ANNO A – V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Is 58,7-10 | Sal 111 | 1Cor 2,1-5 | Mt 5,13-16

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

«Sale della terra… luce del mondo». Queste le espressioni con cui la Liturgia ci ricorda l’enorme considerazione e le aspettative che Gesù ripone nei suoi discepoli. Edificare una famiglia, una casa, una Chiesa che dia sapore e sapienza al mondo, che faccia splendere la realtà e la riscaldi: questo il compito che il Signore affida a noi con poche semplici parole, piene di fiducia e ottimismo. Eppure, a pensarci bene, più che illuminare e offrire tepore, oggi per molti aspetti sembra che quella «luce» sia stata ridotta ad un preavviso di pagamento, come se per molti cristiani sia più importante presentare “bollette” e chieder conto, piuttosto che rendere conto di una fede che è dono immenso e gratuito. Anche per il «sale» vale lo stesso discorso: dovremmo dare senso e gusto ad una realtà confusa o disorientata, piuttosto che far salire la pressione, avvelenare il sangue e rovinare le domande che le sfide del nostro tempo ci presentano. Siamo «luce» e «sale» della Grazia, chiarezza e senso, tepore e gusto immersi in un buio da diradare e in un’insipidità da correggere a piccoli delicati ritocchi. «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» dovrebbe essere il saluto che il mondo pronuncia quando un uomo di Dio compare al suo cospetto: NON siamo figli dell’Accusatore, dipendenti del suo “recupero crediti”.

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