ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Messa della Vigilia – 1Cr 15,3-4.15-16 | Sal 131 | 1Cor 15,54-57 | Lc 11,27-28
Messa del Giorno – Ap 11,19a;12,1-6a.10ab | Sal 44 | 1Cor 15,20-27a | Lc 1,39-56
Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA
Ogni volta che il termine «beato» compare nel Vangelo, siamo portati ad applicare a questa parola lo stesso meccanismo con cui la utilizziamo noi. Nelle comuni esclamazioni, questo aggettivo esprime una sorta di ammirazione che dipende da qualcosa di esterno alla persona cui ci rivolgiamo, qualcosa che a noi magari manca: «beato te… che sei ricco, bello, fortunato» e così via. La beatitudine per noi sarebbe una conseguenza di qualcosa e un riconoscimento attribuitoci da altri. Ma sulle labbra di Gesù questo ragionamento non vale, perché detta da Lui ha sempre un valore “retroattivo” e “profondo”: l’origine della beatitudine evangelica non può essere in altro che nel Padre e il suo valore non si applica alle cose esterne, ma allo spirito. Chi «ascolta e osserva» la Parola di Dio esprime una beatitudine che già esiste: chi vorrebbe impegnarsi in un’attività del genere se non chi ha già profondamente compreso il valore dell’ascolto e della realizzazione di quella Parola? E da chi, se non da Dio, potrebbe provenire questo desiderio? La beatitudine è un punto di partenza, posto nel profondo del cuore dell’uomo dalla Grazia e quindi accolto con umiltà; non è una constatazione successiva. Maria non è beata perché assunta in Cielo, ma assunta in Cielo perché beata! Allo stesso modo è beata dunque Madre del mio Signore. Vi pare?