Sabato 22 febbraio, al termine della Celebrazione Eucaristica per l’inizio della Visita pastorale nella comunità di San Giovanni Bosco, a Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato le associazioni e i movimenti parrocchiali.
A fare gli onori di casa il parroco don Francesco Marruncheddu, che ha presentato i gruppi presenti:
«Questo incontro non vuole essere una semplice relazione o un lungo scritto, ma un momento di dialogo e di condivisione. Oggi si riunisce il Consiglio pastorale parrocchiale, recentemente ricostituito, così come il Consiglio per gli affari economici. Questi organismi, come ben sapete, sono previsti dal Codice di diritto canonico e dagli orientamenti pastorali. In questo incontro è presente il nostro Arcivescovo, ed è bello che, appena ricostituiti questi organi, possano subito dialogare con lui. Questa comunità parrocchiale si compone di diverse realtà, che la rendono preziosa e viva: il Cammino Neocatecumenale, il Cursillos de Cristiandad, il Rinnovamento nello Spirito, la Comunità Gesù Ama, il Movimento Vincenziano, il coro parrocchiale e tante altre persone che collaborano con generosità».
Le realtà parrocchiali
Il Cammino Neocatecumenale – ha spiegato il rappresentante Andrea Pintus – è presente in questa parrocchia da 46 anni e conta quattro comunità con circa sessanta fratelli. L’obiettivo dell’associazione è vivere e testimoniare la Chiesa missionaria, portando l’annuncio del Vangelo e collaborando con il parroco nella pastorale di evangelizzazione.
La coordinatrice del gruppo “Nuova Gerusalemme” ha affermato:«Il gruppo è presente dal 1994. Anche se non siamo numerosi e l’età media è alta, desideriamo servire la parrocchia come possiamo, mettendoci a disposizione del parroco».
Barbara Casu, referente della comunità “Gesù Ama”, ha sottolineato come il movimento sia tornato a rivivere nella parrocchia dopo alcuni anni, grazie all’accoglienza di Don Francesco: «Il nostro carisma è quello dell’evangelizzazione e della missione. Abbiamo intenzione di collaborare sempre più con gli altri gruppi per portare Cristo ai lontani».
Efisio Pilloni, in rappresentanza dei “Cursillos de Cristiandad”, ha specificato che, nonostante il movimento sia diocesano e non parrocchiale, ha ricevuto un caloroso benvenuto nella parrocchia di San Giovanni Bosco: «Il Cursillo ha dato origine a molti movimenti ecclesiali e la nostra missione è sempre quella di portare le persone a Cristo».
Successivamente, è stato presentato il Movimento Vincenziano, che negli anni continua il suo servizio ai bisognosi con spirito di carità.
Le parole dell’arcivescovo
«Grazie a tutti, perché questo incontro di famiglia ci aiuta a sentirci una Chiesa-Casa. Che cos’è la parrocchia? È una Chiesa tra le case, la Chiesa che si fa a casa, sostanzialmente nella concretezza di un quartiere, nella concretezza di un ambiente, di un luogo specifico.
Mi fa molto piacere che ci sia il Consiglio pastorale parrocchiale. Quindi ringrazio don Francesco per aver costituito questo organismo. La parola “organismo” non so se esprima veramente bene il suo vero significato: questo strumento, questo tavolo attorno al quale i figli della stessa famiglia si ritrovano per condividere la vita di una parrocchia. Ad esempio, qui ci sono tanti gruppi, ci sono movimenti. È una parrocchia che si trova in un punto di passaggio. Questa esperienza di un tavolo di comunione e condivisione è tanto importante. Perché?
Perché aiuta a condividere le ricchezze spirituali e umane, a condividere i cammini che si vivono e a condividere la missione.
Il Consiglio pastorale, io lo vedo, lo rassomiglierei a quei momenti in cui Gesù chiama attorno a sé i suoi discepoli.
Ad esempio, uno di quei momenti che ora vorrei sottolineare è quello in cui li chiama a sé e dice: “Ma la gente, chi dice che io sia?”
Il Consiglio pastorale vive questa dinamica, quella di portare sul tavolo le domande della gente, le esperienze riguardo a Gesù, alla fede, all’esperienza della fede, ed è anche il luogo di chi è chiamato a creare un servizio di trasmissione della comunione.
Questo è davvero tanto importante, perché Gesù insegna che non c’è missionarietà senza discepolato. Tant’è vero che Papa Francesco ci ha educato a tenere insieme queste due parole: un’esperienza di discepoli missionari, non discepoli e poi missionari, ma sempre discepoli e sempre missionari, sempre missionari e sempre discepoli.
Questo forma la parrocchia ed è anche un antidoto contro la divisione, perché la diversità, la pluralità, è una ricchezza che va messa insieme, va raccordata; quindi, c’è il rischio delle divisioni, delle fratture, delle contrapposizioni. Il rischio, ad esempio, per i movimenti, di centrare la propria dimensione sul fondatore e non su Cristo. Questo rischio può presentarsi ed è terribile, poiché i fondatori dei movimenti non lo vogliono, non avrebbero mai voluto, perché avevano ben intuito di aver ricevuto una grazia da trasmettere, e quindi non era loro intenzione idolatrare sé stessi. Quando il movimento tende a idolatrare il fondatore, si rischia di sostituirlo a Gesù, poiché può scattare la dinamica sociologica del fondatore di gruppo e del partito. E questo è pericoloso. Questa è una cosa molto importante, e per questo mi fa molto piacere questo lavoro.
L’altro aspetto che desidero sottolineare è la connessione con il santuario, il collegamento con il santuario di San Pietro in Silki. Qui, un altro aspetto importante è il mondo del volontariato, che non può vivere di stagioni. È fondamentale che i volontari abbiano un radicamento parrocchiale. E non solo: voi siete come un microfono tra la soglia e il focolare, perché nel santuario incontrate tante persone con domande, bisogni ed esigenze. E forse, anche senza saperlo, avete la possibilità di appartenere a una comunità, di vivere la dimensione della vita di Chiesa in maniera comunitaria. E allora questo collegamento santuario-parrocchie è molto importante: aiuta le persone a non vivere nel vagabondaggio, ma a poter vivere l’esperienza di una Chiesa-famiglia.
Un altro aspetto è che i vari organismi aiutano la parrocchia a sentirsi parte della Chiesa locale, della Chiesa particolare. Questa sensibilità, che don Francesco ha molto viva nella diocesanità, nel senso della diocesi, è importante, perché ci sono momenti in cui tutta la Chiesa si raduna insieme.
Tutta la Chiesa particolare si raduna insieme, e questo è importante. Un ulteriore aspetto è che qui c’è sicuramente una parrocchia giovane. Sostanzialmente, è una parrocchia giovane se confrontata con le parrocchie storiche del centro, nate per bisogni particolari e specifici. In questo momento, a livello diocesano, stiamo riflettendo – e questa modalità di Visita interparrocchiale lo dimostra – su come, insieme alla geografia di un territorio, corrisponda una geografia umana.
Quindi dobbiamo sempre più andare incontro alle persone che abitano questo territorio, e aprire le porte. Ma è necessario anche che ci siano persone che accolgano.
La Diocesi sta vivendo la formazione dei laici, del laicato. Ecco, vi invito ad entrare sempre più in questo processo pastorale di sinodalità, cioè di cammino insieme e di condivisione.
(Foto di Daniele Careddu ufficio di segreteria del Parroco)