Domenica 23 febbraio, nella parrocchia di San Giovanni Bosco, al termine della Celebrazione Eucaristica, nell’ambito della Visita pastorale si è svolto un significativo momento di riflessione e condivisione fraterna attorno al tema della catechesi, con la partecipazione dei bambini e dei ragazzi, insieme ai loro genitori.
L’Arcivescovo Gian Franco ha sottolineato l’importanza del cammino sinodale, che coinvolge in modo particolare i catechisti, che custodiscono e alimentano la memoria di Dio.
Il successivo dialogo si è articolato con l’introduzione di don Francesco Marruncheddu, seguita da una breve presentazione della referente parrocchiale per la catechesi, la quale ha poi lasciato la parola ai bambini, ai ragazzi e ai catechisti. I protagonisti sono stati i più giovani, che con curiosità e spontaneità hanno rivolto le loro domande all’Arcivescovo e condiviso le loro testimonianze.
L’Arcivescovo, al termine del dialogo ha concluso così: «È questa l’esperienza dei credenti. Il catechista è colui che è chiamato ad annunciare, a parlare di Dio e del suo amore. Egli è chiamato a trasmettere la fede, non metodi. Il catechista deve essere infuocato dalla Parola, farsi prossimo e creare relazioni non solo con i bambini e i ragazzi, ma anche con i genitori e con tutti coloro che fanno parte del contesto parrocchiale.
Il Vangelo si trasmette per attrazione. Per questo è importante cercare la comunione, accogliere e mai puntare il dito verso chi si avvicina alla Chiesa. Bisogna sempre proporre un cammino, aiutare i giovani a fare delle scelte di vita. Abbiamo imparato tanto in questi giorni e abbiamo ancora tanto cammino da fare: abbattere i pregiudizi, senza mai perdere di vista l’integralità della Parola. È necessario avere il cuore aperto, imparare prima noi ad ascoltare, poi prendere la parola e dialogare, raccogliere l’esperienza delle persone con pazienza, perseveranza e fiducia, donando ai nostri ragazzi la forza di una fede che continua a trasmettersi di generazione in generazione».
Questo il commento conclusivo dei ragazzi:
«Tutti noi ci siamo sentiti come dei figli che, incontrando il padre, percepiscono la familiarità; ci siamo sentiti a casa, tra fratelli, liberi di esprimere le nostre domande e di condividere le nostre esperienze in maniera concreta e veritiera, trovando il senso di famiglia e risposte concrete, esaustive e significative. Siamo onorati di aver conosciuto il Vescovo, e ancor di più lo siamo per aver potuto raccontare le nostre storie all’interno della casa del Signore, davanti a lui. In poche parole, ci siamo sentiti ascoltati, amati, coccolati, capiti».