Gli universitari delle diocesi di Sassari e Ozieri hanno partecipato al Convegno Nazionale di Pastorale Universitaria, svoltosi a Cagliari presso il College di Sant’Efisio. L’evento è stato un’occasione di confronto e riflessione, guidata da figure di rilievo nel mondo accademico come il filosofo Silvano Petrosino, il Rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli e alcuni giovani impegnati nella direzione di collegi universitari, tra cui la nostra conterranea Grazia Satta a Piacenza.
Uno dei temi centrali affrontati è stato il ruolo dello studente universitario come punto di incontro tra ragione e fede nel contesto accademico. Petrosino ha evidenziato come la nostra epoca sia segnata da tre parole chiave: tutto, sempre, subito – espressione di una mentalità consumistica e di quel paradigma tecnocratico più volte denunciato da Papa Francesco. In questo contesto, è ancora possibile sperare? È ragionevole farlo? La speranza, ha ricordato il filosofo, non è un’attesa passiva, ma un cammino che richiede pazienza e la capacità di vivere intensamente ogni istante. Accogliere il dono della vita non significa pretendere risultati immediati, ma imparare ad abitarla con fiducia.
Un altro nodo cruciale è stato il senso dell’esperienza universitaria. Spesso dominata dalla competizione, essa rischia di mettere in crisi molti giovani. Petrosino ha invece suggerito una prospettiva diversa: l’università non dovrebbe essere il luogo in cui diventare i migliori, ma quello in cui diventare migliori per la vita. Una comunità che aiuta a crescere, a confrontarsi con la realtà del nostro tempo e a maturare umanamente e intellettualmente.
Nei vari interventi degli studenti è emersa con forza l’esigenza di una paternità educativa, di punti di riferimento che accompagnino nella scoperta della propria vocazione. La vita universitaria non dovrebbe essere vissuta in solitudine, ma all’interno di una comunità capace di condividere il cammino e le sfide quotidiane. Ed è proprio questo l’obiettivo della pastorale universitaria: creare spazi di incontro e sostegno reciproco.
Un’altra riflessione attuale ha riguardato il rapporto tra scienza, intelligenza artificiale e fede. La sfida per la comunità cristiana è imparare a discernere le opportunità offerte dal progresso tecnologico, senza perdere di vista la centralità dell’uomo e la sua dignità.
Le conclusioni del convegno sono state affidate a mons. Antonello Mura, Presidente della CES, che ha invitato i giovani a essere protagonisti della vita della Chiesa e del mondo accademico. Alla luce del cammino sinodale, ha esortato a portare con coraggio la bellezza di Cristo nei luoghi di studio, di ricerca e di lavoro, contribuendo a costruire una cultura che coniughi fede e sapere.
