fede.

Oggi leggevo in un articolo “Siamo le soglie della Settimana Santa tra mito, folklore e leggenda”.Siamo le Soglie della Settimana Santa dentro la storia, dentro un mistero che si è incarnato nella storia. Non siamo nella leggenda, siamo nella narrazione, che è un’altra cosa. Non siamo nel folklore, siamo nella sacra rappresentazione, che è un’altra cosa ancora. Non siamo nel mito, perché non si tratta di intuizioni semplicemente simboliche, ma di una realtà vera di Gesù, verbo di Dio fatto carne, che si è fatto toccare con la storia.
Nella storia, dentro la storia. E oggi è presente nei misteri dei sacramenti della Chiesa.
Ecco perché davvero oggi abbiamo bisogno di chiedere a Maria che ci introduca con uno sguardo di fede ai riti della Settimana Santa. Esorto perciò le arciconfraternite che in questa settimana faranno un grande servizio alla comunità cristiana e anche a chi giunge come turista e chi è in cammino alla ricerca di Dio. Voi fate un grande servizio di animazione spirituale. È bello che tutta la città, anche le sue vie, diventi come una Chiesa. A me appassiona tanto quel momento, quell’appuntamento delle cerche del giovedì sera perché mi richiama un mistero della persona umana, che è sempre in ricerca. Siamo sempre alla ricerca del sepolcro di Gesù, del “dove l’hanno posto?”, di quella domanda di ogni discepolo. Perciò vogliamo chiedere a Maria che ci accompagni in questa ricerca, che accompagni la nostra città in un sussulto di vita cristiana nel ricercare il suo Signore, nel ricercare Gesù, il verbo di Dio. Maria questa sera ci riporta a riascoltare dentro la storia ciò che la lettera agli ebrei ci ricorda, ovvero che Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere, suppliche, conforti, grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo dalla morte.

Questa narrazione ci mostra che Gesù non è un mito, Gesù non è un folklore, Gesù non è una leggenda ma nella storia, nella concretezza di una carne umana ha voluto assumere tutti i sentimenti dell’umanità, tutta la fragilità dell’umanità per presentarla al Padre.

In modo speciale questa sera pensando al dolore di una mamma che sentì le forti grida e le lacrime di del figlio desideriamo pregare per quanti nella nostra città sono affitti dal lutto soprattutto di tante morti giovani che hanno segnato queste giornate appena trascorse.

Ciascuno per la propria parte ha sofferenze e dolori, mamme e papà che piangono, questo è un avvenimento. Vi sono anche tante sofferenze nascoste, tanti dolori nascosti, dolori inespressi, dolori che non hanno voce. Presentiamo coloro che soffrono a Maria e al Padre, ma assumiamo anche un atteggiamento di fiducia, occorre avere la consapevolezza che il figlio suo ci ha affidato a una madre premurosa. Gesù lo dice anche a noi, di prendere Maria. Lei è stata la perfetta discepola, ha saputo seguire veramente Gesù, imitare veramente Gesù. Una donna che è modello di ogni umanità realizzata, cioè colei che si mette in docile ascolto di Dio, della voce di Dio, Maria è una donna a servizio dell’amore.

Perciò noi questa sera celebriamo la memoria dell’addolorata ma anche della consolatrice, che è un’antica raffigurazione dove Maria addolorata, con le sette corone, sette stelle di dolori, è raffigurata con il volto di colei che è sofferente ma consolata.La sofferenza che Maria ha vissuto è una sofferenza che porta alla consolazione e questo allora ci aiuta anche a vedere il volto pasquale della fede cristiana, il volto della risurrezione. La fede cristiana non è una fede macabra, non è una fede del Dio orribile. È una fede del Signore della vita, della fiducia e della speranza a lei; perciò, ci affidiamo perché ci accompagni nelle nostre quotidianità e in modo particolare quando si vivono particolari situazioni di dolore, di sofferenza>>.