Giovedì 21 dicembre nel Centro di alta formazione “San Giorgio” si è svolta la cerimonia di auguri natalizi con l’Arcivescovo Gian Franco Saba. Hanno partecipato all’appuntamento i responsabili della Curia, degli uffici diocesani, delle aggregazioni laicali insieme con le religiose e i religiosi, le autorità civili, militari e accademiche. Monsignor Saba, dopo i saluti iniziali, ha ricordato che quest’anno ricorre l’800° anniversario della rappresentazione del presepe di Greccio da parte di San Francesco d’Assisi. “Ripensando a questo anniversario, desidero proporre a ciascuno di noi l’immagine del cammino. Il percorso verso l’incontro con l’Infante di Betlemme è un cammino che si svolge nella fede, nel silenzio, nella fiducia di un annuncio ricevuto: “Andate e troverete”. Il cammino di coloro che si misero in viaggio fu segnato da questa speranza. “Ed essi, entrati, lo videro, si prostrarono e lo adorarono”. Queste parole non sono semplicemente descrizioni di natura letteraria: esse esprimono il passo dello spirito umano nella ricerca di senso. E il tempo di Natale, come ci ha ricordato proprio in questi giorni il Santo Padre, deve essere un tempo in cui superiamo le distrazioni per renderci conto che la meta del nostro cammino è Gesù. Anche la nostra Chiesa desidera riscoprirlo attraverso vie diverse. La tradizione teologica medievale, erede di una preziosa sintesi tra classicità umanistica cristiana e non cristiana, ci ha indicato come le vie per trovare Dio siano molteplici. In quest’ottica Papa Francesco ci invita a superare ogni forma di polarizzazione e a vivere in modo veramente cattolico il cammino della fede, riscoprendo che ciascuno compie questo cammino alla luce della propria identità, di quel peculiare progetto d’amore che Dio ha per ogni persona. Ecco, quindi, il cammino della vita che si dipana nelle varie stagioni dell’esistenza. La tradizione teologica ci ha trasmesso un importante valore che ha formato la comunità cristiana e quella civile: la via della cultura e della formazione. Il rapporto tra Vangelo e cultura è stato al centro del cristianesimo delle origini ma è l’esperienza del Cristianesimo di ogni stagione perché Cristo incontra l’uomo concreto. Ecco perché, alla luce di questo mistero, Papa Francesco ha invitato quest’anno ciascuno a realizzare nella propria casa il presepe: per attuare una riscoperta a partire dalla cultura della propria casa”.

L’incontro si è aperto con un intervento di monsignor Marco Carta, Vicario per la pastorale e Moderatore della Curia che riportiamo qui di seguito.

Voglio introdurre questo momento fraterno volgendo anzitutto lo sguardo alla triste realtà della sofferenza di tanti uomini, donne e bambini che vivono, non lontano da noi, il dramma della guerra con le parole di Papa Francesco: “Stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi”. Il nostro primo pensiero quest’oggi è perciò rivolto a loro, fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, in Ucraina, in Palestina e Israele e nelle altre zone di conflitto. Ci uniamo alla preghiera del Papa affinché: “L’avvicinarsi del Natale rafforzi l’impegno per aprire strade di pace” (Angelus 17.12.2023). L’anno santo sarà il culmine del Cammino Sinodale intrapreso, dalla Chiesa universale e quindi anche dalla nostra chiesa diocesana, tre anni fa e che, a partire dall’ascolto delle comunità, sta offrendo alla nostra Chiesa-casa nuove opportunità di riflessione per compiere cammini e dialoghi tra la soglia e il focolare. Ci stiamo accorgendo che quando afferma Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium è vero: “Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale”(EG 11).

Infatti le tre priorità emerse dalla fase narrativa e di ascolto nel nostro cammino sinodale diocesano, ossia: prima priorità le Nuove Ministerialità degli Artigiani di comunità e dei Facilitatori; seconda priorità la Cura della Persona in particolare il primario desiderio di trovare forme di evangelizzazione dei giovani e il coinvolgimento dalla famiglia, prima comunità educante alla fede; terza priorità la Formazione come processo permanente, queste tre priorità ci fanno toccare con mano quanto “Gesù sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai” (EG 11). Da tutto questo processo avviato si intuisce chiaramente che il fine ultimo di questo processo sinodale è e resta l’evangelizzazione del mondo attuale più che l’autopreservazione.

Il cammino sinodale ha trovato una naturale, e quanto mai provvidenziale, spinta dalla gioiosa e fruttuosa fatica della Visita Pastorale del nostro Arcivescovo alle diverse realtà delle Comunità parrocchiali del territorio diocesano che da tre anni sono incontrate, incoraggiate, ascoltate e corrette. Dopo la vista alle Foranie del Golfo e di Ploaghe, lo scorso novembre è iniziata la visita alla Forania di Sorres. L’auspicio è che entro il 2024 la Visita Pastorale possa concludersi visitando le comunità parrocchiali delle tre Sottozone urbane in cui è suddivisa la Città di Sassari.

Non possiamo non riconoscere l’abbondante benedizione del Signore, in quest’anno che volge al termine, del dono delle vocazioni al ministero sacerdotale e diaconale e ringraziarlo ancora per aver donato alla nostra Chiesa turritana due nuovi presbiteri: don Giovanni Falconi e il 28 dicembre p.v. don Salvatore Bulla, e i diaconi don Simone Manca e don Emanuele Piroddu. Le vocazioni di speciale consacrazione e quelle laicali per il servizio alle Comunità, sono sempre segno evidente che il braccio del Signore non si è accorciato, ma che è sempre teso per dare al suo popolo ciò che gli occorre affinché l’annuncio della gioia del Vangelo raggiunga ogni uomo e ogni donna.

Il tema della Formazione, come ho già descritto, è una priorità emersa con insistenza dall’ascolto delle comunità. Mi sembra importante ribadire che l’intuizione avuta dall’arcivescovo al suo arrivo in diocesi sei anni fa, di istituire lo strumento formativo Fondazione Accademia, casa di popoli, culture e religioni, quale progetto educativo interculturale e interreligioso per promuovere lo sviluppo culturale, la crescita economica e le capacità di integrazione e dialogo nel territorio della nostra diocesi e non solo, ci ha permesso di non farci trovare impreparati per affrontare questa sete formativa. Infatti le proposte offerte attraverso corsi di alta formazione, di formazione in generale e gli eventi culturali che la Fondazione struttura e offre, anche in stretta collaborazione con il Centro Pastorale Diocesano e con i singoli uffici pastorali, sono una evidente risposta a questo bisogno che nasce dalla gente delle nostre comunità. In questo senso mi sembra importante ricordare anche il ripensamento in atto dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari-Tempio che sta vivendo in quest’ultimo periodo una riorganizzazione interna e il rinnovo delle cariche. Questi strumenti formativi, ISSR e Fondazione Accademia, hanno trovato accoglienza, economizzando in un’unica struttura, a Sassari in via Porcellana nel Centro di Alta Formazione “G.B. Manzella”, grazie alla disponibilità delle suore del Getsemani, che hanno messo a disposizione una loro struttura già pensata e destinata alla formazione.

Riguardo alle strutture e alla loro conversione pastorale rientrano: questo stesso stabile di San Giorgio in cui ci troviamo e il Marianum, struttura davanti alla Cattedrale, che potranno a breve ritrovare la loro originaria vocazione in quanto pensati e nati per l’accoglienza, l’accompagnamento e la formazione dei giovani. Lo stesso nostro Seminario Arcivescovile sta vivendo un’importante fase di studio e di ripensamento per l’accompagnamento vocazionale dei ragazzi e dei giovani.

Concludendo. Siamo qui per rivolgerle, Eccellenza, i nostri auguri per l’imminente Natale del Signore e per il nuovo anno. Se questi auguri nascono dalla rilettura dell’anno che stiamo per concludere con lo sguardo rivolto in prospettiva a ciò ci attende, quanto ho voluto brevemente richiamare ha l’esclusivo scopo di far si che tutti sentissimo il sapore di quanto lei ci ha detto nel gennaio 2022: “Occorre fare memoria della propria storia, riconoscendo in essa i segni di Dio e ritrovandosi parte di una vicenda salvifica, alla luce della Parola, per ridefinire un sogno missionario e, attraverso la guida di alcuni criteri condivisi, sperimentare nuove esperienze e prassi pastorali che diano al Vangelo un nuovo sapore e incontrino la vita di nuovi battezzati per accendere in essi il fuoco dello Spirito. E narrare ciò che lo stesso Spirito ha compiuto attraverso la preziosa fragilità disponibile di alcuni discepoli, nel contesto di una comunità, per scoprire e perseguire nuove vie di evangelizzazione” (Messaggio alla Città e al territorio, p.71).

Questo fare memoria per riconoscere il passaggio di Dio nella nostra storia personale ed ecclesiale, penso sia l’augurio più vero ed incoraggiante che vicendevolmente ci rivolgiamo, perché con lei, Guida, Maestro e Pastore, la nostra Chiesa turritana progredisca nella via che il Signore ha indicato.