Domenica 16 febbraio, la chiesa parrocchiale di San Vincenzo de’ Paoli ha ospitato, in occasione della Visita pastorale, l’incontro dell’Arcivescovo Gian Franco con le realtà caritative della parrocchia. Un momento di dialogo che si è aperto con l’intervento del parroco don Andrea Piras: «Siamo qui, come ha sottolineato anche l’arcivescovo durante la celebrazione, per vivere la missione della carità e dell’annuncio. Ci ritroviamo con questo senso di appartenenza alla comunità ecclesiale nelle opere che poi si realizzano. Ascolteremo le testimonianze sia dei volontari del volontariato vincenziano sia dei volontari e degli operatori della mensa parrocchiale per i poveri: è un lavoro comune che da sempre ha unito il cuore di tante persone a Cristo, prendendosi cura di tanti fratelli e sorelle».
Successivamente, c’è stata la testimonianza di Mariuccia Casiddu, presidente del gruppo di volontariato vincenziano, che ha spiegato il lavoro svolto in parrocchia: «Il nostro gruppo è nato ufficialmente nel 1988, anche se, dalla testimonianza di una delle prime volontarie, emerge che l’atto d’impegno è stato fatto un anno prima, nel 1987. Attualmente siamo quindici volontarie e ci incontriamo tutti i mercoledì. A settimane alterne organizziamo riunioni e distribuzioni. Attualmente serviamo trentasette famiglie in modo continuativo, ma ogni volta prepariamo diversi pacchi in più, arrivando anche a cinquanta, poiché diverse famiglie cercano il nostro aiuto saltuariamente. In totale, aiutiamo continuativamente centoventi persone. I viveri ci vengono forniti dal Banco Alimentare, con cui abbiamo un rapporto diretto. Una volta al mese andiamo a Muros, nel deposito del Banco: è veramente una manna, perché senza questo aiuto sarebbe un disastro. Inoltre, ci aiutano anche la Fondazione di Sardegna e numerosi privati che fanno donazioni. Con l’aiuto della Provvidenza, fino ad ora siamo sempre riusciti a servire le famiglie. Anche noi volontarie, durante le nostre riunioni, organizziamo una questua, perché spesso occorre integrare. Un ringraziamento va al nostro parroco, che ci permette di svolgere il nostro servizio nei locali della mensa parrocchiale».
Dai parrocchiani è poi emersa la proposta di organizzare, come avveniva in passato, incontri a cadenza mensile per condividere esperienze e proposte sulle diverse realtà caritative presenti in parrocchia.
L’intervento dell’Arcivescovo:
«Vi ringrazio per il servizio che svolgete. Questa è la prima cosa che desidero fare: ringraziare ciascuno di voi, perché, al di là delle specifiche appartenenze, è un servizio di discepolato, di apostolato, dove si rende presente la realtà di Gesù, di Gesù che si fa prossimo, che si fa buon samaritano verso ciascuno. E non solo: siccome è un’azione caritativa, è anche un atto ecclesiale, un prolungamento sacramentale del Ministero del Vescovo. Ma il Vescovo, che è chiamato a presiedere nella carità la vita della comunità, non lo può fare da solo: lo fa attraverso i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose e tutto il popolo di Dio. Quindi, credo che sia importante mettere in evidenza questo aspetto: insieme siamo il popolo di Dio, convocato dal Signore per servirlo nell’attenzione alle membra più doloranti e fragili del suo corpo. Questo è un aspetto fondamentale della fede. Perché la carità che si fa nella Chiesa non è semplicemente un atto di filantropia. La filantropia è una cosa buona, ci mancherebbe altro, ma la carità è un’azione sacramentale: è una grazia che va in circolo, che va in uscita e in entrata, perché noi diventiamo segno della presenza di Cristo che si prende cura, ma il povero è anche segno della presenza di Cristo sofferente.
Sono profondamente convinto che anche nel mondo della carità l’aspetto della formazione sia centrale. Le religiose hanno una vita comunitaria e, in questo, c’è una vocazione: vivono nella preghiera, nell’ascesi, nella donazione. Il laicato, invece, riesce forse a presenziare maggiormente al cammino della vita comunitaria. Tuttavia, nei mondi della Caritas e del volontariato caritativo si presenta un insieme di volontari che ha bisogno di essere introdotto e iniziato alla vita cristiana. Oggi, quindi, il mondo della carità è anche un luogo di evangelizzazione.
Penso che molti di voi partecipino anche alle attività promosse dalla Caritas diocesana. Il mio desiderio è che vi sia un’area pastorale denominata “Servizi di Cura alla Persona”, all’interno della quale convergano le diverse dimensioni della carità: la Caritas, il volontariato vincenziano e altri servizi caritativi. In questo modo, non si perderebbe quell’aggancio ecclesiale, fondamentale per la nostra missione. Questo aggancio ecclesiale qui è visibile perché è direttamente connesso con una parrocchia. Abbiamo ascoltato le diverse realtà che operano in campi differenti: credo sia importante metterle insieme.
Trovare un raccordo, anche solo una volta al mese, per incontrarsi e dialogare come stiamo facendo oggi potrebbe essere una buona iniziativa. Il tutto è avvalorato dal ruolo particolare che la parrocchia svolge nel campo della carità. Potrebbe essere utile istituire una piccola consulta parrocchiale o interparrocchiale. Ormai si va verso l’interparrocchialità, poiché non abbiamo tanti sacerdoti. Una piccola consulta, coinvolgendo magari anche il direttore della Caritas e i rappresentanti delle diverse realtà, potrebbe dare frutti importanti. Questa potrebbe essere una via.
Il mio desiderio è che la Visita pastorale possa contribuire a risolvere i problemi, perché voi avete i vostri, e ogni parrocchia ha i suoi. Non esistono parrocchie senza problemi, così come ogni famiglia ha i propri.
Auspico sinceramente che, in questo contesto della Visita pastorale, ci sia la buona volontà da parte di tutti nel mettersi in un atteggiamento di risoluzione. Questo è ciò che chiedo gentilmente, anche con la preghiera. Perché, come dicevano San Giovanni Paolo II e Santa Teresa di Calcutta, ciò che non possiamo fare con le nostre forze, possiamo farlo con la forza della preghiera».