Mercoledì 23 aprile, la Chiesa Turritana si è riunita in preghiera nella veglia per il defunto Papa Francesco. A presiedere la celebrazione, nella cattedrale di San Nicola gremita di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, e alla presenza delle più alte autorità civili e militari della città e della provincia, è stato l’arcivescovo Gian Franco.
Di seguito si riporta l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo.
«Ci ritroviamo questa sera insieme per esprimere il comune pensiero e la comune preghiera per il nostro amato Papa Francesco, che è ritornato alla Casa del Padre. Desideriamo lasciarci guidare dalle sue stesse parole, come abbiamo ascoltato poc’anzi, in un suo commento relativo alla risurrezione di Lazzaro(Gv 11,1-44). Egli ci ricorda che dobbiamo educarci a entrare nella visuale della fede, a saper leggere, alla luce dell’invisibile, le realtà visibili.

E così anche il ritorno di Papa Francesco alla Casa del Padre in questo momento desideriamo leggerlo e accompagnarlo come suoi figli credenti, credenti nella risurrezione della carne, nella vita eterna. È il ritorno alla Casa del Padre del nostro Papa, di colui che, in quanto Vescovo di Roma, presiede nella carità la Chiesa universale.
Questo orizzonte di fede mostra il vero volto delle nostre attestazioni di affetto, di preghiera, e anche l’amarezza e il dolore dell’umano distacco, pur comprensibili alla luce della sua ormai visibile fragilità fisica. Il Signore doni a questo servitore della Chiesa e dell’umanità la ricompensa eterna: egli, che ha seminato a piene mani il Vangelo della misericordia, trovi al cospetto di Dio l’abbraccio con il Padre della misericordia. Egli, che ha annunciato a tutti che la porta del cuore di Dio è simile a quella del cuore di una madre, sempre aperta, ora possa sperimentare la bellezza, la gioia di quell’abbraccio, di quella dolce soglia che lo accoglie per condividere il premio dei giusti.

Papa Francesco ha camminato senza sosta lungo le vie dell’umanità per abbracciare l’umanità, soprattutto quella segnata dalla povertà, dal dolore, dalla sofferenza, possa trovare nell’abbraccio di Dio il profumo soave della ricompensa riservata ai servi fedeli. Ha testimoniato la gratuità della fede, la gratuità del dono, percorrendo le strade dell’umanità per raggiungere, con la sua voce evangelica, gli umili e i potenti, per annunciare che ogni creatura umana è una creatura di Dio, per annunciare la dignità di ogni individuo. È stato una voce evangelica che ha fatto risuonare nel mondo la Parola di Gesù.
Per questo noi ringraziamo Papa Francesco e per questo preghiamo, perché il Signore gli renda ogni dono perfetto, nell’eternità. Egli ormai è davanti a noi come esempio e modello, ma è anche insieme con noi, perché prega con noi, prega per noi.Ci accompagna lungo i sentieri della nostra esistenza e della missione di ognuno di noi. Si è preso cura della casa comune, ha parlato della casa comune, e alla casa comune ha annunciato il vero senso della cattolicità, dell’universalità del messaggio di Gesù, educando i nostri cuori e le nostre intelligenze ad aprirsi a tutti e a ciascuno.
Con questa Veglia di preghiera desideriamo esprimere la dimensione della fede come il vero profumo, la vera atmosfera che deve accompagnare queste ore e queste giornate, nelle quali accompagniamo all’ultima dimora terrena Papa Francesco. Con lo sguardo della fede, ma soprattutto con la gratitudine al Signore per avercelo dato come successore di Pietro, come suo vicario per guidare la barca della Chiesa in questo lasso di tempo nel quale egli l’ha accompagnata, con amore e con dedizione totale.

L’ultimo testo della meditazione che abbiamo ascoltato ci ricorda il messaggio con il quale egli ha voluto onorare la nostra Chiesa Turritana in occasione dell’ottantesimo anniversario della Festa del Voto, il 13 maggio 2023. In questo testo, credo, possiamo trovare un manifesto, una sorta di bussola per orientarci in questo tempo, per trovare quelle parole che possono motivare profondamente il nostro impegno. Ci ha invitati ad andare avanti per essere generatori di un futuro, per generare una Chiesa e far crescere una Chiesa dal basso verso l’alto, similmente alle radici con l’albero, ma al presente, senza nostalgie. “Seppur un passato glorioso – dice – noi siamo i rami che devono fiorire e immettere semi nuovi nella storia”. Se riuscissimo a iscrivere nei nostri cuori questo messaggio, questa visione; se potessimo farne ispirazione per le nostre parrocchie, per le associazioni, i movimenti, le iniziative, per l’intero cammino della nostra vita ecclesiale – e, perché no, anche per la nostra vita sociale e pubblica – potremmo davvero generare un futuro nuovo.
Preghiamo affinché Papa Francesco ci accompagni in questo cammino, e anche la Chiesa Turritana, in comunione con la Chiesa universale, possa sperimentare una nuova stagione, una nuova primavera, con rami che fioriscono. E con operatori dediti a gettare semi nuovi nella storia, per generare nuove situazioni di vita e di speranza per tutti. La sua intercessione ci accompagni, la sua protezione ci sostenga, la comunione di grazia ottenga a noi le grazie necessarie.
Invito la comunità ecclesiale, sia in forme comunitarie che in forme private, a promuovere una costante attività di preghiera. Sia per accompagnare il nostro Papa Francesco, sia per accompagnare la Chiesa in questo momento, nel quale la grazia dello Spirito Santo deve essere invocata con abbondanza. È bene che tutto il popolo di Dio venga coinvolto, ciascuno con le forme di preghiera con cui è abituato a esprimersi, a dialogare con il Signore. Oltre che con l’Eucaristia e le altre forme liturgiche, con il Rosario e con altre forme di preghiera, affinché quest’ora della Chiesa sia sostenuta da una sola forza: la forza e la grazia della preghiera».